Sono stati coinvolti nell’iniziativa ittiologi e tecnici regionali, consorzi turistici, associazioni e cooperative di pescatori. I temi sul tavolo sono tanti, a cominciare da quello più scottante ed attuale, il divieto di immissione di specie non autoctone come il coregone/lavarello previsto da un decreto del ministero della Transizione ecologica, al quale guarda con grande preoccupazione tutto il comparto pesca.
Ma non è il solo. «È necessario – dice Gavazzoni – che tutta l’ittiofauna e lo stato di salute dell’habitat gardesano siano sottoposti agli studi e approfondimenti che meritano».
Da qui la decisione di costituire un tavolo interregionale e interdisciplinare.
Gli obiettivi:
«Vogliamo comprendere meglio – dice Gavazzoni – l’equilibrio dell’ittiofauna, anche in previsione di un marchio di qualità del pesce gardesano. A livello chimico-fisico il Garda ha le acque migliori tra tutti i grandi laghi italiani e quindi il pescato che ne deriva presenta una qualità indubbia a livello sanitario ed organolettico».
Tutto ciò con ricadute positive sull’intera filiera, dai pescatori alla ristorazione. Gavazzoni auspica inoltre che si possa «risolvere definitivamente anche il problema dell’anguilla, la cui pesca è vietata dal 2011».