Asst Garda, l’analisi dei dati della “quarta ondata” Covid

“Ritengo utile condividere questa analisi frutto di un lavoro di attento confronto e monitoraggio continuo dell’andamento pandemico, realizzato con la nostra Unità di Crisi, relativa al periodo compreso tra novembre 2021 e febbraio 2022. I dati testimoniano, ancora una volta, l’efficacia dei vaccini sui pazienti ricoverati nei reparti ordinari, ma ancora di più sui ricoverati in terapia intensiva. Interessante anche la statistica sui pazienti che hanno contratto la malattia con la variante omicron, sia in termini di età media che di stato vaccinale”, commenta il Direttore Generale Mario Alparone.

Il rialzo dei contagi avvenuto a partire dal novembre 2021 e che sta interessando anche i primi mesi del 2022 è stato comunemente definito “quarta ondata”. Tale periodo è coinciso con la diffusione di una nuova variante virale, definita variante Omicron (VOC B.1.1.529) che ha, appunto, raggiunto l’Italia a partire dal tardo autunno 2021. Per meglio analizzare la portata di tale fenomeno, a livello aziendale sono stati presi in esame i dati relativi ai pazienti risultati positivi a tampone molecolare per la ricerca SARS-CoV-2 ricoverati nel periodo tra l’1 novembre 2021 ed il 14 febbraio 2022 presso i Presidi Ospedalieri dell’ASST del Garda (Desenzano del Garda, Gavardo e Manerbio).

Nel periodo preso in considerazione sono stati ricoverati un totale di 542 pazienti con diagnosi di COVID-19, di cui 295 maschi (54.4%) e 247 femmine (45.6%), con un’età media pari a 66.4 anni.

Di questi, 35 pazienti (6.0%) sono transitati in terapia intensiva, con una prevalenza del sesso maschile (63%).

Il tasso di mortalità è stato pari all’9% (49 decessi), inferiore rispetto a quanto riscontrato nelle precedenti ondate (33.3% prima ondata, 15.1% seconda ondata e 15.2% terza ondata), e l’età media dei pazienti deceduti è risultata essere di 81.5 anni (±10.8).

Sono state recuperate le informazioni relative allo stato vaccinale di 532 pazienti e sono stati suddivisi nelle due categorie di seguito riportate (vaccinato e non vaccinato) al fine di evidenziare le differenze in termini di esiti clinici tra coloro che sono stati sottoposti a dose booster o hanno completato il ciclo primario entro 120 giorni e coloro che non sono vaccinati o hanno completato il ciclo primario in periodo non recente (oltre i 120 giorni):

 

Nel campione analizzato si osserva che soggetti appartenenti alla categoria vaccinati secondo la definizione di cui rappresentano solo il 26.9% del totale. L’età media dei pazienti non vaccinati è risultata pari a 65.1(±23.4) anni, sensibilmente inferiore rispetto a quella dei vaccinati, pari a 70.2 (±19.6) anni.

Focalizzando l’attenzione sui 35 pazienti transitati in Terapia Intensiva, un primo dato di interesse è che la quota di pazienti non vaccinati (91.4%) è ampiamente superiore rispetto a quella dei vaccinati (8.6%). Il tasso di mortalità generale è stato pari al 37%: 40.6% tra i non vaccinati e nessun paziente deceduto tra i vaccinati. Nonostante il risultato non sia statisticamente significativo a causa dell’esiguo numero di osservazioni disponibili, questo dato evidenzia non solo l’importanza della vaccinazione, ma anche quella del richiamo con dose booster nel prevenire gli esiti più severi della malattia.

I pazienti sottoposti a identificazione della variante sono 142, dei quali 103 con variante Delta (72.5%) e 39 (27.5%) con variante Omicron.

L’età media dei pazienti con variante Omicron (66.3 (±24.8) anni) è risultata inferiore rispetto all’età media dei pazienti con variante Delta (71.4 (±15.0) anni). Il dato della copertura vaccinale nei pazienti sottoposti a genotipizzazione è stato recuperato per 136 pazienti; ed è risultato diverso nelle due popolazioni, con una quota di vaccinati superiore per la variante Omicron (31.6%) rispetto alla variante Delta (11.2%).

Il tasso di mortalità dei pazienti con variante Delta (15.5%) è risultato superiore rispetto a quello dei pazienti con variante Omicron (5.1%).

Un ultimo aspetto d’interesse in merito all’analisi della genotipizzazione riguarda la durata media del ricovero: per i pazienti Delta essa si è attestata sui 11.3 (±9.1) giorni, mentre per i pazienti Omicron la degenza ospedaliera è risultata inferiore (9.1 (±5.5) giorni).

Questo elaborato evidenzia gli aspetti principali in termine di distribuzione anagrafica e mortalità sia in relazione all’esito della genotipizzazione, sia riguardo lo stato vaccinale dei soggetti, attestando in particolare l’effetto protettivo dei vaccini nel prevenire gli esiti più severi della malattia.

L’analisi dei dati è stata effettuata da Elena Zanardini, Benvenuto Antonini, Maria Grazia Marin, Marco Boscarino, Luca Chiaruttini, Andrea Beatini.

L’ingresso principale dell’ospedale di Desenzano.

 

 

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GardaPost