Mobilità: “Portiamo la metro di Brescia fino a Salò”

GARDA BRESCIANO - La metro di Brescia fino al Garda? La proposta è lanciata dalle colonne del Giornale di Brescia dal sindaco di Gavardo, Davide Comaglio.

«Collegare la città a Salò, e magari oltre, non soltanto sarebbe una grande idea ma, secondo me, anche un progetto realizzabile. Certo, serve buona volontà da parte di ciascuno».

Queste la parole del primo cittadino di Gavardo Davide Comaglio intervistato da Enrico Giustacchini del Giornale di Brescia.

Il sindaco ricorda la «linea ferroviaria che, transitando per i Tormini, raccordava Rezzato a Vobarno», ma anche «la tranvia Brescia-Salò-Gargnano, inaugurata nel 1887 e in funzione, nel tratto Brescia-Salò, fino al 1954. Poi, si è abbandonato tutto – dice – in favore dei trasporti su gomma, con le conseguenze che sappiamo».

Vale a dire traffico, incidenti, inquinamento. La situazione della congestionatissima 45 bis è nota a tutti.

Foto tratta dalla pagina Facebook Metro Brescia.

 

Da qui la proposta del sindaco: «Perché non cominciare a ragionare sul prolungamento della metro da Sant’Eufemia fino a Salò? Non più di una trentina di km, che potrebbero compiersi, almeno in parte, seguendo il percorso del Naviglio Grande. Se attuata, questa ipotesi, oltre a migliorare considerevolmente la viabilità e a ridurre l’inquinamento, consentirebbe di accrescere, specie nei mesi estivi, il flusso verso Brescia dei turisti in vacanza sul Benaco, i quali sarebbero incentivati da collegamenti più comodi e più veloci di quelli di oggi a visitare i tesori storici e artistici della nostra città».

L’appello di Comaglio: «Proviamo a confrontarci, ognuno nel proprio ambito, attorno a un progetto. Discutiamone costi, tempi e modalità. Ho già iniziato a parlarne con altri sindaci della zona, raccogliendo molto interesse. Gavardo offre massima disponibilità. So che decisioni di una tale portata non possono che essere assunte a livelli più alti. È però fondamentale che il territorio non faccia mancare i giusti stimoli».

 

La tranvia Brescia-Salò-Gargnano

Lo sferragliare del tram riecheggiò per la prima volta nel golfo di Salò nel 1887. I convogli della Società Elettrica Bresciana, carichi di promesse di sviluppo e di nuovi commerci, fecero il loro trionfale ingresso in città il primo maggio, dopo essere scesi dai Tormini lungo la rotabile per Cunettone e tra le ortaglie di Campoverde, rivelando allo sguardo del viaggiatore la natura grandiosa del golfo azzurro.

Il nuovo tratto, che prolungava la linea Brescia-Tormini fino a lambire il Garda, finiva dritto nel cuore della città immettendosi in via Garibaldi, dove, due mesi prima, per far passare il nuovo mezzo era stata demolita l’antica porta d’ingresso alla città, e con essa l’arberghetto dove nel 1859 aveva alloggiato Garibaldi.

Il tram a Salò (cartolina della collezione del Comune di Salò).

 

Il capolinea era in cima alla Fossa, presso l’Orologio. Poi, nel 1891, i binari furono portati fino al limite orientale della città, al Carmine. Le carrozze erano trainate da locomotive a vapore e al loro passaggio le donne chiudevano le finestre per evitare che il fumo del carbone combusto entrasse nelle case. Nel 1902 la linea venne prolungata fino a Toscolano e nel 1909 si passò alla trazione elettrica. Nel 1920 l’esercizio della tranvia passò in carico alle Tranvie Elettriche Bresciane e la nuova gestione inaugura il 20 dicembre 1922 il tratto Toscolano-Gargnano.

Ma sull’alto lago il tram ha vita breve. La linea nasce già vecchia e nel 1933, dopo soli 11 anni, la Toscolano-Gargnano cessò l’esercizio e lasciò il passo alle nuove «autocorse», effettuate con corriere Lancia da 32 posti. Il servizio viene garantito fino a Salò ancora per un ventennio.

Poi il capolinea. Scrisse il salodiano Ezio Tedeschi, consigliere comunale e poeta burlone: «El tram, al dè de ancö, l’è anacronismo/quand gomm zamò i mutur che va a reassiu/l’è proprio ‘l tempo de l’automobilismo/sensa le rotaie e sensa le stassiu!».

Infatti la sera del 9 luglio 1954, tra il malinconico e il goliardico al tram, dopo 67 anni di onorato servizio, fu dato l’ultimo saluto. Tranvieri e popolo appesero un drappo nero sul frontale dell’ultima locomotiva che entrava in città, accesero i ceri e inscenarono il «funerale» del vecchio e scassato tram.

«Il tram – scriveva Achille Raspetti il 10 luglio del ’54 – era ridotto piuttosto maluccio. Si poteva paragonarlo ad un vecchio signore dell’Ottocento che si permettesse di uscire e circolare, nell’epoca degli slip e dell’atomica, in bombetta e stiffelius».

Il giorno successivo fu attivato il più veloce, comodo ed economico servizio di autobus che dura tuttora. Ma il tram sopravvive nella memoria, nelle vecchie foto e nell’aneddotica locale. Si ricorda ad esempio di quando il tram, o meglio i suoi utenti, furono oggetto a Salò di una burla di carnevale organizzata da un gruppo di universitari bontemponi, che di notte saldarono alle rotaie due ruote del vagoncino di coda. Il mattino successivo, al solito il tranviere annunciò: «Signori, si parte». Ma il tram non partì. Le ruote della motrice giravano, ma non andavano avanti, come fossero su binari di sapone. Ci vollero due ore per porre rimedio al danno.

Poi venne l’epoca degli autobus e, soprattutto, delle auto, dapprima poche, poi sempre di più, fino a diventare un fiume che oggi, nei mesi estivi, soffoca letteralmente il lago.

Altre info sulla tramvia Brescia-Salò-Gargnano qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Tranvia_Brescia-Sal%C3%B2-Gargnano

Il tram a Gardone Riviera (cartolina del 1930 della collezione del Comune di Salò).

 

 

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