Reti da pesca abbandonate, un problema da risolvere

«Alcuni giorni fa – scrive Spiller – durante un giro di perlustrazione abbiamo intercettato e recuperato una rete da pesca abbandonata, evidentemente da molto tempo a giudicare dalle pessime condizioni.

Si tratta di parecchie decine di metri di rete in corda e nylon abitualmente utilizzata per la pesca professionale, probabilmente persa o abbandonata da diversi mesi se non addirittura anni, depositata sul fondale a pochi metri di profondità e aggrovigliata a tutto ciò che il lago quotidianamente trasporta, come alghe, pezzi di legno e altro materiale di varia natura.

Un attrezzo di queste dimensioni e con queste caratteristiche, abbandonato alla deriva e quindi privo di qualsiasi segnalazione non rappresenta solo un potenziale pericolo per uccelli e pesci, ma anche una possibile trappola mortale per chi svolge attività subacquea. Non è la prima volta infatti che proprio a causa di reti da pesca alla deriva si verificano incidenti con conseguenze molto serie. Così come non è affatto raro purtroppo che oggetti del genere vengano ritrovati nelle acque del nostro lago.

In base al regolamento regionale che definisce la pesca professionale sul Lago di Garda “Tutti gli attrezzi da pesca di cui all’articolo 11, comma 1, lettere a), b), c) e d) devono essere muniti di un apposito contrassegno rilasciato dalla Provincia, consistente in una targhetta in materiale non ossidabile, resistente agli agenti atmosferici, applicato saldamente alla corda o alla rete, in un punto facilmente controllabile”, questo purtroppo spesso non avviene, e la maggior parte delle reti, anche regolari, che si trovano frequentemente a lago sono sprovviste di un chiaro sistema di riconoscimento rendendo spesso impossibile risalire al proprietario.

 

In molti casi il numero identificativo viene riportato su un gavitello in polistirolo, che facilmente finisce per staccarsi o deteriorarsi, talvolta vengono riportati riferimenti non corretti o non corrispondenti ad alcuna licenza, altre volte nemmeno questi e si trovano reti posate senza alcun sistema di identificazione, nemmeno rudimentale.

Insomma – continua Spiller – su questo fronte c’è davvero tanto da fare, per poter dare un nome e un cognome alle reti da pesca che sempre più spesso vengono ritrovate e recuperate lungo le nostre coste. E’ indispensabile che tutte le reti che per qualsiasi motivo vengono perse o abbandonate vengano recuperate il prima possibile, e per nessun motivo lasciate alla deriva soprattutto se in assenza di chiari sistemi di segnalazione.

Da diversi mesi è in corso un confronto istituzionale tra enti ed associazioni di pescatori, dilettanti e professionisti, con l’obiettivo di arrivare ad una revisione dei regolamenti vigenti, vecchi ed ormai superati, che su diversi aspetti, in particolare per quanto riguarda la pesca professionale, hanno bisogno di profondi interventi ed aggiornamenti.

Auspico – conclude Spiller –  che il tema della chiara ed ineludibile segnalazione e tracciabilità degli strumenti per la pesca professionale venga inserita all’interno di questo dibattito e trovi risposte definitive e soddisfacenti nel testo del nuovo documento normativo che verrà redatto. Ne va della sicurezza non solo dell’ecosistema, ma anche di tanti fruitori delle acque del nostro lago che spesso si immergono ignari dei rischi a cui potrebbero andare incontro».

 

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GardaPost