Se le trote risalgono la corrente, significa che il fiume sta bene. Nello specifico, significa che il Progetto Lacustre (finanziato dalla Fondazione Cariplo con un contributo di 250mila euro e attuato negli scorsi con il fine di ripristinare nel fiume Toscolano le perdute condizioni di naturalità che consentono ai pesci di risalire le sue acque per deporre le uova ) ha prodotti i risultati auspicati.
Ora l’iniziativa prosegue con il Progetto Gardiian (acronimo di Garda Idro Iseo Acqua e Natura), continuazione appunto di quel Progetto Lacustre che nel periodo 2015-2018 si è occupato di restituire la naturalità perduta al fiume Toscolano.
La prima azione del Gardiian (che ha pure una pagina Facebook sulla quale potrete seguire gli aggiornamenti) è stato il monitoraggio della risalita delle trote. L’evento, chiamato «homing», si verifica quando, nella stagione riproduttiva (novembre-marzo), le piogge gonfiano d’acqua il torrente. Allora le trote lacustri «fiutano» il richiamo del fiume e abbandonano le placide acque del Garda per risalire quelle più tumultuose del torrente per deporre le uova e dare avvio a un nuovo ciclo della vita.. È la migrazione riproduttiva, fenomeno che abbiamo visto fare ai salmoni in tanti documentari.
Il primo passo del progetto Gardiian, come detto, è stata la verifica dei risultati prodotti dal progetto precedente.
Se ne sono occupati i coordinatori scientifici dell’iniziativa, i biologi Antonella Anzani e Alessandro Moreni dal Centro Studi Biologia e Ambiente, che con i volontari dell’UPBS Unione Pescatori Bresciani e dell’associazione La Fario Zps hanno effettuato il monitoraggio delle trote impegnate nella rimonta.
I tanti esemplari catturati (e liberati dopo aver registrato dati biologici e prelevato campioni per le analisi genetiche) confermano che oggi il fiume Toscolano – l’unico sul Garda, assieme al Sarca, dove ancora si verifica la rimonta delle trote – presenta condizioni favorevoli ai pesci. Il progetto, insomma, non solo merita di proseguire, ma è pronto per essere esportato.
«Nelle torbiere del Sebino – spiega Antonella Anzani – creeremo connessioni ecosistemiche tra il lago e il fiume Oglio. Lo stesso faremo sul Caffaro, al lago d’Idro, e nei torrenti gardesani, sempre con l’obiettivo della tutela del “capitale naturale”».
Si lavorerà pure su informazione e sensibilizzazione. Per esempio con i pescatori, «ai quali – spiega Anzani – chiederemo uno sforzo in più rispetto a quanto previsto dalle norme. Si autolimiteranno a favore del successo riproduttivo delle specie».
Si pensa anche ad un marchio territoriale per dare valore al prodotto ittico e generare forme di «pagamento dei servizi ecosistemici».
Precisiamo che in occasione del monitoraggio i tecnici prelevano campioni biologici per le analisi genetiche, per determinare l’età degli animali, registrano peso e lunghezza di ciascun pesce e adottano tutte le accortezze necessarie per la salvaguardia di questi straordinari animali.
Al temine delle operazioni i pesci censiti e catalogati sono immediatamente liberati nel torrente, accertandone il perfetto stato di salute.
Gli obiettivi:
Ente capofila è il Parco Alto Garda Bresciano. Gli altri enti coinvolti sono la Riserva delle Torbiere del Sebino, Ersaf, Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, i Comuni di Toscolano, Bagolino e Casto, il Consorzio dell’Oglio, Slow Food e le associazioni di pescatori.