TipoGarda, per chiudere la filiera carta-stampa

TOSCOLANO – Un nuovo progetto, candidato al contributo del bando Culturability, per far rinascere in Valle delle Cartiere anche l’arte tipografica.

Dalla carta alla stampa. Il passo è quasi obbligato per la Fondazione Valle delle Cartiere di Toscolano, che è stata sì polo di produzione cartaria della Serenissima, ma anche sede di stampatori geniali, che hanno fatto la storia dell’arte tipografica.

Così, mentre la Fondazione si appresta ad avviare un percorso formativo per due novelli mastri cartai (intervento finanziato con contributo della Fondazione Telecom), si lavora anche per chiudere la filiera «carta e stampa», affiancando alla produzione artigianale di carta pregiata anche servizi tipografici, riattivando i vecchi torchi da stampa conservati nel Museo della carta. Questo l’obiettivo del progetto «TipoGarda», firmato da tre giovani gardesani: il project manager Filippo Cantoni (che ha curato anche il progetto da 174mila euro «Toscolano 1381: una carta, una storia, un futuro», uno degli 8 ammessi a finanziamento tra i 478 presentati per il bando Telecom «Beni invisibili»), la type design Leo Colalillo e la grafica Arianna Milesi.

La buona notizia è che TipoGarda è uno dei 20 progetti finalisti (tra i 996 presentati!) del bando nazionale «Culturability – Spazi d’innovazione sociale», indetto da Fondazione Unipolis per supportare progetti che coniughino cultura e creatività, innovazione e coesione sociale, capacità di promuovere reti e occupazione giovanile.

Dei 20 progetti finalisti ne saranno finanziati 6, ciascuno con un contributo di 60mila euro, 40mila a fondo perduto e 20mila attraverso attività di incubazione e formazione. Il progetto dedicato alle arti tipografiche è promosso dalla Fondazione Valle delle Cartiere in collaborazione con importanti partner: la Fondazione Tipoteca Italiana e l’Associazione italiana musei stampa e carta (che si occuperanno del recupero dei vecchi macchinari tipografici conservati a Toscolano), l’Accademia di Belle Arti “Santa Giulia” di Brescia (con la quale sarà proposto un corso di formazione destinato a giovani “professionisti del carattere”), l’Associazione Calligrafica Italiana (che curerà gli aspetti legati alla legatoria) e il Vittoriale degli Italiani, che utilizzerà i prodotti realizzati per finalità istituzionali (inviti, lettere, ecc.).

TipoGarda punta anche all’inclusione sociale, tramite il coinvolgimento nelle attività di stampa tipografica dei ragazzi disabili della Fobap Onlus di Toscolano.

Uno degli antichi torchi tipografici conservati al Museo della carta di Toscolano.

«Ora – spiega Maria Grazia Boschetti, presidente della Fondazione Valle delle Cartiere – il progetto accede ad una fase di formazione e supporto, offerta da Unipolis, che aiuterà i 20 finalisti a migliorare le proposte presentate, analizzandone più nel dettaglio i contenuti e accompagnando i progetti alla presentazione degli elaborati finali, prevista per il 30 maggio. Entro il 30 giugno la selezione dei 6 progetti migliori».

Non solo impresa, ma anche cultura: TipoGarda prevede anche azioni volte alla riscoperta di celebri stampatori, come Gabriele di Pietro e Alessandro Paganini, che tra Quattro e Cinquecento fecero di Toscolano la sede della loro attività artistica.

Caratteri tipografici.

 

Un po’ di storia: gli stampatori a Toscolano.

Fino alla prima metà del Quattrocento la diffusione delle informazioni è affidata, oltre che alla comunicazione orale, all’abilità degli amanuensi. Ogni singolo libro richiede mesi o addirittura anni di paziente lavoro nello scriptorium per essere minuziosamente trascritto.

Una nuova era si apre nella seconda metà del Quattrocento. A Magonza Gutenberg perfeziona la tecnica dei caratteri mobili e la stampa diventa il più potente mezzo di diffusione delle idee.

