Settimana corta si, settimana corta no

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LAGO DI GARDA – La Provincia di Brescia intende introdurre nel 2016-17 la riforma del sistema scolastico, con l’introduzione della “settimana corta” alle superiori. Ma il fronte del “no” fa sentire la sua voce.

Più ore di lezione durante il giorno, ma dal lunedì al venerdì, escludendo il sabato. È il tema caldo sul tavolo del presidente della Provincia di Brescia Pierluigi Mottinelli. È iniziato il confronto coni dirigenti e i professori, chiamati ad individuare gli aspetti positivi (si parla di risparmi nell’ordine di 1 milione di euro previsti tra trasporto e riscaldamento a scuola non richiesti per il sabato), così come le criticità della riforma.

In ogni caso, la Provincia intende presentare entro febbraio il progetto alla Regione Lombardia, per ottenere il via libera.

Ma, come detto, c’è anche un combattivo fronte del “no”, che annovera un gruppo di genitori degli istituti superiori della rete Garda-Valle Sabbia interviene nel dibattito sull’introduzione della settimana corta al vaglio di Palazzo Broletto.

«Leggiamo – dicono i genitori – che la Provincia prosegue per la sua strada e vuole definire la questione entro la fine di febbraio. Eppure i Consigli d’Istituto della varie scuole, ossia gli organi che definiscono l’orario scolastico, si sono chiaramente espressi contro questa proposta. Non perché sono contrari a priori, ma in quanto espressione della volontà dei Collegi docenti e della maggioranza di studenti e genitori. Questo non conta?».

Sono numerose le motivazioni che i genitori avanzano a sostegno della loro posizione: «Le lezioni, così come strutturare oggi, con insegnamento frontale, sarebbero particolarmente pesanti per i ragazzi che dovrebbero restare in classe per 6/7 ore al giorno; gli stessi docenti ritengono che la didattica sarebbe la prima a risentirne, visto che questa scelta comporterebbe un’evoluzione del metodo didattico. Eppure nessuno parla di corsi di formazione per i docenti».

E ancora: «Pochissime scuole  sono attrezzate con una mensa per permettere le lezioni pomeridiane. Come mangeranno i ragazzi? Panini per 5 giorni alla settimana? E dove, in classe?».

Si solleva poi la questione dei trasporti pubblici: «Già ora sono insufficienti e un cambio di orario porterebbe nuove complicazioni. Chi ora prende l’autobus alle 6.30 per andare a scuola e rientra alle 14.30 dopo 5 ore di lezione, dopo un pranzo veloce a casa alle 15.30 può finalmente dedicarsi ai compiti. E se le ore di lezione diventassero 6, quanto tempo resterebbe ai ragazzi per lo studio? E dove troverebbero il tempo per le attività extrascolastiche?».

I genitori confutano inoltre l’affermazione che la soppressione del sabato scolastico produrrebbe risparmi alla voce trasporti e riscaldamento. Insomma, un “no” convinto e motivato alla settimana corta.

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