Scienza & tecnologia

Multiart, la app che trasforma le immagini in musica

Arte senza confini grazie alla tecnologia: immagini, quadri e disegni che con un clic si trasformano in musica, finalmente fruibili anche da chi non può vedere, in particolare bambini e ragazzi non vedenti o ipovedenti.

Da Vinci, Van Gogh, Picasso: le opere dei più grandi artisti, ma con esse qualsiasi oggetto o immagine mai realizzato o ancora da realizzare, si libereranno dalle catene delle loro cornici per diventare note e melodie grazie ai colori e a un algoritmo, unico e inedito, guidato da un’intelligenza artificiale a sua volta addestrata da artisti e musicisti. Quest’ultimo permetterà a chiunque, anche a non vedenti e ipovedenti, di “sentire” l’arte come mai successo prima: ciascun utente avrà inoltre la possibilità di costruire la propria opera multimediale, combinando immagini e suoni.

 

“Sentire” l’arte come mai successo prima

È questa l’idea rivoluzionaria alla base di Multiart, la nuova app tutta italiana – ideata da un collettivo di artisti bresciani e sviluppata grazie a programmatori e finanziatori lombardi – già disponibile per iOS e Android in 170 Paesi e 5 lingue (italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo), in versione gratuita aperta a tutti (da cui sarà sempre e comunque possibile ascoltare un quadro, ma se ne potranno memorizzare solo 3 nel proprio archivio personale) e in versione premium, a 4,99 euro/mese, senza limiti per artisti, professionisti e creator digitali.

La funzionalità principale della app consente di catturare con la fotocamera dello smartphone una qualsiasi immagine (un paesaggio, una foto, un ritratto, un oggetto, un’opera d’arte famosa) e trasformarla in musica tramite un’associazione innovativa di colori e suoni.

Ciascuna immagine avrà la sua musica, unica e irripetibile: ora anche la Gioconda, la Nascita di Venere, La Notte Stellata e tutte le opere d’arte dei più grandi di sempre avranno voce propria e potranno essere “ascoltate”.

 

Multiart: ascoltare la Gioconda in versione rock, jazz o funk

Come detto serve solo un clic, anzi uno scroll: con Multiart basta inquadrare l’immagine per attivare l’algoritmo che, in pochi secondi, elaborerà ogni singolo pixel per ricostruire e raggruppare tra loro gli esacromatici (l’insieme dei colori ciano, magenta, giallo, nero, arancione e verde), a loro volta abbinati alle 88 note del pianoforte e a ulteriori 12 matrici, come la base di molte scale musicali, e ancora ai foni delle varie lingue del mondo, fino a comporre una melodia originale, unica e irripetibile, con un potenziale di combinazioni pari a 12 alla ventesima, nell’ordine dei triliardi.

È in fase di implementazione la modalità shuffle: ovvero, la possibilità di riarrangiare e remixare la musica creata ad hoc per una singola immagine. Sarà così possibile ascoltare la Gioconda in versione rock, jazz o funk, sulla base della stessa melodia.

 

Gli ideatori di Multiart

L’intuizione (brevettata) di Multiart è firmata Fabio Rebuschi, sviluppata in collaborazione con Mauro Maisel Zuliani e Igor Costanzo, oggi insieme nel collettivo The DouglaS MortimerS.

Il format gratuito di Multiart, con il suo valore ludico e didattico, è dedicato in particolare a non vedenti e ipovedenti e alle istituzioni educative che cercano d’integrare l’arte nei loro programmi didattici per stimolare creatività e apprendimento: la versione premium si rivolge invece a chiunque voglia esprimere la propria visione artistica o esplorare il mondo dell’arte multimediale, abbracciando un mercato che vale più di 2,5 miliardi di euro (dati 2022: in crescita del 9% l’anno).

Il target di riferimento: artisti emergenti, collezionisti digitali, appassionati di tech e arte, professionisti creativi (designer, musicisti e content creator).

 

L’obiettivo è rendere l’arte accessibile a tutti

“Vogliamo prendere per mano un bambino non vedente e portarlo agli Uffizi, o in qualsiasi museo, e far sì che possa ascoltare l’arte per la prima volta”, spiegano i The DouglaS MortimerS. Non solo: “L’obiettivo è rendere l’arte accessibile a tutti con un approccio moderno e intuitivo, democratizzare l’arte multimediale, rendendola interattiva per un pubblico globale”.

Il riferimento è a tutte le funzionalità della app: trasformare le immagini in musica; creazione di opere multimediali personalizzate; galleria online di opere multimediali (una piattaforma dove gli utenti possono esplorare, acquistare o vendere opere multimediali); stanze virtuali per gli artisti (ogni utente ha uno spazio personale all’interno della app, dove può esporre le proprie creazioni e interagire con altri utenti).

 

“Umanizzare il web, caduto ormai in mano a haters e nichilismo”

“La nostra app – continuano gli artisti – racconta l’umanesimo digitale. Attraverso un codice di lettura multimediale universale vogliamo umanizzare il web, caduto ormai in mano a haters e nichilismo. Se la bellezza salverà il mondo, lo può fare anche attraverso una app che permetta alle persone di esprimersi, di esplorare l’arte in forma nuova, nel caso dei non vedenti finalmente di sentire ciò che fino ad oggi non era stato possibile vedere: il sorriso di un bambino che non vede è ciò che dà davvero un senso al nostro lavoro. La sintesi del nostro agire: un rinascimento, stimolo per una nuova era di consapevolezza, nella quale sarà l’umanità a sottomettere la tecnologia e non viceversa, al fine di una reale crescita civile e sociale”.

