GARDONE RIVIERA – Ieri vertice in Prefettura per definire il piano d’azione. La proprietà della chiatta ha presentato il cronoprogramma del recupero.
Sarà necessario svuotare prima la bettolina affondata, rimovendo il carico che trasporta, e poi provvedere al recupero. Operazione lunga e complessa che richiederà 60 giorni di tempo, a partire dal 12 febbraio prossimo.
Poi toccherà ad Acque Bresciane (il gestore del ciclo idrico che è subentrato a Garda Uno ed è dunque il nuovo soggetto proprietario della condotta fognaria) mettere in sicurezza in modo definitivo la tubatura contro cui si era appoggiata la chiatta affondata e nella quale scorrono reflui fognari.
Queste le tempistiche emerse ieri durante l’incontro a palazzo Broletto, cui han preso parte il prefetto, Vigili del Fuoco, Guardia Costiera, Arpa, Provincia, Acque Bresciane, sindaco e tecnici del Comune di Gardone Riviera e tecnici dell’impresa armatrice della chiatta.
Ricordiamo che la vicenda, paradossale, emerge nei giorni successivi al 26 novembre scorso, quando alcuni sub sportivi che si erano immersi nelle acque antistanti il porto del Casinò, a Gardone Riviera, notarono una chiatta affondata, pericolosamente appoggiata, a trenta metri di profondità, ad una tubatura che trasporta, in pressione, i reflui fognari del paese (leggi qui la notizia).
Nei giorni seguenti il Garda è rimasto col fiato sospeso, temendo il disastro ambientale. Il quel tubo in polietilene ad alta densità di 40 cm di diametro esterno passano, per sei ore ogni giorno, 90 litri al secondo di reflui fognari. Non ci vuole un genio per capire che se la condotta dovesse rompersi per il Garda sarebbe un disastro.
Nei giorni seguenti al ritrovamento della chiatta fallirono due tentativi di recupero, poi la tubatura è stata messa in sicurezza, liberandola dal peso della chiatta. Ora è tempo di rimuovere il relitto, come peraltro prevede l’ordinanza emessa dal Comune di Gardone Riviera.
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