Stasera in tv “Tutti pazzi per Rose”. La recensione di Camilla Lavazza

Questa sera, martedì 9 alle 21.15 su Rai 5 (canale 23) c'è "Tutti pazzi per Rose". Tra romanticismo e ironia, il regista Régis Roinsard racconta una storia di emancipazione femminile fuori dagli schemi. La recensione di Camilla Lavazza.

Trama: La giovane Rose Pamphyle, nel 1958, sogna di diventare segretaria e parte dal natio villaggio nella Bassa Normandia per raggiungere Lisieux, dove viene assunta nella piccola agenzia di assicurazioni dell’affascinante ma insoddisfatto Louis Echard.

La ragazza come segretaria è una frana ma batte a macchina ad una velocità straordinaria, il suo capo le propone quindi di allenarla per partecipare a delle gare di velocità dattilografica, molto in voga all’epoca…

 

Critica: Le commedie romantiche, quando sono ben scritte e ben recitate, hanno il dono di non stancare mai, perché sanno emozionare toccando con leggerezza, ma in profondità, sentimenti universali.

Pensiamo a film come “Dirty Dancing”: primi anni ‘60, una giovane intelligente ma un po’ ingenua, un uomo più esperto e segnato dal passato, l’emancipazione della donna, l’attrazione e l’amore, la gara, la musica, attori perfetti per la parte, è stato uno dei film più amati da un’intera generazione.

Questo “Tutti pazzi per Rose” (Populaire nell’originale, dalla marca della macchina da scrivere rosa usata dalla protagonista) opera prima del regista francese Regis Roinsard, è un autentico gioiellino, retto da un ritmo straordinario e da una sceneggiatura scintillante, ed ha tutti gli elementi giusti per essere amato, visto e rivisto senza stancare: la splendida fotografia di Guillaume Schiffman, capace di ricreare le tonalità dei film degli anni ’50 senza scimmiottare il technicolor ma riempiendoci gli occhi di colori; un montaggio che segue l’andamento della bellissima colonna sonora in cui sono raccolti una serie di brani a tema, scrupolosamente vintage (da Le secrétaires Cha Cha Cha passando per Dactylo Rock – che ritma una delle sequenze più emozionanti del film – fino alla La machine a écrire di Gilbert Bécaud che si sente sui titoli di coda) a brani originali basati sul tema di Forgotten Dreams di Leroy Anderson – guarda caso l’autore di The Typwriter, un celebre brano per orchestra e macchina da scrivere) e interpreti perfetti per la parte.

Romain Duris, grande mattatore, fa trasparire tutta la complessità del suo personaggio di uomo apparentemente poco sensibile ed egocentrico, ma con un animo segnato da sentimenti delusi, “il migliore dei secondi”, che riversa la sua ambizione sulla giovane Rose “un uccelletto selvaggio e spaurito” capace di tirare fuori le unghie (bellissime, colorate in quattro diversi colori pastello, per imparare a padroneggiare la tastiera) quando si tratta di gareggiare in velocità.

Rose è interpretata dalla giovane attrice belga Déborah François che mischia la grazia di Audrey Hepburne (a cui si rifà apertamente anche la sua pettinatura a coda di cavallo) con la simpatia di Shirley McLaine e crea con Duris una coppia affiatatissima capace di far trasparire l’attrazione sottopelle dei due personaggi che non si risparmiano battute pungenti.

Bérénice Bejo (il primo amore di Louis Echard, sposata con il suo migliore amico) interpreta con grandissima professionalità un personaggio che è solo apparentemente minore ma che dona spessore alla sceneggiatura (tra le altre cose aiuta Rose ad allenarsi impartendole lezioni di pianoforte), come pure illuminano lo schermo, anche se per poco, le apparizioni di Frédéric Pierrot (il burbero padre di Rose) e del musicista Eddy Mitchell (il padre di Louis), che fu interprete con il suo gruppo negli anni ’60 proprio del brano Dactylo Rock.

Non era facile rendere emozionanti le competizioni di velocità dattilografica ma le sequenze di gara sono girate quasi come se fossero una danza e montate stupendamente con le reazioni di entusiasmo dei “tifosi” al ritmo di una musica trascinante, mostrando, al grido di: “Mani sulla tastiera!”, quanto questa stravagante disciplina richiedesse concentrazione, strategia e preparazione atletica.

Regis Roinsard, prima di passare alla regia, ha sperimentato diverse professioni cinematografiche: macchinista, scenografo, fonico, e questo si nota nella cura minuziosa per ogni dettaglio e nella padronanza con cui ha diretto questo suo primo film permeato dallo spirito degli anni ’50 (il ruolo della donna che sogna ancora di sposare il capo ma ha la possibilità di emanciparsi attraverso un lavoro simbolo, quella di “segretaria” da un destino casalingo, la passione per la modernità e la velocità) reinventato con ritmo attuale e qualche omaggio cinefilo (la scena in albergo con il neon e l’apparizione di Rose sulla porta come in La donna che visse due volte) dove nemmeno una virgola è fuori posto; “Tutti pazzi per Rose” ha la brillantezza delle migliori commedie americane con Marilyn Monroe, con un tocco “francese” che lo rende un film originale e fresco, godibile e sfacciatamente romantico.

Camilla Lavazza

 

TUTTI PAZZI PER ROSE

Anno: 2012

Titolo originale Populaire

Regia: Regis Roinsard
Sceneggiatura: Daniel Presley , Regis Roinsard, Romain Compingt

Personaggi ed interpreti

Louis Echard: Romain Duris

Rose Pamphyle: Déborah François

Marie Taylor: Bérénice Bejo

Gilbert Japy: Nicolas Bedos

Annie Leprince Ringuet: Mélanie Bernier

Georges Echard: Eddy Mitchell

Madeleine Echard: Miou-Miou

Bob Taylor: Shaun Benson

Lucien Echard: Marius Colucci

Jean Pamphyle: Frédéric Pierrot

Musiche Emmanuel d’Orlando

Fotografia: Guillaume Schiffman Costumi: Charlotte David

Montaggio: Laure Gardette, Sophie Reine

Casting Nicolas Ronchi

Acconciature Jane Milon

Trucco Thi-Thanh-Tu Nguyen

Produttore delegato Alain Attal

Produttore esecutivo Xavier Amblard

Durata 111 min

 

 

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