Domenica il referendum per il “distretto biologico trentino”

TRENTINO - Domenica 26 settembre i trentini saranno chiamati ad esprimersi sul referendum indetto da un comitato eterogeneo di associazioni per trasformare il Trentino in un distretto biologico. Ecco di cosa si tratta.

Domenica 26, dalle 6 alle 22, gli abitanti di tutti i comuni del Trentino saranno chiamati a esprimersi sulla nascita di quella che i promotori del referendum definiscono un “Bio-Distretto, cioè è un’area geografica naturalmente vocata al biologico dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio)”.

Il referendum nasce dalla spinta di numerosi cittadini, agricoltori, associazioni e gruppi di acquisto solidale del Trentino. L’iniziativa referendaria è sostenuta tra gli altri da Greenpeace, Wwf, Legambiente Trento, Italia Nostra Trento, Lipu Trento, Slow Food.

Il quesito del referendum propositivo

Volete che, al fine di tutelare la salute, l’ambiente e la biodiversità, la Provincia Autonoma di Trento disciplini l’istituzione su tutto il territorio agricolo provinciale di un distretto biologico, adottando iniziative legislative e provvedimenti amministrativi – nel rispetto delle competenze nazionali ed europee – finalizzati a promuovere la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la preparazione alimentare e agroindustriale dei prodotti agricoli prevalentemente con i metodi biologici, ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 228/2001, e compatibilmente con i distretti biologici esistenti?

E’ un obiettivo ambizioso, anche in considerazione che oggi, nella provincia di Trento, risulta essere biologico soltanto il 6% dei terreni agricoli, rispetto al 15% della media italiana e all’obiettivo del 25% fissato dall’agenda europea.

Il portavoce del comitato promotore, Fabio Giuliani, ha dichiarato a Repubblica: “Ci vorrà una quindicina di anni per raggiungere l’obiettivo, ma quel che è importante è creare le condizioni, anche legislative, perché ciò possa avvenire. Serve spingere la Provincia ad avviare un percorso di questo tipo per fare coincidere la crescita economica con un modello agricolo che riduca via via la tossicità delle coltivazioni. Gli agricoltori biologici oggi in Trentino sono degli eroi. Nella viticoltura è stato fatto un lavoro straordinario dal punto di vista della sostenibilità, ma in altri settori la strada da percorrere è ancora molto lunga”.

Per approfondire trovate tutte le info sul sito di chi sostiene l’iniziativa: bio.trentino.it.

Se vince il si

Per essere valido, il referendum dovrà vedere la partecipazione di almeno il 40% degli aventi diritto, vale a dire circa 177.000 elettori

Se il quorum sarà raggiunto, e la metà più uno dei voti utili sarà stata a favore del Sì, la Provincia si impegnerà a «disciplinare su tutto il territorio agricolo trentino un distretto biologico, adottando iniziative legislative e provvedimenti amministrativi per promuovere la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare prevalentemente con metodi biologici». Compatibilmente con le norme nazionali ed europee e con i biodistretti già esistenti.

 

Il fronte del no

In Trentino il dibattito è acceso. Il mondo agricolo, in particolare, non è favorevole alla trasformazione del Trentino tutto in un distretto biologico.

Coldiretti Trento, per voce del presidente Gianluca Barbacovi, spiega la sua posizione: «Stiamo lavorando da anni sul fronte del new deal europeo in tema ambientale. Il biologico è una pratica in crescita e che va incentivata in quei territori che hanno una predisposizione, una vocazione. Tecnicamente, non tutto il Trentino può essere biologico. La lotta integrata prevede già da tempo una drastica riduzione dei fitofarmaci».

Barbacovi ha dichiarato a Repubblica: «Siamo convinti sia mancato il giusto coinvolgimento sia dei rappresentanti del settore agricolo, sia degli altri settori economici, come quello turistico e sociale, poiché il tema della sostenibilità è anzitutto culturale.

Per il presidente di Coldiretti Trento, “non può passare il messaggio che esistano un’agricoltura buona e una cattiva, perché stiamo parlando di metodi di coltivazione. La ‘lotta integrata’ è un metodo di coltivazione diffuso nella nostra Provincia, e rappresenta una pratica di difesa delle colture che negli anni si è evoluta raggiungendo risultati importanti, con una drastica riduzione dell’uso di fitofarmaci. La strada verso un’agricoltura più sostenibile è già tracciata e Coldiretti continuerà a impegnarsi per un’agricoltura sempre più ‘green’. Ma, ribadiamo, questi percorsi devono delinearsi all’interno di un maggior coinvolgimento e una concertazione trasversale che riunisca le categorie economiche, le istituzioni e i rappresentanti dei cittadini”, conclude Barbacovi.

Trentino Sviluppo SpA – Foto di Carlo Baroni.

 

 

 

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