Ex Santa Corona, simbolo di una sanità che ha tagliato tutto

GARDONE RIVIERA - L'idea l'ha buttata li il sindaco di Salò: «Se servono letti d'ospedale, non si può pensare di utilizzare il Santa Corona di Fasano?». Ecco la storia di uno dei tanti simboli della politica di tagli alla sanità.

Mentre in provincia di Brescia gli ospedali sono pieni, inevitabilmente il pensiero va a quelle strutture che sono state sacrificate in nome della razionalizzazione dei servizi sanitari. Tra questi, ma è solo un esempio tra tanti, c’è l’ex Santa Corona di Fasano, chiuso dal 2004, di proprietà degli Spedali Civili di Brescia.

Questa è la sua storia. L’ottocentesca Villa Benvenuti – situata a Fasano, tra la strada Gardesana e il lago, immobile di 6.200 mq posto posizione privilegiata, con un giardino a lago di 9mila mq – venne trasformata in ospedale dopo la seconda guerra mondiale e nel 1965 divenne una struttura per cardiopatici sussidiaria del Santa Corona di Milano, del quale mantenne il nome.

Il 1° luglio 1978 il complesso, circondato da 9mila metri quadrati di lussureggiante giardino a lago, fu annesso agli Spedali Civili di Brescia, che vi attrezzarono la Divisione di riabilitazione cardiologia. I pazienti, infartuati e operati che giungevano un po’ da tutta Italia, erano 1300-1400 l’anno.

Il reparto, sotto la direzione del dott. Brunello Cerri, ha operato fino alla notte del 24 novembre del 2004, quando, in seguito al terremoto di Salò, i 38 cardiopatici che vi erano ricoverati furono fatti evacuare d’urgenza e trasportati provvisoriamente negli ospedali di Desenzano e Brescia.

ex ospedale Santa corona fasano
I sigilli che indicano l’inagibilità della struttura posti all’ingresso del Santa Corona dopo il terremoto del 24 novembre 2004.

 

Il sisma ha sancito il «de profundis» dell’ospedale di Fasano, ma già da tempo si registravano segnali preoccupanti.

La prima avvisaglia della volontà di chiusura si registra nel 2001, quando nel piano strategico triennale dell’Azienda ospedaliera di Desenzano si ipotizzò un accordo con gli Spedali Civili per il trasferimento del presidio fasanese nel futuro ospedale di Roè Volciano, mai realizzato.

Per evitare operazioni speculative, nel giugno del 2001 il Consiglio comunale di Gardone Riviera, prendendo atto della «forte volontà popolare contraria alla ventilata chiusura del presidio ospedaliero», votò una mozione che esprimeva «parere contrario alla modifica dell’attuale destinazione urbanistica del Santa Corona» per scongiurare che fosse classificato come edificio residenziale e che il prestigioso immobile fronte lago potesse attirare le attenzioni degli operatori del settore edilizio.

Ma il destino dell’ospedale era ormai segnato. Nel giugno del 2004 gli Spedali Civili ne annunciano la chiusura entro il 31 dicembre 2005, avanzando per la prima volta l’idea di trasferire i posti letto al Richiedei di Gussago. Poi, con un tempismo infausto, è arrivato il terremoto, che ha dato il colpo di grazia all’ospedale di Fasano, unico presidio pubblico rimasto sull’Alto Garda, area che negli ultimi decenni ha pagato un prezzo altissimo, forse più di ogni altra zona della provincia, in nome della razionalizzazione dei servizi sanitari.

L’ex ospedale Santa Corona di Fasano.

 

Era il gennaio 2004 quando l’assessore regionale alla sanità Carlo Borsani (il presidente della Regione Lombardia era Formigoni, sostenuto da Forza Italia, Lega Nord, An, Udc e Partito pensionati) scrisse ai 66 dipendenti dell’ospedale Santa Corona di Fasano: «Prendo atto con vivo compiacimento delle vostre attenzioni di stima nei confronti del centro di cardiologia di Gardone Riviera. D’altra parte costante è l’attenzione e l’opera della Regione Lombardia nella ricerca della razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse per migliorare l’efficienza della rete ospedaliera regionale e incrementare concretamente una sanità di eccellenza. Tale politica di indirizzo – continua l’assessore Borsani – è chiaramente recepita nel Piano socio sanitario regionale, laddove in particolare prevede un piano per le strutture di riabilitazione intensiva ed estensiva e un miglioramento dell’offerta riabilitativa regionale. Nello specifico mi preme rassicurarvi che allo stato attuale nei nostri uffici regionali competenti in materia di riordino della rete ospedaliera, non risulta nulla in merito alla possibile riconversione o soppressione del centro di cardiologia di Gardone Riviera».

Poi, il 24 novembre 2004, è arrivato il terremoto. In quella notte terribili per i gardesani, i 38 cardiopatici che erano ricoverati al Santa Corona furono fatti evacuare d’urgenza e trasportati provvisoriamente negli ospedali di Desenzano e Brescia.

Nel 2007 l’allora sindaco di Gardone Riviera, Alessandro Bazzani, confermò in Consiglio comunale «la volontà di non modificare la destinazione urbanistica  di tipo sanitario del Santa Corona».

