Zero contagi nella Rsa di Salò. Il sindaco: “No a pazienti Covid. Piuttosto negli alberghi”

SALÒ - Pazienti Covid-19 in fase di guarigione nelle case di riposo? Salò, dove il virus non è ancora entrato nella Rsa, non ci sta. E indica una strada alternativa: utilizzare gli alberghi.

Da quando è scoppiata l’epidemia, il destino dei 120 ospiti della Residenza Gli Ulivi è un pensiero fisso del sindaco Cipani. «La nostra casa di riposo – dice il primo cittadino – è una delle poche non contagiate. Merito anche delle misure adottate e dei protocolli ferrei stabiliti dal Cda della Fondazione, che con lungimiranza ha blindato la struttura, prima che l’epidemia si diffondesse».

La casa di riposo di via Zane è ancora un’isola felice e Cipani non intende rischiare proprio ora. «Collocare pazienti Covid-19 in via di guarigione nella Rsa per la convalescenza? Non voglio fare polemica – dice Cipani -, ma non sono d’accordo. Saranno anche negativizzati, ma non ci sono ancora garanzie che non tornino a essere contagiosi».

Soluzioni alternative? Cipani ne propone una: «Non capisco perché non si sia pensato da subito a chiedere la disponibilità di qualche albergatore. Non è che scopriamo l’acqua calda: a Salò l’abbiamo già fatto». Cipani si riferisce ai giorni successivi al terremoto del 24 novembre 2004, quando nella sua cittadina si contavano, su un totale di 10mila abitanti, ben 1.200 sfollati. «Come successe allora – dice Cipani – credo che anche oggi si potrebbero trovare strutture alberghiere da mettere a disposizione di quei malati Covid che per varie ragioni – perché sono soli, anziani o bisognosi di un minimo di assistenza – non possono rientrare nelle loro abitazioni una volta intrapresa la via della guarigione. Nel 2004 gli albergatori che si resero disponibili furono indennizzati e nessun salodiano finì in una tenda. Governo e Regione valutino questa alternativa».

Tra l’altro, ci hanno pensato nel vicino Veneto, dove nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato i criteri per individuare gli hotel nei quali ospitare, in caso di carenza di posti letto negli ospedali, persone malate (leggi qui).

A scanso di equivoci, Cipani precisa che «nella nostra casa di riposo sicuramente non manderanno nessun malato, visto quello che è successo in altre Rsa. Ma mi sembrava doveroso sollevare la questione degli alberghi, da utilizzare.

Martedì 31 marzo. Il sindaco Cipani in piazza Vittoria per l’omaggio ai deceduti di Covid-19 a Salò.

 

La posizione di Regione Lombardia sulle Rsa

Sulla questione Rsa ha voluto far chiarezza anche l’assessore regionale Giulio Gallera, fornendo alcune precisazioni sulle linee guida della Regione: «Il 23 febbraio abbiamo dettato le prime linee guida per limitare al massimo la presenza di esterni, anche parenti, all’interno delle Rsa. L’8 marzo – fa sapere Gallera tramite una nota – abbiamo fatto un’ulteriore linea guida chiudendo ulteriormente le Rsa alle persone esterne, specificando come dovevano essere trattati gli ospiti con sintomi simil influenzali o Covid positivi.

L’indicazione è stata di isolare immediatamente gli ospiti che avevano sintomi simil influenzali. Nella stessa delibera – ha proseguito Gallera – data la necessità di decongestionare gli ospedali, abbiamo chiesto alle strutture private, comprese le Rsa, la disponibilità di ospitare pazienti Covid in via di guarigione e con sintomatoligie non gravi. Condizione indispensabile per candidarsi era però possedere padiglioni o strutture indipendenti con relativo organico indipendente. Solo 15 Rsa su 708 presenti sul territorio regionale si sono offerte per un totale di 147 pazienti, su 60.000 a disposizione».

L’assessore lombardo al welfare Giulio Gallera.

 

Il dato del contagio a Salò

Venerdì 10 aprile a Saló il bilancio ufficiale parlava di 75 positivi, di cui 39 dimessi. «Di questi 39, solo 18 non devono stare in isolamento obbligatorio presso il domicilio, mentre gli altri 28 devono stare in isolamento obbligatorio presso il loro domicilio. Questi 28, insomma – spiega il sindaco Cipani – dovrebbero stare in una struttura “protetta”, non a casa loro, dove potrebbero contagiare altri famigliari.

Non tutti – continua Cipani – hanno case di dimensioni tali da evitare i contatti ravvicinati. Quale struttura protetta migliore e più facilmente attrezzabile di un albergo? Sono sicuro che molti medici in pensione e molti volontari darebbero la loro disponibilità ad assistere i malati. I pasti verrebbero consegnati da aziende esterne convenzionate, nel nostro caso lo farebbe la casa di riposo».

 

 

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