Gardaland: quest’anno lasciata a casa metà della forza lavoro

Per riaprire in sicurezza, lo scorso 13 giugno, il parco aveva affrontato spese straordinarie per circa 1 milione di euro, oltre a quelle già previste per l’apertura.

Questo per mettere in atto un protocollo che prevedeva la misurazione della temperatura corporea all’ingresso, l’obbligo per tutti di indossare mascherine di protezione, la fornitura ai dipendenti degli schermi di protezione, l’installazione di barriere in plexiglass, la distribuzione di dispenser igienizzanti, la sanificazione continua di tutte le aree ma anche delle attrazioni dopo ogni giro, le misure per l’opportuno distanziamento con segnaletica lungo le vie del Parco e nei percorsi per accedere alle attrazioni e l’utilizzo di APP per code virtuali. Il protocollo imponeva anche il contingentamento degli ingressi con prenotazione obbligatoria e l’apertura delle sole attrazioni all’aperto.

Tutto ciò – fa sapere Gardaland -, in aggiunta al ritardo di oltre due mesi nell’apertura del Parco, ha purtroppo comportato una diminuzione di circa il 50% della forza lavoro del Parco che, in alta stagione, raggiunge solitamente il numero massimo di 1.500 persone, tra dipendenti a tempo indeterminato e stagionali.

“Il prolungamento dell’orario di apertura, l’aumento della capienza massima giornaliera e l’apertura di nuove attrazioni durante l’estate aveva anche permesso l’assunzione di circa 200 lavoratori stagionali in più che purtroppo, con la chiusura anticipata, vengono ulteriormente penalizzati” , ha dichiarato il dott. Aldo Maria Vigevani, Amministratore Delegato di Gardaland.

Nonostante un Protocollo di Sicurezza che ha funzionato in maniera eccellente, molti visitatori, preoccupati per il contagio, hanno preferito rimandare la propria visita al Parco e la stagione si è conclusa con un calo dell’affluenza rispetto agli anni precedenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GardaPost