Nell’ottobre dello stesso anno giunge la notizia dell’avvio dei lavori di messa in sicurezza del Santa Corona, finanziati dal contributo regionale per il terremoto. Lavori per 800mila euro appaltati dall’Azienda ospedaliera bresciana. Oltre al danno la beffa. Il sindaco Alessandro Bazzani scrive all’assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani: «Al Santa Corona verranno impiegati soldi pubblici che sicuramente saranno spesi per niente, in quanto è già certo il trasferimento della struttura. Mi compiaccio vivamente della scelta con la quale si decide di togliere posti letto per la riabilitazione all’Istituto Santa Corona di Gardone Riviera per trasferirli a Gussago, paese che – così leggo sul n. 32/2007 di Lombardia Notizie – dal punto di vista ambientale viene inserito nella zona critica A1». La Zona A (suddivisa in A1 e A2) è caratterizzata da emissioni e concentrazioni più elevate di PM10, NOx e COV, da una situazione meteorologica sfavorevole alla dispersione di inquinanti e da una elevata densità abitativa, di traffico e di attività industriali.

«Come dire – si legge nella lettera di Bazzani – che nelle decisioni che devono garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute dell’individuo valgono più le valutazioni di carattere economico rispetto a quelle di natura ambientale: Gussago si, anche se non è proprio il posto ideale sotto l’aspetto ambientale; Gardone Riviera no, anche se la salubrità della nostra riviera è da tutti riconosciuta e invidiata. Con rinnovata stima, anche se – chiude il sindaco – accompagnata da comprensibile disappunto».

ex ospedale Santa Corona Fasano
L’ex ospedale Santa Corona a Fasano di Gardone Riviera.

 

I gardonesi, e i fasanesi in particolare, hanno sempre strenuamente difeso il loro ospedale. Nel 2008 i residenti nella frazione, che fondava buona parte della sua economia sull’indotto dell’ospedale, affissero dei volantini nella piazza del paese e sulla porta d’ingresso dell’ormai ex ospedale: «Non voteremo i partiti che chiudono gli ospedali. Non voteremo il partito di chi vuol chiudere l’ospedale di Fasano, l’assessore regionale alla sanità  Luciano Bresciani della Lega Nord».

Nell’aprile del 2009 il sindaco Alessandro Bazzani dichiara: «In Comune è giunta una richiesta degli Spedali Civili per modificare la destinazione urbanistica dell’immobile e per la concessione di un aumento di volumetria. Evidentemente l’Azienda ospedaliera vuole alienare la struttura. Non abbiamo preso in considerazione la richiesta».

Il colpo di mano di Regione Lombardia. Nel novembre del 2015 «con un emendamento alla risoluzione di economia e finanza di Regione Lombardia è stata approvata la possibilità di cambio di destinazione d’uso (da sanitaria a residenziale/turistico-ricettiva, ndr)», fa sapere il vice capogruppo della Lega Nord al Pirellone, Fabio Rolfi. Che aggiunge: «Si tratta di un passaggio che consente di procedere alla vendita e alla valorizzazione di un immobile il cui valore, stimato dall’agenzia del territorio, ammonterebbe a 7 milioni di euro».

Una decisione che però non è piaciuta per nulla all’Amministrazione di Gardone Riviera, che, dopo anni di complesse trattative con gli Spedali Civili, si sente “scavalcata” dal provvedimento regionale, automaticamente ratificato dal Pgt municipale. «È una decisione presa sulla nostra testa, senza neppure consultarci. La procedura di variante prevista dalla Regione, se pur corretta, di fatto priva il Comune delle proprie competenze strategiche in materia di programmazione territoriale», commenta il neo sindaco Andrea Cipani. Il Comune, insomma, si augurava quanto meno di ottenere dalla proprietà dell’immobile contributi compensativi in cambio del mutamento di destinazione.

Nei giorni successivi il Consiglio comunale di Gardone Riviera ha approvato all’unanimità una mozione con la quale impegna la Giunta ad adoperarsi affinché «la valorizzazione del Santa Corona avvenga attraverso un procedimento condiviso, in cui il Comune sia chiamato ad esercitare le proprie competenze strategiche in materia di programmazione territoriale». Si chiede inoltre di «sollecitare la Regione affinché il progetto di recupero dell’immobile preveda prioritariamente la realizzazione di una struttura operante in ambito socio-sanitario». Nel caso in cui questa ipotesi non fosse perseguibile, la richiesta è quella di «adottare tutte le iniziative necessarie affinché l’eventuale trasformazione urbanistica dell’immobile sia finalizzata esclusivamente alla realizzazione di una struttura turistico-alberghiera senza alcuna possibilità di individuare, anche solo parzialmente, una destinazione residenziale».

Nel marzo 2017 Regione Lombardia, aggiornando il Piano territoriale regionale (Ptr), ha previsto una destinazione urbanistica «turistico-alberghiera» per il Santa Corona. «La nuova norma tecnica di attuazione dell’ambito – si legge sul Burl – è così determinata: destinazione prevalentemente turistico-alberghiera, con possibilità di ampliamento fino a 300 mc». Certo, il termine «prevalentemente» solleva qualche legittimo dubbio. Ma i tecnici spiegano che per questo tipo di ambito, oltre alla destinazione alberghiera, se ne prevedono altre complementari a quella propriamente turistica, come i locali per il custode e volumetrie commerciali, per le quali è comunque definita una superficie massima.

Oggi il Santa Corona è lì, abbandonato da anni. Non è più un ospedale. Probabilmente non la sarà mai più.

ex ospedale Santa Corona Fasano
L’ex Santa Corona a Fasano.

 

 

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