Pietre d’inciampo, chi erano Umberto e Arturo Soliani

GARDONE RIVIERA - Il Comune di Gardone Riviera ha fatto memoria, con la posa di due pietre d'inciampo, di due vittime nel nazifascismo. Ecco la loro storia.

Arturo e Umberto Soliani erano due fratelli ebrei, residenti a Gardone Riviera durante la seconda guerra mondiale e deportati nei campi di sterminio.

Le pietre d’inciampo posate ieri, sabato 20 gennaio, in loro memoria dall’artista tedesco Gunter Demnig, si aggiungono a quella collocata nel 2017 in memoria di Alfredo Russo, ebreo, arrestato nel dicembre 1943, deportato ad Auschwitz ed assassinato il 26 febbraio 1944.

La tragica vicenda dei fratelli Arturo e Umberto Soliani si svolge tra Gardone Riviera Roma e Auschwitz, ed è emblematica delle responsabilità del fascismo nella realizzazione della progetto di distruzione degli ebrei. L’episodio sarà anche al centro di un caso diplomatico per le proteste suscitate dalla violazione della extraterritorialità del monastero e della basilica di S. Paolo fuori le Mura, luogo della cattura da parte delle forze della polizia repubblichina.

La cerimonia in Corso Repubblica, dove al civico 57 è collocata la pietra d’inciampo che ricorda Umberto Soliani.

Nel 1938, anno dell’approvazione e dell’entrata in vigore delle leggi razziali, a Gardone Riviera, in corso Zanardelli 7, Arturo e Umberto Soliani, iscritti all’anagrafe del Comune gardesano come provenienti da Roma e appartenenti alla “razza ebraica” gestivano il negozio di bigiotteria, pelletterie e oggetti da regalo “Alla bomboniera”.

Arturo, classe 1912, e Umberto, classe 1916, parlavano fluentemente il tedesco e il negozio, stagionale, si rivolgeva prevalentemente alla ricca clientela straniera che frequentava il lago di Garda.

Arturo Soliani nel 1938 sposa a Roma Lina Terracina, pure di “razza ebraica”, e dal matrimonio nascono nel 1939 Sandro e nel 1942 Angelo. Il fratello Umberto si sposa nel 1940 con la sorella di Lina, Elvira Terracina; dal matrimonio nasce nel 1941 Alessandro Massimo e, al tempo della tragica vicenda, la moglie è incinta del secondogenito Angelo, che nascerà a Roma nel maggio 1944 e non vedrà mai suo padre.

L’artista tedesco Gunter Demnig mentre posa la pietra d’inciampo in Corso Repubblica.

Il negozio di Gardone cessa l’attività il 31 agosto 1943 e viene venduto. Poi le due famiglie si trasferiscono a Roma, nella convinzione di portarsi in prossimità del fronte e quindi della liberazione (gli alleati erano sbarcati in Sicilia il 19 luglio e a Salerno il 9 settembre).

Dall’11 settembre la città viene occupata dai tedeschi ed è quindi soggetta alle leggi di guerra. Le condizioni di vita diventano sempre più precarie e gli ebrei vengono rastrellati.

Lina ed Elvira con i bambini si nascondono in un convento femminile. Arturo e Umberto, invece, trovano rifugio nell’abbazia benedettina di S. Paolo, luogo sicuro in quanto gode all’extra territorialità garantita dai Patti Lateranensi.

Un’informativa della compagnia dei carabinieri di Salò il 7 gennaio conferma che “gli ebrei in oggetto hanno lasciato Gardone Riviera verso la fine di luglio, a quanto pare diretti a Roma, via Galvagni 33 b”. La segnalazione permette di attivare le prefetture di Roma, Milano e Como, cui vengono trasmesse le informazioni e il recapito romano.

Nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1944, con il benestare del questore di Roma Pietro Caruso, reparti della polizia italiana danno l’assalto alla basilica di San Paolo. L’operazione conduce all’arresto di una cinquantina di renitenti alla leva e di nove ebrei, tra cui Arturo e Umberto Soliani.

Verso la metà di febbraio dal carcere di Regina Coeli, Arturo e Umberto sono trasferiti a Verona. Da qui, in vista della deportazione, passano nel campo di Fossoli e infine, il 16 maggio 1944, partono con destinazione Auschwitz.

L’artista tedesco Gunter Demnig e il sindaco di Gardone Riviera, Andrea Cipani.

Roma viene liberata il 4 giugno del 1944 e le mogli di Arturo e Umberto tornano in possesso dell’appartamento confiscato.

Manca invece ogni notizia dei mariti. L’attesa è straziante e dolorosa, solo nel 1965 la Croce Rossa sarà in grado di documentare con certezza il decesso di Umberto a Dachau e la data di registrazione di Arturo a Flossembürg.

Entrambi morirono poco prima della liberazione: Umberto risulta deceduto a Dachau il 15 marzo 1945, sei settimane prima dell’arrivo degli americani. La sorte di Arturo è incerta: dopo l’abbandono di Auschwitz risulta registrato con sicurezza prima a Gross Rosen e in data 25 febbario 1945 a Flossembürg. Secondo alcune fonti sarebbe passato successivamente al campo di Buchenwald e infine a quello di Bergen-Belsen, il 20 marzo. Poche settimane dopo i lager saranno liberati, ma anche per Arturo è troppo tardi.

I nipoti di Arturo e Umberto Soliani vivono oggi a Roma, alcuni di loro hanno continuato la tradizione famigliare e gestiscono negozi di pelletteria.

A Gardone una prima pietra d’inciampo era stata posata nel 2017, in memoria di Alfredo Russo, ebreo, arrestato nel dicembre 1943, deportato ad Auschwitz ed assassinato il 26 febbraio 1944 (leggi qui).

La pietra in memoria di Umberto Soliani.

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