Al Vittoriale degli Italiani l’aquila di Fiume

GARDONE RIVIERA – Nuova curiosa attribuzione al Vittoriale degli Italiani. La testa d’aquila murata nel “Cortiletto degli Schiavoni” era quella che ha svettato sulla torre civica di Fiume dal 1908 al 1949.

Quante storie inedite può ancora raccontare il Vittoriale (www.vittoriale.it)? Quanti segreti può svelare questo immenso scrigno di memorie dannunziane? Uno di questi è rivelato dal ricercatore bresciano Federico Carlo Simonelli, di Offlaga, laurea magistrale in Storia contemporanea alla Sapienza di Roma nel 2012 con una tesi sulla diplomazia dannunziana tra Fiume e la Russia dei Soviet e dottorato di ricerca lo scorso anno in Storia dei partiti all’Università di Urbino con la tesi «La costruzione di un mito. Rituali, simboli e narrazioni dell’Impresa fiumana (1919-1921)».

Frequentando gli archivi del Vittoriale, Simonelli transitava ogni giorno davanti al “Cortiletto degli Schiavoni”, un cortile interno della Prioria, dove è murata una misteriosa testa d’aquila di metallo scuro, dal lungo becco e dallo sguardo arcigno. «Guarda come assomiglia all’aquila che ha svettato sulla torre civica di Fiume dal 1908 al 1949», si diceva Simonelli, che ha voluto andare oltre il suo stupore, facendo luce su una vicenda davvero singolare.

«Sono pochi al Vittoriale – dice l’autore della scoperta – gli oggetti ignorati dagli studiosi. Tra i reperti del cortile “degli Schiavoni”, quella testa d’aquila era la sola a non avere un’origine certa». Confrontandola con foto d’epoca, Simonelli ha ipotizzato che potesse appartenere all’aquila a due teste che svettava sulla torre civica di Fiume all’inizio del secolo scorso, mutilata di una testa da due legionari dannunziani che intendevano convertirla da “asburgica” a “latina”.

Era il novembre 1919 – da due mesi D’Annunzio occupava Fiume per ottenerne l’annessione all’Italia – quando il fiorentino Guglielmo Barbieri e Alberto Tappari, originario di Saluggia in provincia di Vercelli, si arrampicarono sulla torre e tagliarono la “testa di troppo”, donandola a d’Annunzio. Il poeta la portò con sé sul Garda e la collocò tra i suoi cimeli, tra i quali è rimasta, dimenticata, sino a oggi.

L’aquila decapitata restata sulla torre di Fiume fu poi distrutta con la fiamma ossidrica dalle truppe titine il 20 gennaio 1949. Se ne salvarono due frammenti del basamento, “reliquie” oggi conservate dalla Società di Studi Fiumani di Roma. Il confronto con il loro materiale ha dato la conferma che una delle due teste dell’aquila fiumana è sopravvissuta e si trova a Gardone Riviera. Significativo che questo ritrovamento coincida con il ritorno, avvenuto in questi giorni, di una copia fedele della vecchia aquila bicipite sulla torre di Fiume, oggi città croata ed europea.

Foto sopra: Fondazione Il Vittoriale degli Italiani – Archivio Iconografico. Foto di Marco Beck Peccoz.

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