In difesa della raccolta dell’oliva in zona rossa

Da oggi, venerdì 6 novembre, scattano per l’intera Regione Lombardia gli obblighi e i divieti previsti per i territori nei quali il rischio contagio da Covid-19 è considerato “alto” e in cui la situazione sanitaria è definita di “gravità massima”.

Entro tali territori è fatto esplicito divieto di muoversi, se non per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o altre necessità.

«Il Dpcm che pone i divieti – fa notare il movimento 2020ResetAll – definisce una serie di ulteriori ragioni che giustificano la mobilità (per esempio, lo svolgimento di attività motoria e sportiva), nessuna delle quali è però utile ai fini della risoluzione della problematica che vogliamo sollevare: quella della raccolta e del conferimento dell’oliva ai frantoi da parte di semplici cittadini proprietari di piante di olivo.

Il territorio dell’Alto Garda, sostanzialmente montano, si caratterizza per un’orografia alquanto accidentata; circostanza che, unita alla frammentazione proprietaria, ha notevolmente limitato la nascita di aziende agricole intensive. L’esito di tale situazione è stato quello di far sì che una parte notevole del patrimonio olivicolo sia quindi gestito da semplici cittadini, spesso su base famigliare allargata.

Numerosissime sono inoltre le persone che raccolgono oliva a scopo di semplice autoconsumo e/o di integrazione del reddito, senza che tale attività configuri una professione in senso proprio (niente azienda agricola, niente partita IVA, nessun contratto e così via).

La raccolta delle olive.

 

Durante il lockdown della scorsa primavera, a molti è stato impedito di raggiungere i propri appezzamenti di terra, dove erano coltivate verdure a fini di autoconsumo, poiché le norme allora in vigore consentivano solo di recarsi negli spazi dove si potevano comprare beni di prima necessità.

Non serve autoritarismo – continua l’appello di 2020ResetAll -, ma autorevolezza. Non serve il richiamo all’obbedienza, ma la lucidità, la razionalità, la consapevolezza e la responsabilità da parte di ognuno per inventare i percorsi che ci consentano di uscire da una situazione fino a ieri impensabile.

È dunque per evitare il ripetersi di tali assurdità che siamo a chiedere a tutti gli organismi competenti (in primis alle amministrazioni comunali delle sponda bresciana del Garda e alla Comunità del Garda, ma anche ai soggetti economici di categoria come Aipol ed Aifol) di attivarsi nei confronti delle autorità di polizia, che saranno tenute a svolgere i controlli sulla mobilità, affinché mettano in chiaro che la raccolta delle olive e il conferimento delle stesse da parte di semplici persone fisiche ai frantoi è oggi oggettiva “ragione di necessità”.

È ragione di necessità poichè dal conferimento di oliva dipende tutto il circuito economico che ruota attorno ai frantoi, già gravemente colpiti dalla disastrosa annata 2019.

È ragione di necessità perché costringere qualcuno a rinunciare a un piccolo reddito o al prodotto necessario all’autoconsumo nello scenario di crisi economica che si prospetta sarebbe un’azione intollerabile.

È ragione di necessità perché è da sempre uno spreco lasciare sulle piante oliva in abbondanza.

Per queste stesse ragioni – conclude 2020ResetAll – lanciamo un appello anche a tutti i frantoiani, chiedendo loro di prolungare il più possibile la stagione di apertura dei frantoi, così che non rimangano piante con oliva non raccolta a causa di eventuali chiusure a breve termine».

Quando a terra non restava neppure un’oliva: in questa foto d’epoca due donne impegnate nella raccolta delle olive “sfuggite” alle reti.

 

 

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GardaPost