Gallerie, depuratori, opere milionarie… servono davvero?

LAGO DI GARDA – È davvero quello che serve al Garda per far crescere la sua economia, che non può che essere quella turistica? Se lo chiede un lettore, che propone un’interessante riflessione. Eccola.

«I cantori dell’ideologia liberista, spacciata come “portatrice” di crescita e progresso, da sempre insofferenti  e indifferenti proprio verso quei valori ambientali del nostro territorio (li hanno sempre vissuti come un vincolo allo sfruttamento del territorio e di nessun interesse per la promozione turistica), oggi sono in prima fila nella gara retorica appropriandosi delle parole magiche, quali tutela del paesaggio, ambiente e turismo.

Il tunnel che collegherà la Valvestino al Trentino risolverà i problemi dell’abbandono della montagna (43 milioni di euro), l’altro tunnel da Gargnano a Tignale risolverà il problema della viabilità della Gardesana (70 milioni di euro), e il nuovo depuratore (preventivato 220 milioni di euro), rispetto a quello precedente ormai obsoleto che nonostante il costo preventivato all’epoca in 9 miliardi è costato alla fine quasi 300, non ha mai funzionato benissimo… mentre il nuovo sicuramente funzionerà!!!

Quindi, oggi sappiamo che le centinaia di milioni che quasi sicuramente verranno spesi, servono per l’ambiente (collettore), per la viabilità, e dunque per il turismo.

Sappiamo che gli stessi politici che ieri saccheggiavano il territorio alla faccia del turismo e contribuivano allo spopolamento dei paesi di montagna, sono oggi gli esperti che promettono di risolvere questi problemi con solenni dichiarazioni.

Avviene tutto questo senza alcuna opposizione. Non ce da meravigliarsi! Questo genere di “progresso” neoliberista  non ha mai smesso di prosperare, nemmeno con le amministrazioni di sinistra.

Purtroppo anche fuori del teatro della politica, il senso civico, la responsabilità di noi cittadini, salvo qualche rara eccezione non ha brillato, siamo rimasti a guardare, godendoci lo spettacolo del nostro ambiente e del nostro turismo stremato da queste politiche, perciò ognuno di noi ha la sua parte di responsabilità. Concordo pienamente con chi ha scritto pochi giorni fa su questo post che il nostro è un turismo  drogato.

Ci basti percorrere la strada statale da Desenzano a Salò, tra una rotonda e l’altra, tra un supermercato a destra o un capannone a sinistra o viceversa, o percorrere la Gardesana Occidentale in un qualsiasi giorno estivo inevitabilmente caotico e congestionato, situazione che palesemente scontenta tutti, residenti e turisti, per renderci conto di quali sono gli effetti di questo turismo.

Lo Stato e le Regioni, istituzioni con un alto grado di responsabilità, hanno il compito di far ripartire l’economia del Paese Italia, stritolata dalle frequenti crisi economiche e dagli effetti negativi della globalizzazione.

Finanziando queste opere che rispondono ad una visione approssimativa di turismo si comportano solo come un agente del traffico che dà la precedenza ad alcuni progetti piuttosto che ad altri, senza rendersi conto che l’esecuzione di questi progetti, che rappresentano solo punti di vista parziali, non farà progredire di una virgola la risoluzione dei problemi che pensano di risolvere.

Sono visioni lontane anni luce da un approccio scientifico, lontane anni luce da progetti di grande estensione che tengano conto della connessione che esiste tra tutte le componenti in un particolare territorio come il Garda, dove tutto è turismo, dall’aria che respiriamo ai prezzi delle case, dei supermercati, fino alle bollette dei servizi maggiorate che i residenti devono pagare.

Non è difficile capire quali siano le conseguenze di questo assoggettamento: si svuotano le case dello Stato e quindi dei contribuenti, perde valore e credibilità la capacità delle istituzioni di dare risposte adeguate, si bruciano le opportunità di progetti di crescita vera che guardano al futuro.

La diga costruita in Valvestino era il simbolo della modernità. Sull’altare di questo simbolo hanno creato danni ambientali inammissibili oggi, era il futuro, e adesso è solo il passato, una zavorra che nessuno vorrebbe portare. Toglierla dai piedi ci costerà più dei benefici che ha portato».

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