Focus sul Myanmar, la fuga disperata della minoranza rohingya

ARCO – Venerdì 20 ottobre “Focus sul Myanmar”,  incontro pubblico su un’emergenza di drammatica attualità, la fuga disperata del gruppo etnico rohingya dalla Birmania.

L’iniziativa è promossa nell’ambito della rassegna Biblioteca per la Pace. Appuntamento alle 20.30 nell’auditorium della biblioteca civica «Bruno Emmert» a Palazzo dei Panni. Ingresso libero.

La serata inizia con «Birmania: un premio Nobel, il gas e una valigia», a cura dell’associazione Apibimi e con l’intervento di Emanuele Giordana, giornalista, blogger e saggista, cofondatore di Lettera 22, che introduce al tema dei diritti umani in situazioni di conflitto, con focus in contesti di minoranze etniche, linguistiche e religiose, in particolare la situazione della Birmania (ufficialmente Repubblica dell’Unione del Myanmar), con introduzione storica e contesto politico attuale: quali difficoltà affrontano i profughi musulmani e dove si dirigono come rifugiati, quali conseguenze hanno e come le affrontano.

L’incontro prosegue (circa ore 21.15) con la presentazione dell’associazione Apibimi della attività che svolge a distanza e quali progetti di cooperazione e interscambio ha effettuato, che tipo di sostegno esercita nel contesto del Myanmar e quali potenzialità ha l’investimento dell’educazione e delle cure mediche di base in contesti di estremo bisogno. Il fotografo arcense Ramon Sist presenta il suo reportage sulla Birmania.

La popolazione a maggioranza musulmana abita in particolare nello stato del Rakhine e dal 2012 è vittima di una grave ondata di violenza che ha provocato migliaia di morti. Ad aggravare la situazione, un attacco armato dell’ottobre del 2016 ai danni di un posto di blocco militare che è stato attribuito ai rohingya e che ha scatenato la repressione da parte del resto della popolazione.

Ad oggi sono oltre 65 mila le persone che sono state costrette a fuggire in Bangladesh e altri 120 mila sono confinate in 67 campi profughi, veri e propri centri di violenza. Ma non se la passa meglio chi è riuscito a raggiungere il Bangladesh: i rohingya fuggiti dalle violenza sono infatti considerati come semplici migranti illegali e per questo restano privi di protezione internazionale. Intanto moltissimi rohingya hanno raggiunto altri stati membri dell’OIC, l’Organizzazione della Cooperazione Islamica, come Malesia, Indonesia, ma anche Arabia Saudita e Pakistan. Questi paesi, però, non hanno in questi mesi nascosto la propria preoccupazione in merito alla gestione di un flusso maggiore di persone in cerca di aiuto. In molti avevano sperato che la situazione della popolazione potesse migliorare con la vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, alla guida del paese da oltre un anno, ma così non è stato.

L’associazione Apibimi lavora da anni a sostegno dei profughi in un’area protetta in cui è stato strutturato un servizio sanitario di base affinché la popolazione riesca a trovare cure mediche. La situazione con il governo locale è piuttosto delicata, tanto che pubblicare o relazionare sulle attività in dettaglio e sull’area di intervento può compromettere l’incolumità del personale coinvolto. Accade spesso che gli operatori coinvolti in progetti di solidarietà con minoranze etniche, religiose, linguistiche, si trovino in situazioni di rischio personale a causa di ritorsioni o minacce fisiche per l’attività che svolgono. Si affronterà pertanto la tematica senza la possibilità di fornire dettagli sul luogo preciso e sulle persone coinvolte.

Immagini dalla brochure della manifestazione

I commenti sono chiusi.