Prima tv per “Chiamami col tuo nome”. Celebre la scena girata a Sirmione

Sabato 19 settembre alle 21.20 su Rai Tre, in prima visione TV, c'è «Chiamami col tuo nome», film premio Oscar di Luca Guadagnino. C'è anche il Garda, nella celebre scena alle Grotte di Catullo a Sirmione in cui risplende l’impareggiabile azzurro delle acque del lago.

Trama: Estate 1983, “da qualche parte nel Nord Italia”. I genitori di Elio Perlman, adolescente colto e intelligente, ospitano per un periodo di vacanza-studio Oliver, un affascinante e giovane uomo, giunto dagli USA, nella loro raffinata casa in mezzo al verde.

Tra gite in bicicletta e conversazioni sulla musica e l’arte i due scopriranno di sentirsi irresistibilmente attratti l’uno dall’altro.

Critica: Premio Oscar 2018 come migliore sceneggiatura non originale, nonché vincitore e candidato ad innumerevoli premi nazionali e internazionali, “Chiamami col tuo nome” è uno di quei film che riesce veramente a ricreare un’atmosfera e a renderci partecipi delle emozioni dei personaggi, accompagnandoci per mano alla scoperta del vero, indimenticabile amore. Siamo all’inizio degli anni ’80 e tutto ispira tenerezza e libertà: la luce calda filtrata dal verde delle foglie, l’abbigliamento casual, le corse in bici nella campagna di Crema, i tanti, piccoli segni che caratterizzano il periodo (il walkman con le cassette, il bar di paese con la grossa Tv – spenta – appesa al muro, le partite di pallavolo in costume da bagno, la discoteca all’aperto, gli orologi da polso digitali, le espadrillas, oggetti in cui ci si riconosce).

Guadagnino ha scelto di girare l’intero film in luoghi non troppo distanti da dove lui stesso risiede: l’accogliente dimora dei Perlman è ambientata a Villa Albergoni a Moscazzano e la maggior parte delle riprese sono state effettuate nella campagna di Crema, con una scena alle Grotte di Catullo a Sirmione in cui risplende l’impareggiabile azzurro delle acque gardesane.

Una scena del film.

 

Il modo con cui il regista, grazie anche allo splendido lavoro del direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom, riesce a tratteggiare la pigrizia delle giornate di sole nella grande casa piena di amici, tra le nuotate in un abbeveratoio o nel fiume, nelle ore dorate del tramonto o all’alba, tra qualche arpeggio di chitarra o virtuosismi al piano, un libro da leggere sdraiati sul prato, provoca una struggente nostalgia e crea un’atmosfera perfetta di sensualità e desiderio, sentimenti repressi, palpabile curiosità e rimpianto per un tempo irripetibile di gioventù, in cui le estati erano davvero infinite e libere, noiose ed eccitanti al tempo stesso.

Timothée Chalamet si dimostra qui uno dei migliori attori della sua generazione, perfezionista e spontaneo anche nelle scene più scabrose, capace di esprimere nel suo corpo acerbo la tensione ma anche i dubbi, i timori che trattengono di fronte al desiderio sconosciuto, la paura di rivelarsi che si nasconde ingenuamente dietro il sarcasmo, la vitalità adolescenziale e l’intensità dirompente dei sentimenti, in grado di sostenere il lungo primo piano su cui scorrono i titoli di coda esprimendo un crescendo di emozioni.

Lo aiutano nella sua ottima interpretazione gli altri componenti del cast, il bravissimo Armie Hammer, bellezza classica e presenza statuaria, capace di un’interpretazione sfaccettata nella difficile parte di Oliver, e i genitori di Elio, affettuosi e mentalmente aperti, impersonati da due ottimi professionisti, Michael Stuhlabarg e Amira Casar, perfetti nella parte dei due intellettuali ebrei (tenerissima – e cruciale – la scena della lettura dell’Heptaméron in una giornata di pioggia, doppio omaggio al racconto scritto dalla Regina di Navarra a metà del XVI secolo che pone il dilemma: “È meglio parlare o morire?” sul coraggio di dichiarare i propri sentimenti).

Due genitori eccezionali, indubbiamente, e soprattutto un personaggio di padre saggio e profondamente umano, a cui è regalato un dialogo memorabile sul finale, che sarebbe da trascrivere e sottoscrivere parola per parola.

Film intellettualmente raffinato ma non decadente, visivamente splendido, commovente e delicato nel trattare la scoperta e la sperimentazione del desiderio fisico, Chiamami col tuo nome, al di là delle citazioni, delle atmosfere, dell’affiatamento degli interpreti, è soprattutto una storia d’amore sincera, che ci ricorda che riuscire a provare qualcosa di profondo ed esprimerlo, anche per un breve periodo della propria vita, è una fortuna che non va mai sprecata e che “Quando meno te lo aspetti la natura ha astuti metodi per scovare il tuo punto più debole”.

(Camilla Lavazza)

 

Titolo originale: Call Me by Your Name

Regia Luca Guadagnino

Basato sul romanzo “Chiamami col tuo nome” di André Aciman

Sceneggiatura James Ivory

Personaggi e interpreti

Oliver: ARMIE HAMMER

Elio: TIMOTHÉE CHALAMET

Signor Perlman: MICHAEL STUHLBARG

Annella: AMIRA CASAR

Marzia: ESTHER GARREL

Chiara VICTOIRE DU BOIS

Mafalda: Vanda Capriolo

Anchise: Antonio Rimoldi

Bambi: Elena Bucci

Nico: Marco Sgrosso

Mounir: André Aciman

Isaac: Peter Spears

Dj alla festa: Walter Fasano

Direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom

Montaggio Walter Fasano

Scenografo SAMUEL DESHORS

Set decorator Violante Visconti di Modrone

Costumi di Giulia Piersanti

Brani “Mystery of Love” e “Visions of Gideon” scritti e interpretati da Sufjan Stevens

Produtturi Peter Spears, Luca Guadagnino, Emilie Georges, Rodrigo Teixera, Marco Morabito, James Ivory, Howard Rosenman

Produttori esecutivi Derek Simonds, Tom Dolby, Margarethe Baillou, Francesco Melzi D’Eril, Naima Abed, Nicholas Kaiser, Sophie Mas, Lourenço Sant’Anna

Durata 132 minuti

 

 

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