Salò piange don Kilometro

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SALÒ – È scomparso padre Italico Bosetti, piamartino, indimenticato educatore. Negli anni Cinquanta ideò la mitica «Città del fuoco».

Addio don Kilometro. Così era chiamato, per la statura longilinea, padre Italico Bosetti, piamartino ed educatore che negli anni Cinquanta fu protagonista della formazione religiosa e civica dei giovani salodiani.

Ce ne dà notizia Pino Mongiello, presidente dell’Ateneo di salò, che di don Bosetti era amico di lunga data.

Don Kilometro fu ideatore e anima della famosa «Città del fuoco», grande kermesse che mise in evidenza doti morali e culturali dei ragazzi dei rioni salodiani, in competizione per la conquista del ruolo di sindaco. Una sorta di consiglio comunale dei ragazzi ante litteram.

Furono tempi in cui si registrò una frequentazione dell’oratorio pari al 98% dell’intera popolazione giovanile.

Non sarà un caso che proprio dall’oratorio di don Kilometro usciranno numerosi futuri amministratori pubblici, non solo di Salò, ma anche di ambiti territoriali più ampi.

Padre Bosetti è morto nella notte tra mercoledì e giovedì nella casa piamartina di via Ferri, a Brescia, dove gli acciacchi dell’età lo tenevano confinato. Avrebbe compiuto 96 anni il 20 agosto. Oggi, venerdì 14, alle 15.30 i funerali, nella parrocchia di S.Maria della Vittoria, in via Cremona. Don Italo sarà sepolto a Soprazocco, suo paese natale.

Una fotografia recente di don Italico Bosetti.
Una fotografia recente di don Italico Bosetti.

La figura indimenticata di questo sacerdote è ricordata in un saggio che gli dedica l’amico Pino Mongiello, presidente dell’Ateneo di Salò, intitolato «Quando su Salò soffiò lo spirito piamartino (1935-1956)», di imminente pubblicazione nelle «Memorie» dell’Ateneo di Salò.

Per gentile concessione dell’autore, ne pubblichiamo qualche brano.

«L’ingresso in Salò dei piamartini, invece, è accertato che avvenne nel 1935. I preti della congregazione seppero dare alla propria azione educativa un’impronta innovativa che per vent’anni trovò vasto consenso tra i giovani. Purtroppo, però, i rapporti tra la congregazione e la parrocchia di S. Maria Annunciata non furono sempre facili, così che, soprattutto dall’immediato dopoguerra, essendo arciprete di Salò mons. Prezioso Milani (1898-1952), si logorarono a tal punto da lasciar presagire l’imminente ritiro dei preti dall’oratorio se non fosse intervenuta la morte dello stesso arciprete nel novembre 1952. La cosa, tuttavia, avvenne con il successore, mons. Domenico Bondioli (1913-1982), nel 1956: segno che il rapporto tra le parti si era ormai esaurito e che il dissidio era divenuto inconciliabile, nonostante proprio in quegli anni l’oratorio di Salò avesse raggiunto il vertice della propria capacità attrattiva, grazie all’adesione del 98% dei giovani salodiani alle iniziative di formazione religiosa, che avevano trovato il loro fulcro nella “Città del fuoco” ideata da padre Italico Bosetti».

1932. Padre Italico in contemplazione della montagna.
1932. Padre Italico in contemplazione della montagna.

«All’oratorio di Salò padre Italico Bosetti arrivò non appena ordinato prete, nel 1949, all’età di trent’anni. In quel periodo la divergenza di vedute tra l’arciprete Prezioso Milani e la congregazione piamartina aveva raggiunto, forse, la sua fase più acuta. Padre Italico, che i ragazzi avevano soprannominato fin da subito “don Kilometro” per la statura longilinea, era ben lontano, però, dal farsi prendere dalle questioni di contenzioso, mirando soltanto a mettere in opera il suo progetto educativo. Venuto a mancare l’arciprete, nel novembre 1952, sembrò che i rapporti col nuovo arciprete Domenico Bondioli preludessero a una stagione di reciproca intesa. E, in effetti, furono proprio gli anni dal 1953 al 1955 che videro concretizzarsi le iniziative più significative dell’oratorio salodiano. L’arciprete ebbe a congratularsi spesso pubblicamente, e in modo sincero, con l’intelligente e appassionata direzione dell’oratorio condotta da padre Italico».

