Il Carpione, endemismo minacciato e bistrattato

LAGO DI GARDA - Il Carpione è un endemismo ittico che esiste solo nel Garda. Ma rischia l'estinzione. E i tentativi di salvaguardia sono approssimativi. E' il pensiero di un lettore che ci manda questa lettera.

Fauna ittica e ripopolamenti. Dopo le perplessità sollevate da Regione Lombardia circa le nuove direttive ministeriali che vieterebbero l’immissione di specie alloctone (Coregone Lavarello, Trota Fario e Iridea e Salmerino alpino), il tema è affrontato anche da questa lettera di un lettore, che ci parla del Carpione, pesce sempre meno presente nel Garda.

«Il Carpione, un endemismo ittico che esiste solo nel Garda.

Una ricchezza strategica, economica e culturale che guarda al futuro, nel rispetto di chi verrà dopo di noi. Avrebbe solamente bisogno di un po’ di saggezza da parte dei principali attori dei processi decisionali per essere salvato dall’estinzione. Niente da fare!

Le varie entità chiamate a gestire l’emergenza della biodiversità, persistono nella inconcludente lotta per raccogliere fondi e nella gestione pressapochista e fallimentare dello stoccaggio in vasche di questi preziosi salmonidi ridotti ormai a dei pesciolini domestici. La saggezza nella gestione del bene comune è stata sostituita dalla “competenza” dei tecnocrati delle istituzioni che hanno deciso di “dividere” il “peso” delle proprie responsabilità a loro volta con consulenze di società private. Questo meccanismo della delega, nasconde, in realtà, un’incapacità di politici che, nel tentativo di stare a galla si prostrano ai rituali ormai consolidati dei trafficoni di risorse pubbliche.

La richiesta di fondi all’Unione europea presentata dalla società di “consulenza” incaricata dalla Regione sul destino del carpione è stata bocciata per la terza volta.

Si sono purtroppo avverate le perplessità espresse proprio su questo giornale circa il rischio elevatissimo di bocciatura per inattendibilità scientifica del progetto. Ci sarebbe da chiedere non solo dove simili “consulenti” siano stati trovati e con quali criteri, ma, soprattutto, esigere i danni da essi provocati. Dopo più di 10 anni di interventi sul “problema“ siamo nuovamente al punto di partenza. Anziché operare con tempismo ed efficienza scientifica, come se niente fosse, questi consulenti privati stanno riproponendo per la quarta volta (speriamo almeno abbiano corretto la fallimentare tesi che il siluro sia il maggior competitore del Carpione) lo stesso progetto alla Comunità Europea. È quindi lecito domandarsi se affidino i loro progetti allo spirito santo, oppure, molto più probabilmente pensino a qualche spintarella degli “amici della causa”.

Da una altrettanto inconcludente prospettiva, si è formato in Trentino, con sospetto tempismo di manager capaci di trasformare tutto in oro, un consorzio per “allevare e commercializzare un pesce di alta qualità e prelibatezza come il Carpione del Garda – spiega il direttore del consorzio – inserendo nella gamma di prodotti, un altro pesce di acqua dolce accanto alla trota e al salmerino, che può consentire di affermarci sul mercato in una posizione importante fra i produttori di acqua dolce…”.

Uno dei soci di questo consorzio è lo stesso commerciante che gestisce il parco riproduttori della Regione Lombardia. Imperterrita nel continuare con il vecchio approccio sbagliato e fallimentare: prelevare dal lago quei pochi carpioni che sono rimasti per rimpinguare con materiale ittico di rimonta e rinsanguamento il parco riproduttori parcheggiati, guarda caso, dal commerciante-socio, della stessa società che commercia e vende sul mercato il prelibato bocconcino.

Un commerciante sicuramente specializzato nel suo lavoro, ma altrettanto sicuramente privo della competenza scientifica per garantire la rusticità e l’integrità genetica della riproduzione artificiale in cattività. Tale situazione paradossale e pericolosa per l’integrità della specie avrebbe bisogno di essere efficacemente monitorata da test genetici sui carpioni seminati nel lago da questo allevamento, se, tuttavia , esistessero. Eppure, sarebbe un’imprescindibile responsabilità scientifica raccogliere e rendere pubblici tali dati. Ancora una volta si rinnova il vero schifo della politica italiana, basato su un’inefficiente complicità fra tecnocrati e politicanti che dilapida quel che rimane del bene comune per foraggiare l’interesse privato. È un filmato che abbiamo costantemente sotto gli occhi in questo periodo di pandemia. Se abbiamo il coraggio di allargare gli orizzonti ed aprire le focali su cosa succederà, non nell’immediato futuro, ma nel 2050, il quadro è desolante.

Oltre allo spreco di risorse, la perdita di questo gioiello unico al mondo, non significherà solo l’estinzione di una specie animale, ma, soprattutto, la perdita della capacità di mettere in moto un potente propulsore di crescita economica e culturale per le generazioni future. Come abbiamo potuto constatare, il problema non può essere risolto, come enfatizzano i mezzi di comunicazione, con “semine di milioni e milioni di nuovi coregoni… nuova vita per il nostro amato lago… un’ondata di coregoni: il Garda ha fatto il pieno”. Il “siluro” lanciato per nascondere le cause più importanti dell’estinzione del Carpione e per alimentare le politiche dello spettacolo e dello spreco , finirà per con il colpire, invece, il futuro dei nostri nipoti.

È dalla diversità che emerge la qualità. Catullo e Goethe cantavano le lodi del nostro ambiente lacustre perché ricco e diversificato, unico nella sua bellezza naturale. Oggi la debolezza politica e culturale fa di tutto per omologarlo il più possibile ad altre aree del mondo, colpendo la sua biodiversità. Purtroppo, molto presto, ne vedremo e subiremo gli effetti».

Lettera firmata.

 

 

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