Adelmo Cervi, figlio di Aldo, con le Sardine a Desenzano

DESENZANO - Ci sarà anche Adelmo Cervi, figlio di Aldo, tra gli ospiti delle Sardine del Lago di Garda durante la manifestazione di domenica 26 gennaio, a Desenzano del Garda, in Piazza Malvezzi alle 17.

Il 28 dicembre 1943, al Poligono di tiro di Reggio Emilia vennero fucilati i 7 fratelli Cervi, membri attivi della Resistenza, che fondarono la “Banda Cervi” ed ospitarono nel proprio cascinale molti ex prigionieri italiani, russi, sudafricani, irlandesi. Adelmo porterà la sua testimonianza di persona che ha subito e superato tutto questo.

La storia della famiglia Cervi – scrivono in un comunicato le Sardine del Garda e Salò –  è densa di Resistenza accesa, di antifascismo, di scelte coraggiose pagate con le proprie vite. Il nonno di Adelmo, Alcide, entusiasmò anche Italo Calvino, che di lui scrisse: “Lotta contro la guerra, patriottismo concreto, nuovo slancio di cultura, fratellanza internazionale, inventiva nell’azione, coraggio, amore della famiglia e della terra, tutto questo fu nei Cervi”. Alcide sopravvisse ai figli e nel 1955 pubblicò il libro “Il miei sette figli”, un classico della Resistenza.

Anche Adelmo scrive, ha pubblicato nel 2014 il libro “Io che conosco il tuo cuore”, nel quale racconta la propria storia, ma anche per rivendicare di essere figlio di un uomo, non solo di un mito e martire della II guerra mondiale. Adelmo aveva appena compiuto quattro mesi alla morte dei padre e di tutti gli zii: oggi è un assoluto campione dell’antifascismo, e gira tutta Italia per parlare di anni che a lui costarono carissimi, per essere memoria vivente di un tempo che non può e non deve tornare mai più.

Qui un estratto dal comunicato stampa che Adelmo ha diffuso oggi. Adelmo parla delle sardine. “E’ un movimento importante che dice no al razzismo e alla Lega. Chi li critica perché non hanno la piattaforma radicale dico: noi da 50 anni facciamo piattaforme politiche e facciamo ridere i polli. E siamo sempre divisi”. “Io litigo, ma poi resto sempre in mezzo ai miei compagni, ma ogni tanto dobbiamo ascoltare il cuore, e il cervello… Mio padre era un capo politico della resistenza reggiana dagli anni 30. Da cattolico diventa un revolutionaries, un comunista, per aiutare chi aveva bisogno, non per Stalin. Oggi lui direbbe: abbiamo conquistato la democrazia e non la sappiamo usare… Ma prima di prendercela con gli altri, dobbiamo dirci che abbiamo delegato troppo. Dobbiamo partecipare”.

 

 

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