Fascisti contro la democrazia

SALO' - Venerdì 10 maggio, presso il circolo Arci Zambarda di Salò, via degli orti, Davide Conti presenterà il suo libro "Fascisti contro la democrazia", (Einaudi 2023).

«Si tratta – spiegano gli organizzatori – del quarto episodio della rassegna “Calendario Incivile/Rinnegare per non restaurare“, che conclude il primo ciclo di incontri nati per offrire al territorio l’opportunità di ragionare collettivamente e in modo aperto – in occasione di date significative – sull’uso propagandistico della storia e sulle sue conseguenze nel presente che da numerosi anni viene portato avanti sul territorio gardesano da parte di una certa destra con lo scopo evidente di riabilitare una storia che nulla ha da spartire con le speranze di futuro che vorremmo per l’Europa ed il Mediterraneo.

“L’inaugurazione della sede oggi a Salò è per noi un momento davvero importante rivestendo la città, per la storia della destra italiana, un rilevante valore simbolico. Inaugurare una sede a Salò è per tutto il mondo di destra e per chi fa parte di Fratelli d’Italia motivo di grande orgoglio». Queste le parole usate da un oratore del partito FdI pronunciate in occasione dell’inaugurazione della sede di Salò dedicata a Giorgio Almirante per rivendicare il senso dell’operazione compiuta alla luce del valore simbolico del nome Salò nella storia della destra italiana e del ruolo da svolto da Almirante nella prospettiva di quella storia.

Ancor più rilevante valore simbolico assumono quindi le ultime parole, troncate dall’ esplosione, pronunciate dal palco di Piazza Loggia nel maggio di 50 anni fa esatti dove si trovava anche il salodiano Zambarda morto pochi giorni dopo per le conseguenze dell’attentato ed alla cui memoria è oggi dedicato il locale circolo ARCI, dove stava prendendo parte ad una manifestazione indetta per reagire alla violenza fascista che stava imperversando.

“La nostra Costituzione, voi lo sapete, vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; eppure il movimento sociale italiano vive e vegeta. Almirante, che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana ordiva fucilazioni e ordinava spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano…[scoppio della bomba]”

Sebbene ad oggi –  ma un nuovo processo si è appena avviato e negli ultimi due anni siano emerse testimonianze  dirette che hanno dato conto di contatti espliciti fra ambienti atlantici veronesi e la galassia neofascista bresciana che ha condotto parte della campagna violenta che ha preceduto la strage – per Piazza Loggia non si individuino responsabilità dirette di esponenti dell’allora Movimento Sociale o complicità personali dello stesso Almirante a differenza di quanto è invece ormai acclarato in sede storiografica per le vicende connesse alla strage di Peteano, ciò non di meno appaiono evidenti le implicazioni della scelta compiuta da FdI nel rivendicare il legame fra il nome di Salò e la storia di Almirante (o tra Brescia e Pino Rauti, cui è stata dedicata una sede del partito a Brescia).

l vento che proviene dall’est (la guerra in Ukraina in cui spadroneggiano sui due fronti gli orientamenti nazionalisti e sciovinisti che paiono esser sul punto di travolgere anche l’Unione Europea) rafforza l’ambizione di attenuare tanto l’eco della strage del 1974 che dell’esperienza saloina, senza che con esse si siano fatte prima però compiutamente i conti.

Non si spiega altrimenti la scelta di celebrare nel presente figure come quelle di Almirante e Rauti. Entrambi sinceri nemici della democrazia Repubblicana nata dalle macerie della guerra voluta dalla dittatura, mai essi stessi hanno rinnegato apertamente la propria predilezione fascista ed autoritaria o il fervente nazionalismo (atlantista) ed i correlati imperialisti e coloniali; né in nome loro lo hanno compiutamente fatto quanti oggi ne rivendicano l’eredità politica.

La scelta di non rinnegare, ieri come oggi, significa in sintesi mantenere l’agibilità di quell’ “immaginario fascista che ha caratterizzato la destra postfascista”, tanto più pericoloso in quanto che il fascismo del futuro, la dittatura che verrà, sancirà la subalternità dei molti da parte dei pochi avvalendosi di strumenti ben più sofisticati di manganello ed olio di ricino, aggredendo direttamente la nostra capacità di comprendere, la nostra stessa memoria. A cui occorrerà contrapporre la storia.

È per questo – concludono gli organizzatori del Calendario Incivile – che l’aver approfondito con gli strumenti offerti dalla storia episodi di persecuzione razziale e politica occorsi sul nostro territorio fra il 1943/45, ragionato sullo sciovinismo dannunziano trasposto a macchina mitologica al Vittoriale, discusso del posto del colonialismo d’ Italia “nell’album di famiglia” ed infine discutere delle modalità – anche violente – con le quali chi si dichiarava nemico della democrazia ha cercato di influenzarne gli sviluppi con gli strumenti che essa stessa metteva a disposizione, ha significato per noi rinnegare; tentare di far rinnegare; avvalendoci del nostro diritto di ingerenza nel racconto che viene ordito sopra le nostre teste nei luoghi che sono anche nostri. Fare le barricate con la storia.

Il libro

Il Movimento sociale italiano rivendicò fin dalle origini, come fattore identitario, la propria estraneità alla Repubblica nata dalla Resistenza e ai valori da essa espressi nella Costituzione, ponendo da subito all’ordine del giorno la questione di «essere fascisti in democrazia».

Giorgio Almirante e Giuseppe (Pino) Rauti rappresentarono il nostalgismo dei reduci di Salò nel dopoguerra e sostanziarono quel neofascismo politico che nei decisivi anni Sessanta e Settanta fu radicalmente ostile ai profondi mutamenti che attraversavano il Paese.

Giorgio Almirante (1914-1988), redattore della «Difesa della razza» durante il regime fascista, fu capo di gabinetto al ministero della Cultura popolare nella Repubblica di Salò. Deputato dal 1948, fu tra i fondatori del Msi e segretario del partito dal 1947 al 1950 e poi dal 1969 al 1987.

Pino Rauti (1926-2012), volontario della Repubblica sociale di Salò, nel dopoguerra aderí al Msi. Entrato presto in conflitto con la dirigenza del partito ne uscí nel 1956 fondando il gruppo Ordine Nuovo. Tornò nel Msi nel 1969 dopo la rielezione di Almirante, alla vigilia della strage di piazza Fontana e dell’avvio della «strategia della tensione», diventandone segretario dal 1990 al 1991.

  • “Fascisti contro la democrazia. Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946-1976”
  • Passaggi Einaudi
  • pp. XIV – 330
  • € 19,00
  • ISBN 9788806261788

L’autore

Davide Conti, storico, consulente della Procura di Bologna (inchiesta sulla strage 2 agosto 1980), già consulente della Procura di Brescia (inchiesta sulla strage 28 maggio 1974), è stato consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica.

È autore della ricerca sulla Guerra di Liberazione a Roma 1943-1944 che ha determinato il conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare alla città di Roma da parte del Presidente della Repubblica.

Per Einaudi ha pubblicato Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana (2017 e 2018), L’Italia di piazza Fontana. Alle origini della crisi repubblicana (2020) e Fascisti contro la democrazia. Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946-1976 (2023).

 

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