La calda estate 2022: drammatica evidenza dei cambiamenti climatici

L’estate 2022 è destinata a lasciare il segno nella corsa dei record climatici a causa del susseguirsi di ondate di calore e del prolungarsi di una fase di siccità, particolarmente pronunciata in nord Italia, che contribuiscono a rendere il 2022 per ora – relativamente ai soli primi sette mesi dell’anno – l’anno insieme più secco e più caldo mai registrato in Italia dal 1800.

Il crollo del ghiacciaio in Marmolada, simbolo di una situazione in costante e rapido peggioramento

In Trentino la discussione sui cambiamenti climatici e sui loro impatti sull’ambiente alpino è stata riportata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica a seguito del drammatico evento che nella giornata dello scorso 3 luglio ha causato 11 vittime sulla Marmolada. Il persistente caldo anomalo ha infatti contribuito a causare l’enorme crollo nella parte sommitale del ghiacciaio, avvenuto in territorio trentino, che ha provocato una valanga di neve, ghiaccio e roccia che ha investito diverse cordate di escursionisti.

La perdita dei ghiacciai rappresenta il fenomeno più visibile tra gli effetti del riscaldamento in atto, provocando una rapida modifica del paesaggio di montagna. In Trentino già nel 2015 l’estensione complessiva dei ghiacciai corrispondeva solo a circa il 28% della massima espansione raggiunta a metà 1800 a conclusione della Piccola Età Glaciale (PEG). A causa del riscaldamento globale, il processo di riduzione superficiale e di volume di ghiaccio sta accelerando: ad oggi si stima che la superficie dei ghiacciai trentini sia ridotta a circa un quarto rispetto al massimo della PEG, con la quota della fronte dei ghiacciai che si è innalzata di circa 300-500 metri, fino a 2800-3100 metri di quota. Tale intenso processo di ritiro ha comportato la frammentazione e l’aumento della vulnerabilità al cambiamento climatico dei ghiacciai trentini.

L’anomalia climatica 2022, ed estiva in particolare, ha rivelato in tutta la sua gravità questa situazione già fortemente critica. A causa della scarsità di precipitazioni e delle temperature superiori alla media registrate nei mesi invernali e primaverili, già a fine maggio, secondo le analisi di Meteotrentino, i ghiacciai del Trentino presentavano in generale un innevamento piuttosto scarso, fortemente intaccato dalla fusione. Con un anticipo di almeno un mese rispetto alla media si è osservata  la completa fusione della neve e la scopertura di alcune fronti glaciali, come ad esempio quella del ghiacciaio della Marmolada, con anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali. Le temperature nei successivi mesi estivi, caratterizzate da valori molto elevati e sistematicamente sopra la norma di 2-3 °C (anomalie calcolate rispetto al trentennio 1991-2020  presso le stazioni di riferimento), hanno accelerato ulteriormente i processi di fusione e arretramento progressivo dei ghiacciai. Per il ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone, la Commissione Glaciologica della SAT ha registrato già a fine luglio un arretramento di 46 metri rispetto ai 23 m misurati l’anno scorso a inizio autunno e ai 12 metri dell’anno 2020.

Marmolada, l’area del distacco con le due lingue di ghiaccio e l’attrezzatura di monitoraggio [Archivio Ufficio Stampa PAT].

Fusione dei ghiacciai e siccità: sempre meno acqua a disposizione

La situazione drammatica dei ghiacciai trentini e alpini in generale pone forti preoccupazioni anche in merito alla futura disponibilità di risorse idriche per i territori a valle. Alla luce dei cambiamenti climatici osservati e attesi, l’esaurimento delle riserve d’acqua ghiacciata in quota si somma al verificarsi di situazioni di siccità prolungata, che possono comportare forti conflitti nell’uso della risorsa, emersi anche durante questa stagione estiva (nella foto in alto, Lago Serodoli e Lago Gelato ad agosto 2022, qui sotto la diga di Malga Bissina a luglio 2022).

La diga di Malga Bissina a luglio 2022.

 

La situazione di siccità in Italia ha raggiunto livelli eccezionali, in particolare nelle regioni settentrionali. Secondo le analisi del CNR-ISAC di Bologna, le precipitazioni cumulate dal 1° gennaio al 31 luglio 2022 a livello nazionale sono inferiori del 47% rispetto alla media del trentennio di riferimento 1991-2020 (-52% nelle regioni settentrionali). Situazione confermata anche in Trentino, dove, ad esempio, presso l’osservatorio meteorologico di Rovereto – San Rocco sono stati registrati solo 281 mm di pioggia complessiva (47% della norma), valore minimo dell’intera serie che parte dal 1882.

Questa anomalia negativa di precipitazione che ha caratterizzato gran parte dell’Italia, ma anche dell’Europa centro-meridionale, a partire da dicembre 2021, unita al caldo estremo degli ultimi mesi, ha determinato gravi ripercussioni non solo sui ghiacciai, ma anche sugli ecosistemi naturali, sull’agricoltura, sulla produzione idroelettrica, sul benessere umano e animale, e ha favorito la propagazione di numerosi e vasti incendi boschivi.

