Territorio

Numero chiuso per i turisti sul Garda? No, grazie

LAGO DI GARDA – A operatori e amministratori non piace la proposta di introdurre il numero chiuso, come a Venezia. C’è una soglia oltre la quale c’è il caos?

«Il numero chiuso per i turisti? Una cavolata». Marco Girardi, direttore del consorzio Garda Lombardia, 800 strutture ricettive associate tra Sirmione e Limone (www.gardalombardia.it), boccia senza appello l’ipotesi ventilata in questi giorni per tutelare il Garda, e la qualità della vita di chi vi abita o lo frequenta per le vacanze, dall’eccessivo impatto dell’invasione turistica.

L’idea è stata avanzata da Legambiente Lombardia in un documento con alcune «proposte per salvare il Garda» inviato a Ministero dell’Ambiente, Regioni e Comuni rivieraschi (leggi qui).

L’associazione ambientalista propone l’introduzione del «concetto di limite per l’edificabilità, ma anche le presenze turistiche e la viabilità».

L’ipotesi del numero chiuso per gli arrivi turistici è stata ventilata anche dal sindaco di Arco, Alessandro Betta, che si è chiesto se il Garda trentino non fosse vicino al limite di capienza. Ma in tanti dicono “no” alla proposta.

Mauro Parolini, assessore regionale lombardo allo Sviluppo Economico, ne ha fatto cenno l’altro giorno a Gardone Riviera: «Inutile limitare gli ingressi o far pagare il biglietto per passeggiare su un lungolago. Piuttosto creiamo le condizioni per una fruibilità a basso impatto».

Sulla stessa linea Marco Girardi, voce degli albergatori del Garda bresciano: «Il numero chiuso per i turisti? Non solo controproducente, ma inapplicabile sul Garda. Non siamo mica Venezia, che ha un unico accesso. Tra l’altro come fai? Fermi la gente all’ingresso dei paesi e fai pagare un biglietto?».

Se Girardi archivia la questione del numero chiuso come una boutade estiva, condivide la necessità di interventi infrastrutturali per garantire una maggiore vivibilità al territorio: «La Gardesana è al collasso, lo sappiamo. Però è un problema che non si risolve bloccando gli accessi, ma intervenendo nei punti critici, come il semaforo di Gardone o i passaggi pedonali, o incrementando la mobilità via acqua, con collegamenti veloci tra paesi vicini. C’è tanto da fare, ma del numero chiuso proprio non si comprende la necessità».

Contrario al numero chiuso anche il sindaco di Riva, Adalberto Mosaner, che ha dichiarato al quotidiano Trentino: «No, non siamo vicini al collasso, almeno non a Riva. La città è tarata per ospitare le persone che arrivano. I posti letto sono congrui. È vero che aumentano i turisti, ma su base annua, significa che la stagione si è molto allungata, il progetto di destagionalizzazione sta portando frutti. Inoltre il turismo è più flessibile: ci sono i week end lunghi, ma anche chi arriva solo durante la settimana. Aumentano gli arrivi, non le presenze».

Per il presidente di Garda Trentino Marco Benedetti «il numero chiuso è uscito come battuta, nessuno vuole chiudere il territorio. Ma serve operare sulla qualità, per aumentare la qualità del turismo. Il territorio per primo, con infrastrutture, ciclabile, campo da golf, palestra di arrampicata ad esempio. E i privati, che dopo due o tre stagioni i crescita possono farlo, con maggiori servizi. Ovvio che a quel punto puoi aumentare i prezzi».

Turisti in spiaggia a Torbole.
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GardaPost