Ritratto della giovane in fiamme, rapporto lesbico nel Settecento

LAGO DI GARDA – Martedì 4, sia al Cristal di Salò che alla Multisala King di Lonato, è in programmazione il film di Céline Sciamma su un rapporto lesbico nel Settecento. La recensione di Camilla Lavazza.

 Trama: Marianne, una talentuosa pittrice, viene ingaggiata per ritrarre la contessina Héloise, in modo che il ritratto possa essere spedito al suo sconosciuto promesso sposo.

Dovrà però fingersi dama di compagnia ed osservarla di nascosto, perché la ragazza si rifiuta di posare per evitare il matrimonio. Isolate in un paesaggio selvaggio e bellissimo le loro anime si apriranno all’arte e all’amore.

 

Critica: Questo è un film che ogni artista dovrebbe vedere perché presenta la nascita di un’opera d’arte e la nascita di un amore come due parti inscindibili, riflettendo sulla musica, la pittura e la poesia, lavorando di sottrazione e intessendo dialoghi memorabili.

Abituati come siamo ad essere circondati da immagini, da musica e da testi scritti, sempre a portata di mano, veniamo condotti in un’epoca in cui erano rari e preziosi, perciò desiderati, come ci viene mostrato prezioso il tempo trascorso insieme dalle due giovani.

La regista sceglie di utilizzare la musica (vista come consolatrice) solo in tre momenti: facendo suonare Marianne in quanto impotente a spiegarla a parole, poi nella scena centrale della festa delle donne intorno al falò, in cui irrompe un coro che regala un momento di intensità struggente (una curiosità, il testo “Non possum fugere” è frutto di una traduzione della regista, forse volutamente errata, dal francese al latino, di una frase di “Così parlò Zaratustra” e lo sbaglio dona al canto il senso giusto per la storia) ed infine nella toccante scena finale a teatro.

In questa parsimonia rigorosa di musica la scenografia può concedersi un paesaggio (è stato girato in Bretagna, a Saint-Pierre-Quiberon e a La Chapelle-Gauthier, nel dipartimento di Seine-et-Marne) che ricorda quello di “Lezioni di Piano”, in particolare nelle riprese sulla spiaggia de L’arche de Port Blanc a Portivy, senza creare sovrapposizioni.

Le due ragazze vengono filmate più volte nella contemplazione del mare (Héloïse fa anche il bagno, sola, mentre l’amica la osserva, quasi in risposta alla sua domanda: “Essere liberi è essere soli?”)

La musica è però presente nel rapporto con la poesia (anch’essa rara ed agognata; al primo incontro Héloïse domanda a Marianne se ha un libro da prestarle), nel mito di Orfeo ed Euridice, letto dalle due donne insieme alla giovane serva Sophie che trattano da amica e con la quale discutono alla pari sul significato del passo in cui Orfeo si volta: “Non ha fatto una scelta da innamorato, ma da poeta” è una delle tante frasi che compongono una sceneggiatura cesellata come un gioiello.

I rimandi ai capolavori della pittura sono fittissimi, in particolare nei costumi che caratterizzano i personaggi, a partire dalla serva Sophie, che ricorda la Bella Cioccolataia di Liotard, ai due costumi, rosso per Marianne, verde (un omaggio all’Autoritratto come allegoria della Pittura di Artemisia Gentileschi?) quello per il ritratto di Héloïse (e il nome…come non pensare ad una delle corrispondenze più appassionate della letteratura di tutti i tempi).

Altra rarità all’epoca erano le immagini: il promesso sposo non ha mai visto Héloïse, perciò viene commissionato il dipinto. Lei stessa non si è mai vista ritratta e la sua reazione nel vedere il primo tentativo di Marianne sarà l’occasione per ribadire che l’opera è autentica solo se c’è in essa qualcosa dell’artista, più che del soggetto, altrimenti “è triste” (e nelle opere si nascondono a volte messaggi rivolti ad una sola persona, come si vedrà alla fine).

La Sciamma decide di mostrarci la pittura nel suo divenire (i dipinti sono stati filmati mentre venivano eseguiti dalla pittrice Hélène Delmaire), fin dalla prima scena, in cui vediamo un foglio bianco su cui le mani delle allieve tracciano dei tratti a carboncino.

In seguito vedremo il ritratto emergere dall’abbozzo con studiate riprese in sequenza (ammirevole il lavoro della direttrice della fotografia Claire Mathon) e ci si può interrogare su quella che parrebbe una svista della sceneggiatura, ovvero aver apparentemente dimenticato che la pittura ad olio ha un odore molto penetrante, quindi, o Héloïse è priva di olfatto oppure finge solo, fin dal principio, di ignorare cosa sia venuta a fare Marianne…ma, forse, come nel caso del testo del coro, questo è un film dove gli apparenti errori concorrono a far emergere significati più profondi.

Ogni opera d’arte è una scelta, la scelta di fare un gesto oppure di non farne un altro, fino alla fine (Héloïse, ad un certo punto, chiederà all’amica da cosa di capisce che un quadro è terminato). L’amore invece non è una scelta, è qualcosa che accade, quello che si sceglie è il ricordo, ed infatti il Ritratto della Giovane in fiamme, che dà il titolo al film, è il quadro ritrovato da una delle allieve di Marianne, che innesca il lungo flashback della pittrice che in prima persona ricorda l’amore tra lei ed Héloïse.

Le due protagoniste sono intense e perfette nel ruolo: Noémie Merlant impersona la sua Marianne come una giovane donna libera, sicura della sua arte, intelligente e onesta, ed Adéle Haenel è una Héloïse affascinante, misteriosa e vitale.

Insieme alla serva Sophie (molto brava anche Luana Bajrami) reggono da sole quasi tutto il film, se si eccettuano le poche scene in cui compare la Contessa madre, interpretata con misura da Valeria Golino che costruisce con poche battute un personaggio sfaccettato.

Céline Sciamma ha realizzato un’opera cinematografica di profonda complessità, appassionante e coinvolgente come poche, semplicemente irresistibile.

CINEMA TEATRO CRISTAL SALO’ – Cineforum Martedì 4 febbraio 2020 ORE 21.15 www.cinemacristal.it/

MULTISALA KING LONATO – “DUE PASSI NEL D’ESSAI” Martedì 4 febbraio 2020 ORE 21.15 https://www.multisalaking.it/ 

RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME

Titolo originale: Portrait de la jeune fille en feu.

Titolo internazionale: Portrait of a Lady On Fire.

Regia e sceneggiatura CÉLINE SCIAMMA

Personaggi e interpreti

Marianne NOÉMIE MERLANT

Héloïse ADÈLE HAENEL

Sophie LUANA BAJRAMI

La Contessa VALERIA GOLINO

Scenografie THOMAS GREZAUD

Costumi DOROTHÉE GUIRAUD

Direttrice della fotografia CLAIRE MATHON

Montaggio JULIEN LACHERAY

Dipinti di Hélène Delmaire

Colonna sonora originale JEAN-BAPTISTE DE LAUBIER (Para One) / ARTHUR SIMONINI

Suono JULIEN SICART, VALÉRIE DELOOF, DANIEL SOBRINO

Produttrice BÉNÉDICTE COUVREUR

Durata 120 min

 

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