Ciclovia del Garda: Riva-Arco-Torbole, il triangolo delle “Stordite”

ALTO GARDA - Considerazioni di un lettore sulla controversa Ciclovia del Garda e sul sovraffollamento turistico di un territorio, nello specifico quello del Garda trentino, ormai al collasso.

Scrive il lettore:

«Mi riferisco alla lettera da voi pubblicata in data 2 febbraio 2024 avente per titolo “Denaro, sale della vita” (la puoi leggere qui, ndr) per concordare pienamente sulle conclusioni del lettore che sulla controversa tematica della Ciclovia del lago di Garda si augurava una più attenta gestione del territorio che ne tuteli il suo delicatissimo equilibrio.

Ora, a seguito dei recenti smottamenti che hanno investito il tratto bresciano e la lievitazione dei preventivi dell’opera, sembra che gli amministratori del medio e basso lago siano animati da un minore entusiasmo.

Non così pare, il Sindaco di Riva e l’assessore al Turismo della Provincia di Trento (leggi qui).

Frequento abitualmente d’estate l’alto lago e confesso che ogni volta che vado, sono sempre più negativamente colpito dal sovraffollamento che qui (più che altrove), si è determinato. Da queste parti poi, la vocazione spiccatamente sportiva che amministratori, commercianti ed albergatori si sono dati è diventata di fatto maniacale.

Per metterla sull’ ironico mi viene da dire che:

Ad Arco ormai ci sono più negozi sportivi che gradini per salire al Castello. È più facile trovare un paio di scarpini da arrampicata libera taglia 50 color verde ramarro che un chilo di pane. Se non possiedi almeno una e-Bike da 750 W ed un set completo di moschettoni e chiodi da freeclimbing sei uno sfigato. Le mamme dei bambini di Arco utilizzano per i loro piccoli polvere di gesso al posto del borotalco. I ragazzi, da grandi, salgono in casa direttamente dalla finestra.

A Torbole oggi ci si muove esclusivamente in bicicletta, meglio se Gravel. Se non hai al tuo attivo almeno l’investimento di un pedone non hai diritto di cittadinanza. Gli investimenti vanno obbligatoriamente annotati con una tacca sul manubrio. Qui ai bambini viene regalata una biciclettina già a due anni, saltando direttamente il triciclo.

A Riva la popolazione turistica si è talmente sviluppata che i residenti sono stati confinanti in una riserva. Sulla ciclabile del Ponale è stato ripristinato il senso unico alternato e gli escursionisti che la percorrono a piedi rischiano il frontale con un ciclista o la caduta di un freeclimber in testa.

Sulle spiagge – sempre in overbooking- non è più garantita la disponibilità vitale di 1 metro quadro a testa per stendere il salviettone. Si parla però di attivare tre comodi turni giornalieri per non scontentare nessuno.

In acqua non si può nuotare oltre i 5 metri dal bagnasciuga per non rischiare di incocciare qualche natante, nell’ordine: barchette telecomandate, canoe, windsurf, kitesurf, barche a vela e battelli. Nonostante tutte queste imbarcazioni che tappezzano il golfo, si garantisce la visibilità dell’acqua tra le 13 e le 14 (nell’ora di pranzo).

Qui i bambini sanno già di avere davanti a se’ una dura vita di corsi sportivi. Intanto le mamme di Riva fanno tutte il parto in acqua così che i bambini imparano subito a nuotare.

Poi, a 2 anni, bicicletta (senza rotelle), a 5 scuola calcio, a 7 sci, a 8 corso su Optimist, a 10 canoa, poi arrampicata, windsurf, judo, karatè ecc. ecc.

Nei ritagli di tempo: italiano, matematica, scienze, storia ed altre amenità.

Ma, bando agli scherzi, confesso il mio rimpianto di quando, in gioventù, invidiavo la lungimiranza degli amministratori di Riva che, unici sul Garda, avevano bandito i motoscafi a motore.

Allora erano i più illuminati. Quelli di oggi, semplicemente, sono i più appannati se non addirittura “ciecati”!»

Maurizio Ferrari

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