Allarme, i pesci del Garda invocano aiuto

MALCESINE – Sos del presidente del “Dirlindana Club” di Malcesine, Adelino Lombardi, che lancia un accorato appello a tutela del patrimonio ittico gardesano, sempre più povero e sempre più a rischio.

La lettera è stata inviata ai sindaci dei comuni del Garda, alla Comunità del Garda e ai presidenti delle tra province di Brescia, Trento e Verona. Eccola.

«Fin dal passato il lago di Garda e, in particolar modo l’alto Garda, si è caratterizzato rispetto gli altri laghi prealpini per uno scarso potere di riproduzione ittica. Le acque limpide e ossigenate ma scarsamente nutrienti hanno fatto sì che le specie più abbondanti fossero L’Alborella e l’Agone.

Un tempo la figura del pescatore sportivo non esisteva, si sceglieva questo mestiere per sfamare la famiglia, era un mestiere povero composto di tanta fatica e scarsi guadagni, sovente pericoloso a causa dei precari mezzi con cui si usciva a pesca. L’arte della pesca e i suoi strumenti erano spesso tramandati da padre in figlio rendendo necessario che il lago mantenesse i suoi equilibri per consentire alle generazioni future di poter proseguire quest’attività.

Quest’amore obbligato verso il lago ha insegnato al pescatore il rispetto per il pesce e i suoi cicli biologici a curarne le aree di riproduzione rendendole idonee e invitanti per favorirne la moltiplicazione. Nello specifico dell’Alborella, si preparava il terreno nunziale rivoltando la ghiaia delle rive, si rispettavano il silenzio e la giusta intimità dei luoghi per attirare il pesce pronto per la riproduzione e catturarlo poi… ma solo dopo che quest’ultimo avesse deposto il suo seme dimostrando estremo rispetto e lungimiranza.

Verso la fine degli anni 50, con il migliorare della situazione economica, dalle città incominciavano a farsi vedere i primi gitanti e via via i primi turisti sia italiani sia stranieri, aprendo, di fatto, la strada alla nuova industria che avrebbe migliorato il tenore di vita degli abitanti del lago ma che avrebbe messo a dura prova con il suo impatto devastante l’intero sistema lago.

Negli ultimi anni tutti i pescatori hanno facilmente costatato la notevole riduzione di una specie che era tra le più abbondanti, l’Alborella. Con questo evento, secondo noi, si è rotto un anello importante anzi fondamentale della catena alimentare, alterando l’equilibrio che esisteva tra prede e predatori. Di fatto, a seguito del calo del pesce foraggio si è subito registrato un calo dei suoi predatori in particolar modo Trote e Lucci.

A questo punto noi pescatori sportivi ci siamo interrogati su quali potessero essere le cause, o meglio le concause che hanno determinato questa situazione e cosa potessimo fare per invertire al più presto questo trend negativo.

Abbiamo individuato i maggiori imputati di questo collasso nel cambiamento dell’habitat costiero originario, nel deterioramento della qualità delle acque spesso contaminate dall’antropizzazione, dai derivati dell’industria da un collettore fognario tutt’altro che ermetico, dall’eccessivo e inevitabile sfruttamento delle spiagge (letti di frega) a scopo turistico, dalla crescente presenza di predatori come gli uccelli acquatici in particolar modo gli anatidi che razziano uova e avannotti e la variazione repentina dei livelli delle acque a causa dei prelievi estivi a scopo irriguo.

Cosa possiamo fare?

– Rinaturalizzare alcuni tratti di costa

– Incrementare la specie ricorrendo alla posa di uova fecondate provenienti da altri laghi.

– Divieto di commercializzazione al puro scopo evitare le azioni di bracconaggio, comportamenti che si possono limitare solo tagliando la richiesta del prodotto da parte dei consumatori.

– Ridurre il numero degli anatidi e degli uccelli predatori.

Trota lacustre e carpione. Sono rispettivamente la regina e il re del lago anche se le originarie lacustri sono scomparse già da anni rimpiazzate dalle molte semine che producono però risultati poco appaganti.

Come già denunciato per il Carpione, specie che in passato era molto abbondante e ricercata e oggi iscritta nella lista delle varietà a rischio d’estinzione e per la quale vige il fermo pesca, servirebbe da subito un coordinamento interregionale per gestire efficacemente ed in modo competente il ripopolamento della specie. Come ben sapete il Carpione si riproduce 2 volte l’anno ma per capire cosa ha determinato questo squilibrio è affare serio! Non possiamo imputarne la causa alla qualità dell’acqua che da indagini effettuate in profondità è più che discreta.

Le esplorazioni subacquee relazionate dal Prof. Lunelli esperto dell’istituto E. Mach di San Michele all’Adige in provincia di Trento hanno rivelato la presenza ad oltre 100 metri di profondità di predatori come la Bottatrice e il Lavarello vero competitor del Carpione sia per l’habitat che per il tipo di alimentazione.

La nostra associazione, con la supervisione del dott. Lunelli e dell’ittiologo della provincia di Verona dott. Confortini e il supporto economico della Regione Veneto, ha effettuato degli esperimenti di semina di uova di Carpione fecondate, immesse sui fondali ghiaiosi tramite contenitori specifici “Vibert” a nord di Malcesine in prossimità del confine regionale. I risultati sono stati incoraggianti ma incontrollabili passando da schiuse pressoché complete al ripescaggio delle uova ancora inviolate.

Anguilla: pesca vietata. È stata nuovamente prorogata l’ordinanza del 17 maggio 2011 fino a giugno 2016 e non sappiamo ancora se l’allarme rientrerà, o se la contaminazione continuerà a vietarne la pesca e la commercializzazione.

Cavedano in fortissima contrazione si è passato in pochi anni da catture copiose a pochi esemplari.

Gli anziani ricordano di battute di pesca con la Tirlindana che mirava a catture prestigiose come Trote e Carpioni “importunate” dalle continue scampanellate per la nutrita presenza dei cavedani, presenza ammirabile sulle spiagge per l’intensità e la spettacolarità del loro rituale riproduttivo.

Ci rendiamo conto che il Garda è una zona a grande vocazione turistica e che alcune scelte di tipo protezionistico potrebbero non piacere a tutti, confidiamo però che le decisioni che verranno prese in quest’ottica andranno anche a favore del turista che potrà beneficiare di un più sano e ricco di vita al suo interno.

Non dimentichiamoci che la pesca sportiva è tutt’oggi una delle discipline sportive che ha in Italia il maggior numero di praticanti. Vi è anche la possibilità di creare un indotto virtuoso che potrebbe dare un notevole valore aggiunto all’attuale offerta turistica gardesana.

Mi auguro che questa nostra iniziativa provochi una profonda riflessione e serva per gettare le basi per una miglior collaborazione tra gli enti coinvolti per una reale difesa della flora e fauna ittica, oggi sofferenti. Se da tutte queste parole non nascerà un germoglio di cambiamento, vorrà dire che noi pescatori, insieme a questo bellissimo lago avremo perso una battaglia di fondamentale importanza.

Il nostro desiderio è di continuare a offrire il nostro contributo anche nei processi decisionali legati alle scelte di gestione magari con il coinvolgimento diretto di un nostro rappresentante».

Firmato Lombardi Adelino

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