Scuola, i sindaci bresciani chiedono “risposte certe e coerenti”

Ecco la lettera che l’Associazione Comuni Bresciani ha inviato al ministro Azzolina.

«Con la presente, su sollecitazione di diversi Amministratori Locali bresciani, siamo a portare alla Sua attenzione la diffusa apprensione, che si tramuta spesso in frustrazione, di Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali della nostra Provincia, ancor più impegnati, dopo gli ingenti sforzi profusi nella gestione a livello comunale della pandemia, per garantire la ripartenza di un settore – quello della scuola – che, tutti e non solo a parole, riteniamo fondamentale oltre che strategico per il futuro del nostro Paese.

Ce lo impone la Costituzione, che agli articoli 3, 9 e 34, garantisce il diritto allo studio, alla cultura e alla ricerca scientifica e tecnica, di cui la scuola è pilastro fondamentale e insostituibile e a cui i Comuni con i loro Piani del Diritto allo Studio e con i consistenti interventi sull’edilizia scolastica forniscono un supporto consistente. Pur nella comprensione delle difficoltà organizzative, del rispetto dell’autonomia scolastica e della necessità di tutelare in primis il diritto alla salute di studenti, insegnanti, personale scolastico e famiglie, stiamo purtroppo assistendo e sperimentando un’insostenibile situazione di estrema confusione, dettata dall’assenza di indicazioni uniformi e univoche, alimentata da dichiarazioni, anticipazioni, relazioni e bozze di provvedimenti legislativi, che sono stati repentinamente superati e/o smentiti da successivi testi di tenore opposto.

 

Ciò si sta traducendo in una costante interlocuzione, se non in una vera e propria negoziazione, tra Amministrazioni Locali e Dirigenti Scolastici di singoli Istituti Comprensivi, con esiti differenziati e quindi sperequati da Comune a Comune e persino tra territori limitrofi. Ancora una volta la forte preoccupazione, che si fa via via più concreta con l’avvicinarsi dell’inizio dell’anno scolastico, è che gli Enti Locali debbano sopperire a mancanze che non afferiscono direttamente a loro attribuzioni, peraltro in assenza di risorse adeguate e addirittura con il rischio di essere chiamati a rispondere anche sotto il profilo contabile-erariale per l’attivazione di servizi sostitutivi o integrativi di quelli sino ad oggi erogati dal sistema d’istruzione di competenza statale.

Ci si riferisce in particolare alla ipotizzata riduzione dei tempi scuola, molto significativa soprattutto per la scuola dell’infanzia che, seppur non obbligatoria, costituisce nelle nostre realtà un presidio educativo non comprimibile per i bambini che le frequentano e che ha indirettamente l’effetto di consentire ai genitori lavoratori di conciliare in maniera più agile i tempi lavoro-famiglia.

Non è chi non veda che avallare o limitare l’organizzazione dell’orario scolastico alla sola fase antimeridiana soprattutto per tale grado di scuole, soluzione che pare essere la più accreditata allo stato nei nostri Comuni, andrebbe a stravolgere completamente un assetto formativo e anche economico-sociale, che in prospettiva rischia di essere compromesso definitivamente anche per gli anni a venire.

Molte famiglie stanno, infatti, optando per la non iscrizione dei loro figli alle scuole per l’infanzia, se l’orario scolastico dovesse essere strutturato nella fascia 9,00-13,00, con evidenti ripercussioni negative in molteplici settori tra cui quello della formazione degli organici scolastici futuri e quello della refezione scolastica. A questo riguardo va rammentato che il tempo mensa è ormai a tutti gli effetti momento di crescita delle autonomie dei bambini e quindi con valenza educativa. Non si può chiedere, perciò, per le ragioni già accennate in precedenza, che siano ancora una volta i Comuni ad intervenire per porre rimedio alle carenze e/o scoperture di organico di insegnanti e personale scolastico in generale, già ben evidenziate anche dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia con propria nota dell’8 luglio scorso indirizzata all’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, investendo risorse in maniera impropria, ovvero attivando servizi pomeridiani di “parcheggio” degli alunni.

Non è, infatti, da dimenticarsi che le nostre comunità negli ultimi decenni hanno già investito molte risorse, anche strutturali, per consentire agli alunni la fruizione di un tempo pieno o prolungato, risposta concreta anche alle esigenze delle donne lavoratrici.

Altro tema da non sottovalutare è quello degli ambienti, attrezzature e arredi scolastici. Se sono stati sicuramente positivi e apprezzati i trasferimenti di risorse da parte di codesto Ministero per l’adeguamento delle aule e/o degli spazi adibiti all’insegnamento, non possiamo disconoscere il fatto che le esigenze e le richieste provenienti dai vari Dirigenti Scolastici o loro RSSP, sono di gran lunga eccedenti e non coerenti con tali fondi.

 

Né le prospettate forniture del Ministero paiono, per la tempistica di consegna tuttora incerta, idonee a garantire una ripartenza compatibile con le date d’inizio delle scuole.

Anche l’ipotesi di adibire spazi esterni agli edifici scolastici ovvero di palestre appare soluzione estemporanea e poco funzionale alla didattica, oltre che fortemente limitatrice della possibilità di svolgimento di quelle attività extracurriculari, che sono parte importante del contesto sociale, culturale e sportivo esistente nella nostra realtà provinciale.

Altrettanto non banale è la questione del trasporto scolastico che, in assenza di precise e non mutevoli indicazioni, sta ponendo molti Comuni, soprattutto quelli piccoli e/o montani, in seria difficoltà nel programmare o nel rimodulare il servizio e nella condizione spesso di dover reperire nuove e ingenti risorse sia finanziarie sia di mezzi sia di personale.

In definitiva si chiede che codesto Ministero fornisca senza ulteriori ritardi e con assunzione piena delle responsabilità che gli sono proprie, risposte certe e coerenti sui temi qui enunciati, al fine di contemperare le esigenze di una concreta prevenzione di tipo sanitario a tutela del diritto alla salute con l’altrettanto fondamentale diritto a un’istruzione vera e di qualità. Ciò senza imporre agli Enti locali di supplire, senza peraltro dotarli delle risorse e degli strumenti necessari, alle note carenze, che in questo periodo vanno ad aggravare una situazione di per sé non ordinaria e quindi da presidiare con ancor maggiore puntualità e attenzione. Certi che le osservazioni suddette possano essere recepite come sempre in un’ottica di leale collaborazione istituzionale – conclude l’Associazione Comuni Bresciani -, si porgono distinti saluti».

 

 

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GardaPost