Le ispirazioni: dal sogno wagneriano dell’opera d’arte totale alla teoria di colori e suoni di Kandinskij, e ancora la beat generation e le avanguardie artistiche del ‘900 indagate dall’Archivio Conz di Verona.

Alla realizzazione della app hanno partecipato più di 50 artisti tra cui, solo per citarne alcuni: il maestro Edmondo Mosé Savio, direttore d’orchestra e già preparatore e direttore di coro per i concerti all’Arena di Verona della band Il Volo; Giuseppe Palma, sassofonista da più di 30 anni docente al conservatorio di Palermo; Miki Borchia, dj e producer di fama nazionale e volto noto dei Belzebass; Neeli Cherkovski, poeta americano autore delle biografie ufficiali di Lawrence Ferlinghetti, Bob Kaufman e Charles Bukowski; Caterina Borghi, pittrice mantovana ideatrice della rassegna Piccola Parigi, ispirata a MontMartre.

Capofila della programmazione il project manager Paolo Baldassare, che ha già sviluppato 24 app di successo tra cui Cibarius, Italy Padel Tour e Sofabis. Il coordinamento della sezione musicale e dei rapporti con la Siae è di Massimo Mitola, dj e producer milanese dal 2014 nel team del Mazoom Lab.

 

Il team di Multiart.

Il team di Multiart

FABIO REBUSCHI. Nato nel 1982 a Desenzano del Garda, si avvicina giovanissimo al mondo della musica: fisarmonica, organo, sassofono e basso. Specialista dell’improvvisazione, da autodidatta studia giocoleria e crea spettacoli itineranti che porta nelle maggiori piazze italiane ed europee. Membro e co-fondatore di diversi gruppi musicali locali, collabora a diversi eventi teatrali di Brescia e provincia. Contribuisce alla ristrutturazione della casa-museo di Erbezzo dell’Archivio Conz e si immerge nel movimento Fluxus. Performer a 360 gradi, con il suo repertorio vuole contribuire alla divulgazione e alla conoscenza dell’arte in ogni sua forma.

IGOR COSTANZO. Nato nel 1980 a Desenzano da una famiglia italo-finlandese, oggi è poeta, insegnante, traduttore e giornalista. Durante gli anni universitari è assistente di Francesco Conz, dell’omonimo Archivio veronese, entrando in contatto con il mondo della poesia e dell’arte a livello internazionale. Ha pubblicato diversi libri di poesia: “I wish to be light”, “Innocenza in bilico”, “Il cavallino blu”, “Apnea”, “The Little Door to the Sky”, fino al più recente “Re-beat” (2023). Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti alla Polonia. Tantissime le collaborazioni: Omar Pedrini, Enrico Ghedi, Jack Hirschman, Lawrence Ferlinghetti, Paul Polanski. Sul lago di Garda già direttore artistico del Monigart Festival.

MAURO MAISEL ZULIANI. Nato nel 1983 a Desenzano, si avvicina all’arte come autodidatta: fin da bambino s’impegna nel disegno, sperimenta colori e tecniche diverse. Nel 2009 studia all’Accademia Santa Giulia di Brescia e prende dimestichezza con la grafite: nel 2013 la sua prima mostra personale, al Just Cavalli Club di Milano. Nel curriculum tante altre mostre sul Garda (a Lonato, Salò, Peschiera), a Milano (Fuorisalone), alla Piccola Parigi di Quistello, a Parma, a Barcellona: i suoi lavori sono oggi esposti in gallerie d’arte a Ischia e Monza, una sua opera è stata donata a Dj Ringo di Virgin Radio. Si specializza nella scultura e realizza alcune opere su donne e stregoneria: in segreto comincia a posizionare installazioni provocatore nelle piazze e vicino alle chiese. Dalla fine del 2017 ha aperto, a Moniga, il GriMaiseLab, la “casa” della Contemporary Anxiety Art.

MASSIMO MITOLA. Nato a Milano nel 1975, da sempre appassionato di musica, ha cominciato ad esibirsi già a 18 anni in alcune delle discoteche più importanti del capoluogo lombardo. In carriera ha potuto lavorare con grandi artisti internazionali come Sven Vath, Ralf, Killer Faber, Mario Più, Franchino, Dj Dado, Principe Maurice, Leo Mas, Dj Iguana (Buddha Bar). Dal 2014 lavora per l’etichetta discografica Mazoom Lab a stretto contatto con il suo produttore Sergio Buio. In tal senso non mancano le soddisfazioni nel mondo della discografia, tanto da assicurarsi in più occasioni i primi posti nelle classifiche di Beatport.

PAOLO BALDASSARE. Nato a Sarzana (La Spezia) nel 1974, è tra i volti emergenti dell’informatica italiana. Project manager, programmatore, sviluppatore, specialista analisi software e consulente privacy, nel settore mobile ha già partecipato attivamente alla realizzazione di 24 app di successo tra cui, solo per citarne alcune: Cibarius, Italy Padel Tour e Sofabis. Fa parte del team di Cyber Solving, squadra di specialisti nelle tematiche di protezione dei dati, gestione del rischio di perdita e attacchi, interruzione operatività aziendale.

 

 

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GardaPost