A Nago un progetto di conoscenza per Castel Penede

L’obiettivo del progetto è mettere in sicurezza la parte sommitale del castello, le cui murature interne e perimetrali sono degradate e ricoperte da materiale di crollo.

Lo scavo, sorvegliato dagli archeologi, sta mettendo in luce murature, elementi architettonici, piani pavimentali, intonaci, volte e scale che componevano gli ambienti riconoscibili a grandi linee nella planimetria del 1615, conservata a Innsbruck presso il Tiroler Landesarchiv. Rigorosamente documentate e studiate, queste realtà aiuteranno a ricostruire la vita del maniero. L’intera operazione, iniziata nel 2008 con l’analisi storica e stratigrafica, costituisce una nuova sfida per Castel Penede. Un lavoro delicato da svolgere nel rispetto della stratigrafia secondo le più avanzate metodologie scientifiche per garantire la conservazione del bene culturale e la sua futura fruibilità.

Il progetto di restauro è seguito e coordinato dall’Ufficio beni architettonici e dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza. Direttore dei lavori, affidati all’impresa Tecnobase con l’assistenza archeologica di Arc-Team, è l’architetto Giorgia Gentilini che qualche anno fa aveva svolto un rilievo delle fasi stratigrafiche allora visibili sulle murature del castello, fasi che ora saranno aggiornate sulla base dei nuovi dati acquisiti.

Castel Penede (foto: Garda Trentino SpA).

 

L’importanza di Castel Penede si deve alla sua posizione strategica su uno sperone roccioso, ultima propaggine nord-occidentale del Monte Baldo, a chiusura del valico tra la conca della foce del Sarca e la valle di Loppio, unico passaggio dall’Alto Garda alla valle dell’Adige.

Funge inoltre da eccezionale vedetta sul lago di Garda a controllo e difesa del sottostante porto di Torbole. Il complesso fortificato copre un arco cronologico di circa cinque secoli, dal XII al XVI, in un’area con una sequenza insediativa almeno bimillenaria. Le evidenze più antiche sono emerse nel corso di un altro cantiere, aperto a poca distanza dai resti del castello: si tratta della prima campagna di ricerca archeologica condotta dall’Università di Trento, nell’ambito di un protocollo di intesa con il Comune di Nago e la Soprintendenza.

 

Eretto da Ulrico II d’Arco tra il 1203 ed il 1207, Castel Penede viene menzionato per la prima volta nel 1210, quando il vescovo Federico Wanga fu in grado di riportare all’obbedienza gli Arco riuscendo ad assicurarsi la sovranità feudale sul maniero. Nei secoli successivi si trovò spesso al centro di lotte e contese. Nel 1266 il castello passò ai Tirolo assieme a tutto il suo patrimonio e da questi ai Castelbarco, che nel 1281 riuscirono ad ottenere una seconda investitura del castello, questa volta da parte del vescovo di Trento.

Castel Penede rimase stabilmente nelle mani di questa famiglia fino al 1340, rappresentando l’estrema rocca occidentale dei loro domini e l’unico importantissimo sbocco della loro signoria in Val Lagarina sul lago di Garda. Assediato da parte degli Arco sostenuti dalle truppe di Luchino Visconti, duca di Milano, il castello fu posto sotto la protezione del vescovo di Trento. Nel 1348 passò nuovamente agli Arco che riuscirono a tenerlo indisturbati fino al 1438 quando, nel contesto delle guerre fra Venezia e Milano, fu occupato dalle truppe del Gattamelata rimanendo quindi sotto il dominio veneto. Nel 1509 la guerra fra l’imperatore Massimiliano I e Venezia comportò la restituzione del castello agli Arco che fra alterne vicende lo tennero fino al 1703, quando fu assediato e diroccato ad opera delle truppe francesi del Vendôme. Da allora il castello è in rovina. Dopo tre secoli si apre ora una nuova fase che intende ridare vita a questa rilevante testimonianza della storia dell’Alto Garda e del Trentino più in generale.

 

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GardaPost