Il procedimento perfezionato da Gutenberg è semplice ma geniale: consiste nell’allineare i singoli caratteri mobili in modo da formare, riga dopo riga, una pagina in rilievo. Il mosaico di caratteri viene quindi cosparso di inchiostro e pressato per mezzo di un torchio su un foglio di carta o di pergamena. È una tecnica che resterà invariata per quasi quattro secoli e che conosce sin dagli esordi uno sviluppo eccezionale.

I libri impressi tra la metà del Quattrocento e l’anno 1500 si chiamano incunaboli. Il termine deriva dal latino: significa «in culla». Il libro moderno lancia i primi vagiti.

Venezia è il più importante e vivace mercato librario d’Europa. I nuovi testi costano solo un quinto di quelli scritti a mano e raggiungono un pubblico più vasto.

Le stamperie della laguna divorano quantità enormi di carta. Il distretto cartario di Toscolano coglie al volo la nuova opportunità, specializzando la propria produzione verso un’eccellente carta da stampa.

Seguendo la rotta di questo commercio, numerosi stampatori veneziani trasferiscono le proprie officine nei luoghi di produzione della carta.

Il primo stampatore gardesano è Gabriele Di Pietro. A Messaga, frazione collinare di Toscolano Maderno, Di Pietro stampa nel 1478 una grammatica per studenti, il «Donatus pro puerulis». La stampa viene introdotta in questa piccola borgata ben prima che nelle città di Anversa e Lipsia, che avrebbero poi conteso a Venezia, Firenze e Parigi la fama di massimi centri di diffusione della cultura nel mondo.

Di Gabriele Di Pietro si sono conservati pochi volumi. Alcuni, stampati a Venezia, sono custoditi nella biblioteca della Fondazione Ugo da Como, a Lonato.

Pagina di un libro stampato da Gabriele Di Pietro, custodito nella biblioteca della Fondazione Ugo da Como, a Lonato.

Le imprese editoriali e commerciali più audaci realizzate a Toscolano sono senza dubbio quelle dei Paganini, una delle dinastie più note dell’industria antica del libro.

Paganino Paganini è uno dei più affermati stampatori attivi a Venezia. Abita in questa calle, in San Salvatore, a due passi da San Marco e nel 1517 si trasferisce a Toscolano.

Straordinari sono i volumi scaturiti dalla collaborazione con il religioso e matematico Luca Pacioli: il «Summa de arithmetica», che fu uno dei principali testi di cultura matematica nel Cinquecento, e soprattutto il «Divina proportione». In gran parte dedicato allo studio dei poliedri, questo volume ospita il famosissimo alfabeto maiuscolo disegnato da Leonardo.

È stampatore geniale anche il figlio di Paganino, Alessandro, che può essere considerato l’inventore del libro tascabile. Stampa libricini di minuscolo formato, alti 10 cm. Uno di questi, il «Canzoniere» di Francesco Petrarca, è dedicato dall’editore alla signora di Mantova, Isabella d’Este, donna fra le più importanti del Rinascimento e del mondo culturale e politico del suo tempo.

A Toscolano i Paganini stampano testi in volgare, come la Divina Commedia di Dante, e testi classici in latino, come questi volumi di Ovidio e Orosio, conservati nella biblioteca dell’Ateneo di Salò.

L’avventura editoriale più straordinaria dei Paganini, attuata nel 1538 a Venezia, è l’edizione del Corano in caratteri arabi, per la prima volta utilizzati in Italia. Se ne è salvata solo una copia, ritrovata nel 1997 a Venezia.

Il mercato arabo è potenzialmente illimitato, ma l’operazione si rivela troppo spregiudicata. Al lettore musulmano la stampa non piace: toglie armonia alla scrittura e sacralità al testo. Il sultano turco, indignato, rimanda al largo la nave carica di copie del Corano e la fa affondare.

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GardaPost