L’universo conosciuto e sconosciuto a 200 anni dall’Infinito di Leopardi
SALO' - Sabato 12 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo della Cultura, alle 20.30, si tiene un seminario di studi su un argomento che da sempre affascina l’uomo: l’infinito.
A duecento anni dall’Infinito di Leopardi, le nostre idee su come l’Universo sia nato e si sia evoluto sono cambiate radicalmente.
Sul finire degli anni ’30 George Lemaitre ed Edwin Hubble dimostrarono che l’universo non era statico, ma era soggetto ad un moto di espansione dovuto all’energia sprigionata quasi 14 miliardi di anni fa dal Big Bang.
Sul finire degli anni ’90 due team di astronomi, utilizzando esplosioni stellari come misuratori di distanze cosmiche, dimostrarono che questa espansione è accelerata da una forza misteriosa, oggi chiamata “Energia Oscura” (Dark Energy).
L’espansione dell’universo implica che, andando a ritroso nel tempo, si arrivi ad un istante in cui le dimensioni siano state assimilabili ad un punto e la concentrazione di energia cosi elevata da dare origine appunto al Big Bang.
Questi primi istanti di vita dell’universo sono un laboratorio ideale per i fisici delle particelle, in cui l’energia a disposizione è molto maggiore di quelle che si possono produrre con gli attuali acceleratori. Questa connessione tra infinitamente grande e infinitamente piccolo rappresenta una delle più grandi sintesi della fisica moderna e la speranza è che possa fornire una spiegazione ad una lunga serie di domande che restano ancora senza risposta.
Come per esempio il fatto che l’evoluzione dei sistemi stellari sembra dominato da una grande quantità di materia invisibile (Dark Matter) oppure che l’universo sembra fatto essenzialmente solo di materia mentre dell’antimateria, che ormai conosciamo da quasi un secolo e che è stata creata in pari quantità nel Big Bang, troviamo nell’Universo solo delle piccole tracce.
Lo stesso seminario si tiene, nella mattina di sabato 12 ottobre per gli studenti del Liceo “Fermi” di Salò.
Del seminario, moderato dal prof. Maurizio Tira, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Brescia, sono relatori:
Massimo Della Valle si laurea in Astronomia all’Università di Padova, completa gli studi in URSS e consegue il Dottorato di Ricerca nel 1988. Tra il 1989 e il 1994 lavora alla SISSA di Trieste e poi in Cile all’Osservatorio Europeo Australe (ESO). Ricercatore presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova e poi astronomo associato all’ Osservatorio Astrofisico di Arcetri, nel 2008 diventa Dirigente di Ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e poi direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte (2010-2017). Studia Supernovae e Lampi Gamma con i quali misura le dimensioni dell’Universo. È stato uno dei primi collaboratori di Saul Perlmutter, premio Nobel per la fisica nel 2011. Cavaliere della Repubblica nel 2013, l’Unione Astronomica Internazionale gli ha dedicato l’asteroide 325455 Della Valle. Crede fermamente nell’esistenza di vita intelligente anche sulla Terra, ma che sia molto rara.
Oliviero Cremonesi, valsabbino, si laurea in Fisica all’Università di Pavia nel 1982. Consegue il Dottorato in Fisica presso l’Università di Milano nel 1986. Dal 1990 al 1995 è ricercatore presso l’Università di Milano per passare nel 2006 all’INFN dove ancora opera presso la Sezione di Milano Bicocca. Il suo principale interesse è per la ricerca sperimentale nel campo della fisica dei neutrini e degli eventi rari. Inizia la sua attività di ricerca negli anni ’80 con una serie di esperimenti nel traforo autostradale del Monte Bianco per passare poi al grande laboratorio sotterraneo del Gran Sasso dell’INFN, allora in costruzione, dove ancora svolge gran parte della sua attività. Ha partecipato ad esperimenti sullo studio dei neutrini solari e della stabilità della materia oltre che a numerose ricerche di eventi rari. Attualmente, è il responsabile scientifico di CUORE, il più grande esperimento bolometrico al mondo, volto ad indagare la vera natura del neutrino che, a 90 anni dalla sua “nascita”, ancora non ci è completamente nota.
Germano Bonomi, valsabbino, si laurea in Fisica all’Università di Pavia nel 1993 dove consegue anche il Dottorato con una ricerca di fisica delle particelle presso il laboratorio Fermilab, negli Stati Uniti. Nel 1998 si trasferisce all’Università di Brescia. Dal 2002 al 2004 prende servizio al CERN di Ginevra partecipando all’esperimento ATHENA che produce i primi anti-atomi di idrogeno in trappola. Rientrato all’Università di Brescia partecipa ad esperimenti di fisica iper-nucleare presso i Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN e continua la sua collaborazione su esperimenti relativi all’antimateria e alla fisica nucleare presso il CERN. Partecipa inoltre a numerosi progetti europei per l’utilizzo di tecniche nucleari relative a neutroni e raggi cosmici per applicazioni civili. Attualmente è docente di Fisica Sperimentale nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia.
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