Conversar di libri. Quattro incontri con l’autore a Lonato

LONATO – Autunno dedicato alla lettura a Lonato del Garda, che ospita in Biblioteca la rassegna “Conversar di libri”. Si comincia sabato 21 ottobre con la giornalista Rosa Teruzzi.

Quattro presentazioni di sabato pomeriggio presso la Biblioteca civica in via Zambelli 22, con inizio alle 16.30. La rassegna a ingresso libero è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune con la preziosa collaborazione del gruppo di lettura “Lonato per leggere”.

Il primo appuntamento in collaborazione con gli Amici della Fondazione Ugo Da Como, sabato 21 ottobre in Sala degli Specchi, sarà con la giornalista Rosa Teruzzi, che presenterà i suoi romanzi “La sposa scomparsa” e “La fioraia del Giambellino” (Sonzogno Editori). Esperta di cronaca nera, Teruzzi è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado su Retequattro e converserà a Lonato con Loredana Rocca, presidente del gruppo di lettura, nell’ambito del “Festival Giallo Garda”.

Il 28 ottobre in Sala della musica il giornalista e scrittore Giorgio Mora racconterà del suo romanzo d’amicizia e di musica ambientato sul Garda nei mitici anni ‘60, “Dammi il cinque”, intervistato da Fabrizio Arrighi.

Il 4 novembre Andrea Engheben sarà in Sala della musica per conversare con la collaboratrice del Giornale di Brescia Francesca Roman e presentare il suo giallo “Senza volto”, una storia molto particolare, ambientata nella Venezia del 1700. Al termine dell’incontro seguirà un rinfresco offerto dallo stesso autore.

Infine, l’11 novembre lo scrittore Silvio Masullo, già ospite in altre occasioni a Lonato, tornerà in Sala degli specchi con il suo libro “Giovanni Marini, il poeta degli anni di piombo” (Premio Viareggio 1975 per la poesia).

«Grazie alla collaborazione con il gruppo di lettura della Biblioteca – afferma il vicesindaco e assessore alla Cultura Nicola Bianchi – proponiamo quattro sabato pomeriggio dedicati al piacere della lettura: incontri con scrittori del nostro territorio e anche di fama nazionale, che converseranno con noi svelandoci i segreti del loro mestiere attraverso le pagine dei loro romanzi. Spero nella partecipazione dei concittadini per trascorrere insieme, in modo simpatico, un paio di ore all’insegna del piacevole relax che la lettura sa regalare a tutti».

Le schede di presentazione dei libri.

La fioraia del Giambellino Rosa Teruzzi 2° ed., Sonzogno Editori, 2017

Avvicinandosi il tanto atteso giorno delle nozze, Manuela, ragazza milanese romantica e un po’ all’antica, sogna di realizzare il suo desiderio più grande: essere accompagnata all’altare dal padre. Il problema è che lei quel genitore non l’ha mai conosciuto e non sa chi sia. È un segreto che sua madre ha gelosamente custodito, e che per nulla al mondo accetterebbe di rivelare. Stanca delle continue liti in famiglia per ottenere la confessione cui tanto tiene, a Manuela non resta che cercare aiuto altrove. Così bussa alla porta del vecchio casello ferroviario, dove abitano tre donne assai originali, sulle quali ha letto qualcosa in una pagina di cronaca nera: la poliziotta Vittoria, tosta e non proprio un modello di simpatia, sua madre Libera, fioraia con il pallino dell’investigazione, e la nonna Iole, eccentrica insegnante di yoga, femminista e post hippie. Sono tre donne diversissime, spesso litigiose, con il talento di mettersi nei guai ficcando il naso nelle faccende altrui. Saranno proprio loro, dopo le iniziali esitazioni, ad andare alla ricerca del misterioso padre. Le tracce, come in una caccia al tesoro di crescente suspense, le condurranno in giro per Milano e nei paesini della Brianza, a rivangare l’oscuro passato della madre di Manuela, custodito nei ricordi e nelle omertà di chi l’ha conosciuta da giovane. E a mano a mano che si avvicineranno alla soluzione del caso, si troveranno di fronte al dilemma: rivelare la scabrosa verità, oppure no?

La sposa scomparsa Rosa Teruzzi – 2° ed., Sonzogno Editori, 2016

Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta.  Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.

Dammi il cinque. Una storia di musica e amicizia – Giorgio Mora Editore Il Rio, 2017

“Dammi il cinque” è un romanzo d’amicizia, ambientato qualche decennio fa sul lago di Garda. Cinque amici si conoscono in una casa di correzione a Salò e insieme affrontano la vita, da giovani e da adulti. Tra viaggi in Italia e all’estero e peripezie stravaganti che naufragano talvolta in episodi drammatici. Nonostante tutto, i cinque continueranno a volersi bene sempre e a cercarsi ogni volta che il destino gliene darà l’occasione. A far dar cornice la musica e i concerti dei mitici anni Sessanta. Una malinconia latente che fa da sottofondo alla narrazione lascia emergere i valori fondanti di un gruppo che ha cercato di essere “per sempre giovane”.

Senza volto – Andrea Engheben – (pubblicazione indipendente)

Venezia, 1701. Niccolò Salvier, membro dei “servizi segreti” veneziani, si trova a indagare sull’omicidio dell’ambasciatore francese, mandato da Luigi XIV a trattare con il Doge. Angelica Baldan è invece una giovane nobildonna, sposata con Giovanni, un patrizio sempre in bilico sull’orlo della bancarotta, che per rimediare si dedica clandestinamente al commercio di tulipani. Entrambi vengono avvicinati da un uomo sempre in maschera: il Fante di cuori. Su quest’ultimo aleggiano molte leggende: c’è chi lo vede come un omicida, chi come un amante libertino e altri come un fantasma. Angelica e Niccolò non sanno chi, o cosa, ci sia dietro la maschera. Il Fante è uno che parla molto, ma in effetti non dice molto. Quello che sanno è che prima che l’uomo senza volto si interessasse a loro (il che implicherà complotti, amori, omicidi, inseguimenti e rapimenti) la loro vita era decisamente più tranquilla, ma forse non era quella giusta per loro. I due dovranno quindi imparare a indossare certe maschere e a toglierne altre, quelle sottocutanee. Quelle che non sappiamo nemmeno di portare, ma che spesso tengono nascoste verità che non andrebbero mai celate.

Giovanni Marini, il poeta degli anni di piombo – Silvio Masullo e Lucia Cariello – Kimerik Editore, 2016

Nell’edizione 1975 il premio Viareggio per la poesia, opera prima, venne assegnato all’anarchico Giovanni Marini per la raccolta “E noi folli e giusti”. In quel momento Marini si trovava in carcere accusato di aver provocato la morte di Carlo Falvella, vice presidente del Fronte Universitario d’Azione Nazionale, nel corso di una rissa in via Velia a Salerno. In favore dell’anarchico, originario di un paesino del Cilento, si mosse un agguerrito movimento, capitanato da Soccorso Rosso Militante e con il supporto di comitati locali e personaggi come Dario Fo, Franca Rame, Camilla Cederna, Pietro Valpreda. Le sue poesie furono recensite, tra gli altri, da Alberto Moravia, Giorgio Caproni, Pietro A.Buttitta. Dopo il carcere l’isolamento dal mondo, l’oblio, la consolazione nella poesia.

I commenti sono chiusi.