Vittoriale, restauro dei marmi. Come sono, com’erano

GARDONE RIVIERA - Abbiamo messo a confronto due foto dei marmi dell'Esedra. Ecco come si presentavano fino a qualche giorno fa e come sono ora, dopo il restauro.

Fedele al motto di Orazio che d’Annunzio scelse per lo stemma nobiliare di Principe di Monte Nevoso, «Immotus nec iners» (fermo ma non inerte), il Vittoriale è chiuso, come tutti i musei, ma non inoperoso.

Nella cittadella monumentale si lavora al restauro dei marmi. Come già accaduto tre anni fa per le nobili pietre del portale d’ingresso, che accolgono il visitatore con il celebre motto «Io ho quel che ho donato» (ne avevamo scritto qui), ora anche i marmi del semicerchio architettonico dell’Esedra, del loggiato e della piazzetta Dalmata, anneriti dal tempo, stanno recuperando i cromatismi originali.

«Era nero, tornerà rosa», dice il presidente Giordano Bruno Guerri, annunciando l’ennesima, provvidenziale opera di tutela del dono che d’Annunzio fece agli italiani. Recupera dunque i cromatismi originali il marmo veronese delle architetture delle aree antistanti la Prioria, l’abitazione privata del Vate.

Ecco come si presentavano i marmi dell’Esedra.

 

Anneriti dal tempo, i marmi del Vittoriale sono tornati rosa grazie al restauro in atto in questi giorni. È l’ennesimo intervento del progetto «Riconquista», che prevede entro l’inizio del 2021, centenario del Vittoriale, il recupero o l’apertura di ogni spazio della cittadella monumentale dannunziana, mai così ben curata – è innegabile – come sotto la presidenza Guerri.

«L’Esedra e la Piazzetta Dalmata, oltre alla facciata della Prioria – aveva detto il presidente durante la consueta festa settembrina – verranno riportate all’antico splendore grazie a un investimento generoso della Regione Lombardia».

I marmi dell’Esedra oggi.

 

Guerri ha annunciato anche i lavori per la trasformazione dell’immobile del Casseretto, la casa dell’architetto Maroni, in un museo a lui dedicato.

Insomma, nonostante il crollo dei visitatori dovuto al Covid, proprio nell’anno in cui la Fondazione aveva messo nel mirino il record dei 300mila ingressi (nel 2019 furono 279.328), il Vittoriale guarda al futuro e si fa bello per la prossima stagione.

Nel frattempo si è provveduto anche al restauro dello Sva 10 del volo su Vienna. Dice Giordano Bruno Guerri: «Il Vittoriale è chiuso, ma non inerte. Ai quattro cantieri aperti – Piazzetta Dalmata, Esedra, Casseretto, Villa Mirabella – si è aggiunto il restauro dello SVA».

È l’aereo biposto col quale Gabriele d’Annunzio, il 9 agosto 1918, compì il clamoroso volo su Vienna, capitale nemica, per lanciare non bombe ma migliaia di manifestini tricolori con una provocatoria esortazione alla resa e a porre fine alle belligeranze. «Lo SVA è un cimelio fragilissimo – dice Guerri -, lo era già quando volava, e periodicamente ha bisogno di un restauro». Per darne corso sono state rimosse tutte le poltrone dell’autitorium per consentire di adagiare a terra l’aereo ed affidarlo alle cure di restauratori specializzati (na abbiamo scritto qui).

Lo Sva a terra in occasione del restauro.

 

 

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