Il punto sull’afide del cipresso

LAGO DI GARDA – Afide del cipresso: le piante sopravvivono all’attacco e ricostruiscono la chioma. Poco efficaci i metodi endoterapici (flebo). Si studiano interventi da condurre in modo unitario, con una regia unica. 

L’attacco è particolarmente diffuso. A Riva del Garda, per esempio, su una popolazione di oltre 700 cipressi pubblici, una quota variabile tra il 60 e il 70 per cento è stata colpita, nell’ambito urbano e in modo rilevante (cioè interessando oltre la metà della chioma), dall’afide del cipresso, nome scientifico Cinara cupressi, mentre molto inferiore è stato l’impatto in periferia e in fascia lago.

Nessuna pianta ha subito danni importanti (si contano quattro cipressi gravemente ammalati ma per cause diverse, tra cui il cancro del cipresso) e, soprattutto, tutte le piante, anche quella colpite in modo più pesante, stanno riprendendo la germogliazione e un aspetto normale. È quanto ha rilevato il servizio verde pubblico del Comune di Riva del Garda, che lo scorso 30 luglio è stato invitato ad un incontro scientifico a Torri del Benaco. E che è disponibile per informazioni al numero 0464 573892.

L’incontro è stato promosso dal Comune, invitati numerose municipalità gardesane (per Riva del Garda c’era il responsabile del servizio verde pubblico Mauro Calliari), presenti il prof. Andrea Battisti del Dipartimento di agronomia animali alimenti risorse naturali e ambiente (DAFNAE) dell’Università di Padova ed esperti della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Qui è emerso, tra l’altro, che la ricerca deve dare ancora alcune risposte, stante dati a disposizione particolarmente esigui.

Anche perché le esplosioni del parassita sono cicliche e l’ultima osservata, di intensità pari a questa, risale a circa 30 anni or sono. Un’altra certezza: ricerca e soluzioni devono essere condotti in modo unitario, con una regia unica, come richiesto dal sindaco Adalberto Mosaner nel corso dell’estate, con una lettera spedita a tutte le Amministrazioni rivierasche e a quelle dell’Alto Garda, alla Provincia di Trento e alla Fondazione Edmund Mach, inoltre alle Regioni Lombardia e Veneto e alle Provincie di Mantova, Brescia e Verona, in cui il sindaco ha lanciato un appello per la difesa comune degli alberi sempreverdi, «simboli di bellezza del paesaggio italiano ed elementi fondamentali nelle aree a clima mediterraneo dell’Alto Garda e della valle del Sarca».

Com’è ormai noto, il disseccamento che anche nel territorio di Riva del Garda ha colpito numerosi cipressi è causato dall’afide Cinara cupressi, sempre presente sulle piante ma di norma senza danni, perché le popolazioni d’insetti si riducono drasticamente in inverno ed in estate, in corrispondenza delle basse e delle alte temperature. Quest’anno, complice il particolare andamento climatico, si è verificato un attacco dei parassiti nel centro-nord d’Italia, in modo particolare in ambienti urbani e sub urbani; danni poco evidenti si riscontrano sulle piante in ambiente agrario, poco o nullo nei boschi naturali di cipresso. I danni maggiori si rilevano su piante innestate di produzione vivaistica e in misura minore sulle piante da seme. Un dato che ormai è certo è che la pianta sopravvive all’attacco e ricostruisce la chioma, ripartendo da gemme poste alla base dei rami. Nei casi più gravi, e su piante fortemente debilitate, l’aggressione dell’afide può portare all’attacco di altri insetti, con esiti più gravi, compresa la morte della pianta.

Ogni azione di lotta si effettua in presenza del parassita, sicché occorre attendere l’autunno e l’abbassamento della temperatura, quando il servizio verde pubblico, monitorando le piante, individuerà quelle da sottoporre a trattamento, d’intesa con la Fondazione Mach. In questa fase sono di norma sufficienti trattamenti leggeri, mentre in caso di attacco più pesante si adottano trattamenti endoterapici. In questo periodo invece non sono necessari interventi perché si vàluta che le piante arrossate si possano riprendere entro tempi ragionevoli. Si interviene solo sulle piante più colpite, sostenendole nella nuova germogliazione con una leggera fertilizzazione (con cautela, per non rendere le foglie troppo vigorose e quindi suscettibili agli attacchi degli afidi).

Per quanto concerne la lotta non ci sono dati che indichino a quale soglia intervenire. Gli interventi con fitofarmaci diretti sulla pianta sono difficili in quanto, per colpire il parassita, la soluzione deve raggiungere l’interno della chioma e, viste le altezze e la densità, non è facile raggiungere l’obiettivo. Secondo alcuni, i metodi endoterapici (flebo) sono poco efficaci dato che il sistema vascolare della pianta, che presenta fasci cellulari con nodosità e deviazioni, è molto complesso. Attualmente il solo principio attivo autorizzato è la Abamectina. In questo momento l’infezione è ferma perché le alte temperature di luglio e agosto hanno frenato le popolazioni di afidi, e i danni oggi visibili risalgono all’attacco avvenuto in febbraio e marzo.

Flebo sui cipressi di Malcesine.

Infine, si segnala che recentemente (il 28 agosto) la Provincia di Trento ha fatto sapere che il Gruppo Foreste della Fondazione Mach, in collaborazione con le giardinerie comunali, il Servizio fitosanitario della Regione Veneto e l’Università di Padova, sta seguendo l’evolversi dell’attacco, approfondendo gli aspetti bioecologici e valutando le capacità di recupero delle piante colpite. In particolare, in questo periodo l’ente di San Michele all’Adige sta lavorando alla stesura di un protocollo operativo per il monitoraggio e il controllo delle infestazioni.

«La lotta al parassita non è facile – spiegano gli esperti della Fondazione Mach – e dopo manifestazioni particolarmente intense come quelle di quest’anno è opportuno pianificare interventi preventivi da eseguire possibilmente non oltre marzo, con prodotti fitosanitari a bassa tossicità. Interventi nel corso dell’estate non sono di alcuna utilità, a causa delle peculiarità del ciclo di sviluppo dell’insetto”. Possono invece risultare utili misure preventive indirette, come la concimazione organica del terreno e l’irrigazione di supporto in caso di siccità. Inoltre si può ricorrere a lavaggi delle chiome ad alta pressione».

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GardaPost