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Matilde di Canossa nel Veneto

GARDA – «Matilde nel Veneto», gli atti delle giornate di studio di Garda, Nogara e Verona per il IX Centenario della morte di Matilde di Canossa (1115-2015) a cura di Paolo Golinelli.

La presentazione del libro è in programma sabato 8 aprile alle 10.30 a Palazzo Pincini Carlotti, a cura del Comune di Garda in collaborazione con Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona e del Centro studi per il Territorio Benacense .

Il libro è curato dal prof. Paolo Golinelli, che insegna Storia Medievale all’Università degli Studi di Verona. Al centro dei suoi interessi storici ci sono i rapporti tra religione e società nel Medio Evo, studiati attraverso l’agiografia e il culto dei santi (anche nel loro aspetto antropologico), il monachesimo medievale e la figura e il mito di Matilde di Canossa, sulla quale ha organizzato e partecipato a convegni (anche internazionali), scritto saggi e volumi, tra i quali l’edizione critica della Vita Mathildis di Donizone, con traduzione italiana e note (utima ristampa: Jaca Book, Milano 2016), e la biografia Matilde e i Canossa (ultima ristampa: Mursia, Milano 2016), tradotta di tedesco e francese.

Chi era Matilde di Canossa?

Personaggio di primaria importanza nella storia del Medioevo europeo, Matilde di Canossa (1046-1115) è forse la figura storica più interessante del Medioevo nelle terre intorno al Po. Nasce probabilmente a Mantova, dove il padre Bonifacio di Canossa ha una reggia, ma poi è costretta a fuggire con la madre, Beatrice di Lorena, perché il padre viene assassinato e muoiono misteriosamente un fratello ed una sorella. La troviamo a Felonica, poi a Firenze, poi con la madre che si risposa con un vedovo, Goffredo il Barbuto, che ha un figlio, Goffredo il Gobbo, che viene promesso in sposo a Matilde stessa. Alla morte del patrigno, ella sposa il fratellastro in Lorena ed ha una bambina, Beatrice, che muore in fasce. Fugge dal marito e si rifugia dalla madre a Mantova e poi a Pisa, dove Beatrice muore nel 1076. Matilde eredita così un dominio che andava dal Lazio al Lago di Garda, ed era strategico sia per i pontefici, quando dovevano essere insediati a Roma, sia per gli imperatori, quando dovevano essere incoronati. Ella entra così nella lotta in corso tra impero e papato, giocandovi un ruolo prima di pacificatrice (anche perché era cugina di Enrico IV per parte di madre), come dimostra il famoso incontro di Canossa (28 gennaio 1077), poi di aperta sostenitrice del papato e della riforma della Chiesa.

In questa scelta, ella mette in gioco i suoi poteri, in gran parte avuti per concessione dagli imperatori, ed il suo stesso dominio: dichiarata traditrice da Enrico IV, le si ribellano le città, ed anche i suoi possedimenti vengono invasi dalle truppe imperiali, restandole fedeli i castelli di Nogara nel Veronese, Piàdena nel Cremonese, Monteveglio nel Bolognese e Canossa nel Reggiano, come racconta il suo biografo, Donizone. Donna di potere, controcorrente, al centro di uno scontro epocale, Matilde di Canossa diviene oggetto d’esaltazione da una parte (chiamata figlia di Pietro, ancella del Signore) e di denigrazione dall’altra (accusata di essere una meretrice, amante di Gregorio VII). In questo gioca un ruolo fondamentale l’essere donna: a lei il diritto longobardo assicura l’ereditarietà dei domini, ma ella ha sempre bisogno di un uomo che la sostenga e garantisca (il mundoaldo); da ciò la necessità di risposarsi, con un nuovo matrimonio, anch’esso fallito, con un ragazzino (Guelfo di Baviera), da ciò la nomina di un figlio adottivo nel conte Guido Guerra; da ciò, infine, la resa al nuovo imperatore, Enrico V, con l’accordo di Bianello del 1111, nel quale le viene riconosciuto di nuovo il potere sulla parte dell’Italia settentrionale del dominio canossano, in cambio della nomina dell’imperatore a suo erede, per la nota parentela.

Così, solo alla fine della sua esistenza terrena, Matilde può dedicarsi alla preghiera ed alla meditazione religiosa, verso la quale era portata fin da giovane, ma dalla quale fu sconsigliata addirittura da Gregorio VII di dedicarsi, perché era più prezioso il suo ruolo politico e militare in difesa del papato. Morì a Bondanazzo di Reggiolo il 24 maggio 1115 e venne sepolta nell’amato monastero di San Benedetto Polirone, cluniacense, dove i monaci le eressero un adeguato sepolcro nella cappella di Santa Maria, con i noti mosaici, e la onorarono ogni anno con le loro preghiere. Il suo ricordo, immortalato da un monaco di Canossa, Donizone, fu rafforzato con una pretesa donazione dei suoi beni alla Chiesa, e con una serie di leggende, anche popolari, che si diffusero fin dal basso Medioevo, e che, continuate sia a livello colto, che popolare sino ai giorni nostri, ne hanno fatto un personaggio mitico, non solo per le terre padane. Ripercorrere la sua vita diviene così occasione per aprire una finestra su di un periodo cruciale della storia del Medioevo, e sugli uomini e sulle donne che vissero in quel tempo. (Informazioni tratte da: Matilde di Canossa – Donna di potere nel Medioevo, di Golinelli Paolo).

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GardaPost