Situazioni di magra eccezionale si sono verificate in tutti i bacini idrografici del Nord Italia a partire dalla primavera. Anche il Trentino ha subito gli effetti di tale condizione nei mesi estivi, con i grandi invasi ad uso idroelettrico ridotti ai minimi termini a causa delle richieste di rilascio d’acqua a fini irrigui, anche a servizio dei territori di pianura, e con situazioni localizzate di scarsità d’acqua per uso civile e torrenti in secca. Numerose sono state, infatti, negli ultimi mesi le ordinanze comunali di limitazione dell’utilizzo dell’acqua di acquedotto, ad esempio per l’irrigazione dei giardini privati e il riempimento delle piscine private.

Il caldo anomalo è durato più a lungo di sempre

Il caldo anomalo estivo si è manifestato non tanto nei record delle temperature massime quanto piuttosto nelle prolungate fasi calde e nei valori elevati delle temperature minime notturne.

Presso l’osservatorio di Rovereto, dove il mese di luglio 2022 è risultato il secondo più caldo in assoluto dell’intera serie con una temperatura media di 28,2 °C, dopo luglio 2015 (28,6 °C), si è registrato un nuovo record nella lunghezza della sequenza ininterrotta di giorni con temperatura massima maggiore di 30 °C: ben 45 giorni (23 giugno – 6 agosto 2022), di gran lunga superiore al record precedente di 35 giorni (27 giugno – 31 luglio 2015).

Si tratta di dati che offrono un’indicazione di quanto anche il comfort termico e la salute della popolazione siano stati messi a dura prova. Per quanto riguarda la stazione di Trento Laste, stazione di riferimento per il capoluogo, nel mese di giugno la temperatura minima mensile misurata è risultata superiore di ben 3,0 °C rispetto alla media storica delle minime rilevate (la serie parte nel 1921). Nel mese di luglio si è registrata invece la temperatura minima mensile più alta di sempre: la minima assoluta del mese di 16,4 °C ha battuto il precedente record di 16,0 °C del 1967.

 

L’inevitabile presentarsi dei fenomeni meteorologici estremi

Nonostante un quadro complessivo di carenza di precipitazioni, si sono verificati alcuni episodi temporaleschi talora particolarmente violenti, tra i quali i nubifragi verificatisi la sera del 5 agosto, che hanno causato numerosi smottamenti e colate di fango e detriti nell’area delle Dolomiti, con gli eventi più rovinosi che hanno avuto luogo in Val di Fassa, dove sono caduti più di 100 mm in un’ora. I danni alla rete stradale e idraulica, alle abitazioni e alle strutture turistiche, alla rete sentieristica e al patrimonio forestale, sono stati importanti.

In generale, l’atmosfera molto calda, ricca di energia e di vapore acqueo, contribuisce a dare origine a precipitazioni a carattere temporalesco di maggior potenza, che da un lato sono inefficaci per risolvere la siccità alla grande scala perché localizzati, dall’altro sono responsabili di fenomeni estremi simili a quelli sopra descritti.

Il caldo anomalo in atmosfera che si è accumulato quest’estate e le temperature ben sopra la media del Mar Mediterraneo sono gli ingredienti perfetti per aumentare il rischio di osservare ulteriori eventi estremi violenti durante l’ultima parte dell’estate e in autunno, non appena si verificheranno irruzioni di masse d’aria più fresche. Anche l’aumento in intensità e frequenza dei fenomeni meteorologici estremi è uno tra gli impatti attesi al progredire dei cambiamenti climatici in futuro.

 

APPA e Provincia al lavoro per pianificare l’azione di mitigazione e adattamento

In sintesi, l’estate 2022 ci ha messi di fronte alla drammatica evidenza dei cambiamenti climatici e dei loro impatti  attesi nei prossimi anni e decenni anche sul territorio trentino, sottolineando ancora di più l’urgenza di adottare opportune misure di mitigazione e, soprattutto, di adattamento al clima futuro nei diversi ambiti, dall’agricoltura alla produzione di energia, dal turismo alla salute, dalla salvaguardia degli ecosistemi naturali alla gestione dei rischi di incendio, alluvione e altri disastri naturali.

In questa direzione è proiettato il programma di lavoro Trentino Clima 2021-2023, coordinato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA), che delinea il percorso verso la definizione di una Strategia Provinciale di Mitigazione e Adattamento ai Cambiamenti Climatici.

Fonti

  • APPA, “Rapporto sullo stato dell’ambiente 2020
  • Meteotrentino, “Campagna di misure di accumulo sui ghiacciai trentini, report 2022”
  • Commisione glaciologica della SAT, pagina Facebook
  • Meteotrentino, “Analisi meteorologica mensile giugno 2022”
  • Meteotrentino, “Analisi meteorologica mensile luglio 2022”
  • Società Meteorologica Italiana, “Estate 2022: caldo e siccità estremi in Italia, soprattutto al centro-nord”

Lavinia Laiti

Roberto Barbiero

Per ulteriori approfondimenti:

 

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GardaPost