Omicidio nautico, la proposta di legge al ministero della Giustizia

ROMA - L'europarlamentare Stefania Zambelli ed Elena Garzarella, sorella di Umberto, hanno consegnato al ministero della giustizia petizione e firme. "Un passo avanti verso l'approvazione della legge sull'omicidio nautico".

Ieri, giovedì 21, l’europarlamentare salodiana Stefania Zambelli (Lega) ed Elena Garzarella, sorella di Umberto, vittima, assieme a Greta Nedrotti, della tragedia nautica del 19 giugno scorso, hanno consegnato alla dott.ssa Franca Mangano, capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, la petizione con 134mila firme per l’equiparazione dell’omicidio nautico a quello stradale (la puoi leggere e firmare qui).

«La dottoressa Mangano, così come il ministro Cartabia – dice Zambelli, amica di Umberto – hanno bene inteso, alla luce di quanto successo e di come è andato il processo, che c’è l’urgenza di colmare un vuoto normativo».

Zambelli e i familiari di Umberto hanno incontrato anche Matteo Salvini, ottenendo anche da lui l’impegno per un rapido iter di approvazione della proposta di legge (prima firmataria la bresciana Simona Bordonali) per l’introduzione nel codice penale del reato di «omicidio nautico», prevedendo la medesima disciplina prevista per l’omicidio stradale.

L’incontro con Matteo Salvini.

 

La proposta di legge (la puoi scaricare a questo link) mira ad introdurre modifiche al codice penale in materia di introduzione dei delitti di omicidio nautico e lesioni personali nautiche, nonché disposizioni concernenti la condotta da tenere in caso di incidente nautico.

Secondo i firmatari della proposta di legge, la tragedia che ha spezzato le giovani vite di Umberto Garzarella e Greta Nedrotti ha evidenziato «l’urgente necessità di regolare in modo più incisivo il comportamento dei soggetti coinvolti in un incidente nautico, introducendo nel codice penale il reato di “omicidio nautico”, prevedendo la medesima disciplina prevista per l’omicidio stradale, e il reato di “lesioni personali nautiche”. Con la presente proposta di legge, quindi, si intende colmare una vera e propria lacuna normativa».

Un vuoto normativo «inaccettabile ove si pensi che la medesima persona, responsabile della morte di un’altra, se è alla guida di un’automobile rischia fino a diciotto anni di reclusione, mentre se è alla guida di un’imbarcazione può essere punita con appena sei mesi di reclusione. In tale ottica diventa determinante incidere non soltanto sull’entità della pena e sulle misure che ne garantiscano l’immediata efficacia, ma soprattutto sul corretto inquadramento dell’approccio psicologico di chi, consapevole della pericolosità della propria condotta, ne accetta il rischio in totale spregio delle pressoché inevitabili conseguenze».

Si propone, dunque, di introdurre una disciplina di comportamento in caso di incidente nautico il più possibile conforme a quella di comportamento in caso di incidente stradale e di estendere la disciplina delle norme penali previste per l’omicidio stradale e per le lesioni personali stradali gravi o gravissime anche ai casi in cui la morte o le lesioni siano determinate da soggetti alla guida di imbarcazioni a motore. 

La proposta di legge è stata approvata dal Senato nel febbraio 2021 e lì s’è fermato. Giace alla Camera. Ma il sostegno trasversale all’iniziativa fa pensare che l’iter possa concludersi in tempi ragionevolmente brevi.

Elena Garzarella (a sinistra) consegna le firme a Franca Mangano, capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia.

 

 

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