Il lago di Garda e i Longobardi, il popolo che cambia la storia

SALÒ – Domani, mercoledì 11 ottobre, a Salò si parla della presenza longobarda sul Garda alla luce delle scoperta effettuate in occasione di recenti campagne archeologiche.

Negli ultimi 40 anni, i Longobardi, sono stati al centro dell’interesse degli studiosi e del pubblico. Innumerevoli ricerche su necropoli ed insediamenti, che hanno permesso di arricchire enormemente le conoscenze sulle condizioni di vita materiale, le compagini sociali e i processi di acculturazione di questo popolo all’interno del contesto italiano. L’istituzione del sito seriale Unesco dell’Italia Langobardorum (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio-Torba, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento, Monte Sant’Angelo) ha in qualche misura “certificato” la rilevanza dell’eredità di epoca longobarda come tratto caratterizzante dell’identità storica italiana.

Parallelamente quattro grandi mostre (Milano, Cividale-Passariano, Brescia, Torino), senza contare le iniziative regionali (Calabria) o su singoli contesti (Montichiari solo per citarne una bresciana) hanno illustrato i diversi aspetti di questa fase storica. In ragione dei progressi compiuti dalla ricerca nell’ultimo decennio il quadro delle conoscenze si è notevolmente evoluto, il che giustifica la nuova mostra, inaugurata il primo settembre a Pavia (info: www.mostralongobardi.it) e che si sposterà poi a Napoli (il 15 dicembre) e infine a San Pietroburgo nella primavera del 2018.

Tanto interesse, più o meno consapevole, è forse dovuto come ha osservato recentemente Alessandro Barbero, al fatto che quel periodo è assai simile al nostro, nel quale si consuma la fine di una civilizzazione centrata sull’idea di nazione e siamo in attesa che si chiariscano le linee di quella nuova globalizzata.

La conquista longobarda (568) ha infatti segnato un cambiamento geopolitico con la sostituzione della classe dirigente romana, sostituita da una nuova gerarchia sociale dalla marcata identità che si manifesta nelle sepolture, nei nomi dei luoghi, nella legislazione e nelle istituzioni. Trasformazioni che le più recenti ricerche, grazie a nuovi strumenti di analisi (DNA ed isotopiche) consentono di meglio precisare. Nella ridefinizione delle conoscenze su quel periodo un grande contributo è venuto dalle ricerche condotte nel Bresciano e sul Garda dalla Soprintendenza e dall’Università di Padova e ora anche dall’Ateneo di Salò che ha iniziato quest’anno, su concessione ministeriale, lo scavo di un castello nella Val di Sur, nel Comune di Gardone Riviera (leggi qui).

Proprio sul Garda, con l’arrivo dei Longobardi, si venne delineando una linea di frontiera tra il basso lago, subito conquistato, e il settore più a nord, rimasto più a lungo sotto il controllo dei Romani. È da questa situazione che emergeranno la “civitas” di Sirmione come capoluogo di un vasto distretto che andava dal Mantovano al Sommolago trentino, ma anche cospicue tracce dell’insediamento longobardo. Testimonianze emerse dallo scavo di alcune grandi ville romane, a Sirmione, Desenzano, Toscolano, occupate dai nuovi arrivati, di alcune chiese, quali San Pietro in Mavinas di Sirmione e San Pietro di Tignale, e dei castelli (ancora una volta Sirmione, ma anche Garda e Monte San Martino di Gavardo).

Dei Longobardi, in relazione alla mostra di Pavia, e della loro presenza sul Garda parlerà, mercoledì 11 alle 20,30 nella sala dei Provveditori di Salò, il prof. Gian Pietro Brogiolo in una conferenza organizzata dall’Ateneo di Salò e dall’ASAR.

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