Idrovolante di Agello, la presentazione al pubblico

DESENZANO – Venerdì 27 la presentazione pubblica del ritrovamento e la proiezione del filmato integrale del ritrovamento. Intanto si ragiona su un museo archeologico subacqueo.

Appuntamento alle 21 di venerdì 27 maggio a palazzo Todeschini.

I responsabili del Nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda – Luca Turrini, responsabile delle ricerche, e Mauro Fusato, responsabile dei sommozzatori – presenteranno al pubblico i documenti fotografici e video dell’individuazione del relitto.

La storia. Era il 16 luglio 1929. Il prototipo Fiat C.29, matricola 129, pilotato dal sergente maggiore Francesco Agello, asso del volo e pilota del Reparo Alta Velocità, stava ammarando nelle acque di Desenzano quando un’onda anomala lo fece impennare. Il velivolo, che viaggiava ad oltre 150 km orari, si inabissò. Agello venne ripescato indenne e nel 1934, ai comandi di un Macchi-Castoldi, registrò il record di velocità (709,202 km/h) per la categoria idrovolanti con motore a pistoni, tuttora non superato, diventando leggenda. Per oltre novant’anni attorno al Garda si è alimentato il mito del Fiat C.29, che nessuno, nonostante tanti tentativi, era mai riuscito a trovare.

Ci sono riusciti i Volontari del Garda, che per come hanno operato si sono meritati anche il plauso del cap. Francesco Provenza, comandante per la Lombardia del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, che ricorda: «Tutto ciò che si trova sui fondali è da considerarsi reperto archeologico. Ogni intervento deve essere autorizzato».

Sul relitto, ancora visibile, un fascio littorio.
Sul relitto, ancora visibile, un fascio littorio.

Il futuro del relitto. Valorizzazione in sito. È questa l’idea che prende corpo per dare il giusto risalto al relitto dell’idrovolante Fiat C.29, matricola 129

Il ritrovamento del relitto, individuato lo scorso 21 febbraio dal sonar del Nucleo Sommozzatori dei Volontari del Garda (coordinate e profondità restano top secret), pone ora nuovi quesiti in merito alla sua tutela, all’eventuale recupero, alla valorizzazione e fruizione del reperto.

Se ne è parlato il 17 maggio a Desenzano, in occasione della presentazione alla stampa delle immagini del relitto sommerso. Che per l’eccezionale importanza storica che riveste, legata all’epopea del mitico Reparto Alta Velocità che si insediò a Desenzano nel 1927 e alla grande tradizione dell’ingegneria aeronautica italiana, andrebbe opportunamente valorizzato e reso fruibile. Come? Creando un museo archeologico subacqueo, come già ne esistono nei mari italiani. L’archeologia di profondità, insomma, potrebbe diventare la nuova frontiera del turismo culturale e sportivo del Garda.

fiat c 29 idrovolante agello
un disegno tecnico dell’idrovolante Fiat C.29.

La proposta è avanzata da Filippo Maria Gambari, soprintendente dei Beni archeologici della Lombardia: «Per questo tipo di relitti, che per legge sono beni archeologici di interesse storico, tutelati e di proprietà dello Stato, la scelta prioritaria è la conservazione sul fondale». Così dice la normativa. «Possiamo derogare a questa opzione – spiega Gambari – solo se è possibile recuperare il relitto senza danneggiarlo e se sono già disponibili un programma di restauro e un progetto di valorizzazione e fruizione». Servono anche, aggiungiamo noi, i fondi per finanziare il recupero. Se tutte queste condizioni non sono garantite, meglio lasciare il mitico idrovolante in fondo al lago. «Sono numerose – continua Gambari – le memorie sommerse gardesane individuate negli ultimi anni. Perché, dunque, non ragionare su una cartografia dei relitti e valutare la creazione di percorsi di valorizzazione subacquea, per visite assistite da specialisti, come già succede in diverse località di mare?».

L’idea di un museo subacuqeo piace anche al sindaco di Desenzano, Rosa Leso, e potrebbe attrarre un nuovo turismo di nicchia, quello delle immersioni culturali, supportate da una rete di diving della zona.

Del resto il vecchio Fiat C.29 sembra trovarsi bene dove sta: «Lo stato di conservazione è buono – dice l’archeologo subacqueo Francesco Tiboni dell’associazione Atena Fumana -, i colori sono intatti, le scritte visibili, poche le incrostazioni sulle parti lignee e metalliche». Peraltro, le nuove tecnologie e le telecamere di profondità consentirebbero una buona fruizione pubblica anche a chi non è pratico di bombole e respiratori.

 

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