Pesca, ittiofauna e habitat: un tavolo di lavoro interregionale
LAGO DI GARDA - Un tavolo di lavoro permanente per affrontare le tematiche legate alla biomassa gardesana, il sistema di organismi animali e vegetali che vivono nel lago. Lo ha costituito la Comunità del Garda. Tra gli obiettivi un "marchio di qualità" del pesce gardesano.
Sono stati coinvolti nell’iniziativa ittiologi e tecnici regionali, consorzi turistici, associazioni e cooperative di pescatori. I temi sul tavolo sono tanti, a cominciare da quello più scottante ed attuale, il divieto di immissione di specie non autoctone come il coregone/lavarello previsto da un decreto del ministero della Transizione ecologica, al quale guarda con grande preoccupazione tutto il comparto pesca.
Ma non è il solo. «È necessario – dice Gavazzoni – che tutta l’ittiofauna e lo stato di salute dell’habitat gardesano siano sottoposti agli studi e approfondimenti che meritano».
Da qui la decisione di costituire un tavolo interregionale e interdisciplinare.
Gli obiettivi:
- studi sulla biomassa ittica presente nel Garda e sulla presenza residua di specie come il carpione e l’alborella, con valutazioni sulle possibilità di recupero;
- uniformare i regolamenti della pesca di professione tra Lombardia, Veneto e Trentino;
- estendere alle guardie faunistiche la possibilità di svolgere vigilanza;
- gestione del controllo delle catture attraverso un sistema (per esempio il tesserino segna catture, digitale o cartaceo) che consenta di tracciare i prelievi e giustificare eventuali richieste di immissione a compenso.
«Vogliamo comprendere meglio – dice Gavazzoni – l’equilibrio dell’ittiofauna, anche in previsione di un marchio di qualità del pesce gardesano. A livello chimico-fisico il Garda ha le acque migliori tra tutti i grandi laghi italiani e quindi il pescato che ne deriva presenta una qualità indubbia a livello sanitario ed organolettico».
Tutto ciò con ricadute positive sull’intera filiera, dai pescatori alla ristorazione. Gavazzoni auspica inoltre che si possa «risolvere definitivamente anche il problema dell’anguilla, la cui pesca è vietata dal 2011».
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