Una fotografia del Grest del 1953 animato da don Kilometro.
Una fotografia del Grest del 1953 animato da don Kilometro.

«I primi anni Cinquanta furono gli anni della “città del fuoco”, che a Salò ancora si ricordano con grande nostalgia. Chi vede oggi l’oratorio “S. Filippo Neri”, non può immaginare neanche lontanamente in che stato fosse il vecchio fabbricato nell’immediato dopoguerra e negli anni successivi, tanto era malandato e trascurato. A causa soprattutto della sua vetustà, l’edificio non era affatto funzionale. Ci volle l’intraprendenza di padre Italico, che si inventò geometra e muratore, per rivoltare i locali come un calzino. Il bollettino parrocchiale di Salò riconobbe che “la pazienza e l’inventiva di P. Bosetti aveva tratto una nuovissima e modernissima sede per i giovani”. E proseguiva: “Volta maestosa e armoniosi archi donano ad essa un aspetto che si confonde tra il raccolto tepore di una chiesetta claustrale e l’allegra accoglienza delle tipiche taverne tirolesi. E non è privo di significato il magnifico avvicinamento: preghiera, formazione e gioiosa ricreazione s’intrecceranno nell’auspicato volo intrapreso dalle speranze giovanili, pur esse rinnovate”».

Un'altra foto del Grest del 1953.
Un’altra foto del Grest del 1953.

«La tabula rasa che i giovani trovavano in quel lungo dopoguerra, in fatto di valori primari e di convivenza civile, per non dire di fede vissuta, preoccupava non poco padre Italico che sognava di educare la generazione dei giovani salodiani di allora al senso di responsabilità personale, ma anche al senso di responsabilità verso gli altri. Non è un caso che realizzerà una “città del fuoco”, divisa per rioni, presieduti a loro volta da altrettanti amministratori che avrebbero dovuto “legiferare” e “amministrare la cosa pubblica”: un misto tra amministrazione locale e governo della nazione. L’oratorio, però, non aveva il compito di fare una semplice scuola di politica, sfornando amministratori capaci e seri. Suo primario compito era, proprio come dice un altro principio piamartino «ispirare l’azione a una discreta e matura esperienza di fede cristiana». Proprio perché non esiste un’educazione “neutra”, spiega padre Turriceni, «non si potrà mai educare alla libertà in generale, ma a un’esperienza di libertà concreta e, quindi, vissuta secondo certi criteri e in base a certi valori».

«Per capire il senso del progetto messo in atto a Salò da don Kilometro, non c’è niente di meglio che rileggere l’intervento programmatico da lui firmato, pubblicato sul bollettino parrocchiale dell’ottobre 1953, dal titolo È nato a Salò il “Regno del fuoco”. Mons. Bondioli si era insediato da soli sette mesi e, in quello stesso mese arrivava a Salò il patriarca di Venezia Angelo Roncalli, per le celebrazioni del V centenario del duomo. L’iniziativa del direttore dell’oratorio prendeva le mosse da un discorso accorato del papa Pio XII, che iniziava dicendo: «Non vi è anima pensosa delle sorti del mondo che non viva in apprensione per i giovani». Il papa poi esortava tutti i responsabili nella chiesa a farsi parte attiva nel dare avvio a una «vasta azione di salvezza e di riacquisto, desiderando la cooperazione di tutte le forze cattoliche con intelligenza e tenace zelo».

Ancora una foto recente di padre Italico Bosetti.
Ancora una foto recente di padre Italico Bosetti.

Le fotografie a corredo di questo servizio sono state gentilmente concesse dal prof. Pino Mongiello. Le foto del Grest 1953 sono inserite in un album curato dallo stesso padre Italico e da lui gelosamente custodito.

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