Sicurezza sul lavoro: cosa c’è da sapere sulle polveri di legno

Quella della sicurezza sul lavoro è una disciplina molto ampia e variegata: gli elementi di rischio che possono contraddistinguere le diverse attività professionali, infatti, sono tantissimi, e ognuno di essi merita la dovuta attenzione.

Parallelamente ai rischi più noti ve ne sono altri decisamente meno conosciuti, anche più subdoli nella loro pericolosità, come è il caso delle polveri di legno.

Come può il legno divenire un potenziale rischio per la salute?

Il legno è lavorato in tantissimi diversi contesti, dalle industrie alle falegnamerie, ed è un materiale naturale e del tutto innocuo; se ridotto in residui talmente piccoli da divenire polvere, tuttavia, può diventare un nemico per la salute.

Quando si parla di polveri, infatti, il rischio è rappresentato dall’eventualità che possano essere inalate: le polveri di legno, purtroppo, non fanno eccezione, di conseguenza devono essere gestite con tutta l’attenzione del caso nei contesti in cui vengono prodotte.

Ciò che può comportare l’esposizione prolungata alle polveri può variare: si spazia da difficoltà respiratorie temporanee, o comunque a problematiche non particolarmente critiche, fino allo sviluppo di gravi forme tumorali.

Quali contromisure possono essere adottate contro questa minaccia?

In base alle caratteristiche del contesto lavorativo, dunque, devono essere adottate delle contromisure idonee, ad esempio può essere necessario che i lavoratori indossino, durante lo svolgimento della loro attività, dei DPI, Dispositivi di Protezione Individuale, specifici per la protezione delle vie aeree.

In tutti i contesti in cui si producono polveri di legno, ad ogni modo, è fondamentale che tali residui vengano asportati in maniera efficace: trattandosi di polveri una semplice pulizia non è affatto sufficiente, bisogna dunque utilizzare strumenti specifici.

Individuarli in commercio non è difficile: nel sito web dell’azienda Depureco, ad esempio, è presente un elenco di aspiratori polveri sottili distinti anche in base al tipo di residuo che si deve aspirare, e non mancano appunto dei modelli dedicati all’aspirazione di trucioli e polveri di legno.

Quando i residui di legno possono considerarsi pericolosi?

Sulla base di quanto detto fino ad ora sorge spontaneo chiedersi: ma quando i residui di legno sono da considerarsi pericolosi? Per rispondere a queste domande non c’è cosa migliore di consultare ciò che dice la Legge.

La normativa di riferimento per quel che riguarda la sicurezza e la tutela della salute sul lavoro è il D.Lgs 81/2008: nell’allegato XLII si menziona in modo esplicito il lavoro comportante l’esposizione a polveri di legno duro, ciò conferma in maniera certa la pericolosità di tali residui (specifiche conferme sono individuabili anche nel sito Internet istituzionale di INAIL, Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), mentre nell’allegato XLIII sono specificati i valori limite di esposizione nei contesti professionali, fissati in 2 mg/m3.

È interessante sottolineare che, prima del 17 gennaio 2023, in virtù di una norma transitoria il limite era fissato in 3 mg/m3; successivamente a tale data è divenuto attivo questo limite più rigoroso.

 

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