Depurazione, il ministro sprona il territorio: “Ora tocca a voi”

SALÒ – Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ieri a Salò per il nuovo progetto di depurazione conferma i 100 milioni ma ammonisce: “Serve il progetto tecnico e finanziario”.

“Il Governo ha fatto la sua parte – ha detto il ministro – ora tocca al territorio: serve un progetto vero e un accordo di programma entro fine anno per stabilire ruoli dei soggetti coinvolti e tempi. Il difficile comincia ora”.

Nel summit con il ministro promosso ieri a Salò dalla Comunità del Garda sono sembrati tutti d’accordo sulla necessità di un nuovo sistema di depurazione del bacino gardesano, un po’ meno su come farlo, e soprattutto, su come finanziare l’opera.

Il territorio è chiamato a “darsi una mossa”, perché quei 100 milioni stanziarti dal Governo non attenderanno per sempre. Serve, come ha detto il presidente della Provincia di Brescia Pier Luigi Mottinelli, “un’assunzione di responsabilità da parte del territorio”. Occorre mettere d’accordo due Regioni, Lombardia e Veneto, una Provincia Autonoma, Trento, che invero finora si è di fatto disinteressata della questione, due Ato, i Comuni.

“Di tempo non ne abbiamo più”, dice Giovanni Peretti, presidente di Ats, l’associazione temporanea di scopo appositamente costituita dai Comuni gardesani. Lo steso afferma il presidente della multiutility veronese AGS Alberto Tomei, che mostra i bulloni consunti che tengono insieme la vecchia sublacuale.

L’on. Rotta e il ministro Galletti osservano i bulloni consunti e arrugginiti che tengono insieme la vecchia condotta sublacuale Torri-Maderno.

Non sono poche le domande di natura tecnica che attendono risposta. A cominciare da quella che rimbalza da tempo tra il Garda e la Bassa bresciana: dove andranno a finire le acque da depurare? A Visano o altrove?

Ma sul tavolo ci sono altre questioni aperte, di natura finanziaria e giuridica. Chi e come finanzia la quota non coperta dal contributo ministeriale? Si parla di azioni sulle tariffe e di quote della tassa di soggiorno, ma nulla è ancora deciso. E le Regioni che parte sono disposte a fare?

E ancora: chi è il soggetto attuatore? Chi farà le gare d’appalto?

Le domande sono più delle certezze. Stabilito che, secondo i tecnici e gli esperti, quello ipotizzato (descritto qui sotto) è il miglior progetto possibile secondo il presidente di Garda Uno Mario Bocchio («impensabile che il corpo recettore delle acque depurate sia nuovamente il Garda. Alcuni elementi, come il fosforo, non sono depurabili. Il nuovo depuratore bresciano non può essere collocato su questa riviera»), sono ancora molte le cose da definire.

La prima: giungere, prima di Natale, alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra tutti i soggetti istituzionali, un accordo che è considerato il punto fermo dal quale partire e che dovrà mettere definitivamente nero su bianco il «chi fa che cosa, in base alle normative vigenti, e soprattutto quando». Vedremo.

Il collettore sublacuale che porta i liquami fognari dalla riviera bresciana a quella veronese.

Cosa prevede il progetto

L’attuale sistema di depurazione fognaria dei comuni gardesani, vecchio di decenni, non regge più il carico cui è sottoposto. Il depuratore di Peschiera, dove arrivano, anche tramite la condotta sublacuale Maderno-Torri, i reflui fognari dei Comuni di entrambe le sponde del lago, è sottodimensionato (ha una capacità di 330mila abitanti equivalenti).

Le attuali tubazioni sono vecchie, non rispettano gli standard ambientali, corrono sul fondo del lago, sono prossime al fine vita.

Il nuovo progetto, predisposto da Garda Uno (www.gardauno.it) e dal suo omologo veronese, Azienda Gardesana Servizi (www.ags.vr.it), prevede la realizzazione di un nuovo depuratore in area bresciana (la prima ipotesi parlava di Visano, nella Bassa) per la depurazione dei reflui della riviera occidentale, il potenziamento di quello di Peschiera, che così servirebbe solo la riviera veronese (più Desenzano e Sirmione), e la creazione di una più moderna ed efficace rete di collettazione.

Uno dei punti cardine del progetto è l’eliminazione delle condotte sublacuali, considerate vere e proprie bombe ad orologeria ambientali; non solo la condotta Torri-Maderno, ma anche i tratti di fognatura che corrono sott’acqua o in spiaggia lungo la riviera scaligera, ritenuti il vero punto critico del sistema fognario del Garda.

Per fare tutto ciò servono circa 220 milioni, tra nuove tubazioni, impianti di trattamento e di sollevamento. Gli elementi principali del progetto sono il collettore sull’alto lago veronese (39,07 km) da Navene a Brancolino, il collettore sul basso lago veronese (65,85 km) da Brancolino al depuratore di Peschiera e il collettore bresciano, che parte da Gargnano (ma Tremosine, che ora condivide con Limone un proprio mini-depuratore, ha già chiesto di fare uno sforzo in più ed arrivare fino al suo territorio) e giunge a Visano (81,66 km).

Il fronte temporale della bozza di progetto, redatta nel 2015, parla dell’anno 2030-2035. Speriamo che i tubi reggano fino ad allora.

La planimetria dell’attuale sistema di depurazione.

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