Angelo Zanelli. Nel laboratorio dello scultore

SAN FELICE DEL BENACO - Sabato 30 alle 11 alla Fondazione Cominelli, a Cisano di San Felice, l'inaugurazione della mostra dedicata ad Angelo Zanelli, scultore gardesano il cui nome è legato alla realizzazione del Vittoriano a Roma.

La mostra “Angelo Zanelli. Nel laboratorio dello scultore” nasce per ricordare l’artista che proprio a San Felice del Benaco, nacque centoquarant’anni fa. Il suo nome è legato alla realizzazione in pietra bresciana (marmo di Botticino) della parte scultorea più impegnativa del monumento a Vittorio Emanuele II: il grande fregio di 70 metri che sovrasta la tomba del Milite Ignoto e decora il grande piedestallo della statua equestre del sovrano a Roma, ma Zanelli che realizzò il fregio per il Vittoriano a soli 29 anni, fu uno scultore prolifico ed eclettico che lavorò instancabilmente ad opere e progetti nell’arco di tutta la sua vita.

La mostra curata da Michela Valotti e Rosanna Padrini Dolcini offre la possibilità di scoprire non solo la sua figura pubblica di artista, ma di svelarne anche gli aspetti più privati e personali, attraverso documenti e testimonianze alcuni dei quali inediti.

Angelo Zanelli davanti al bozzetto del primo concorso per l’altare della patria.

 

Grazie alla collaborazione con Brescia Musei che detengono un ricchissimo materiale documentario relativo all’artista, è stato possibile realizzare un percorso espositivo composto da bozzetti, studi, disegni preparatori, taccuini di appunti, lettere e libri, ciò consente di entrare virtualmente nel laboratorio dell’artista, coglierne alcuni elementi ispiratori, comprenderne le prove e i ripensamenti, e scoprirne le relazioni e le committenze.

Il fregio dell’Altare della Patria rimane ovviamente il culmine della notorietà e del titanico sforzo creativo di Zanelli ma si inserisce in un percorso già ricco e promettente e apre a una stagione che conoscerà opere importanti, nuove forme espressive, inediti approdi stilistici dello scultore gardesano.

La mostra, promossa dal Comune di San Felice del Benaco e allestita al piano nobile di Palazzo Cominelli, sarà accompagnata da una pubblicazione con un testo di Massimo Tedeschi, storico e giornalista.

Kaehlbrandt Zanelli, Il buon governo, 1928 ca, disegno.

Angelo Zanelli. Nel laboratorio dello scultore

di Massimo Tedeschi

Un grande dimenticato. Non si può definire altrimenti Angelo Zanelli (San Felice di Scovolo 17 marzo 1879 – Roma 3 dicembre 1942), l’artista che venne chiamato a realizzare il più importante e vasto fregio scultoreo d’Italia, collocato nel cuore del monumento nazionale più carico di valori simbolici e oggi più visitato da italiani e stranieri.

Zanelli, di origini umilissime, formatosi in Accademia a Firenze grazie a una borsa di studio, aveva solo 29 anni nel 1908 quando si impose fra i 26 artisti che avevano partecipato al concorso per l’ideazione e la realizzazione del fregio di 70 metri che avrebbe costituito il fulcro espressivo del monumento a Vittorio Emanuele II, il Vittoriano oggi entrato nel linguaggio comune come Altare della patria.

La realizzazione del fregio impegnò Zanelli per un quindicennio visto che la Dea Roma – dopo ripetuti ripensamenti e variazioni stilistiche – fu realizzata e infine collocata il 21 aprile 1925. La realizzazione del fregio diede gloria e fama a Zanelli che divenne Accademico d’Italia e successivamente realizzò un numero significativo – anche se non sterminato – di altri capolavori.

Vincente fu l’intuizione di Zanelli di proporre due cortei allegorici – rappresentanti il lavoro e l’amor patrio – che convergono verso la città eterna, l’agognata capitale unitaria rappresentata dalla Dea Roma. Vincente fu lo stile, potente e classico, con cui rappresentò le 102 figure umane che formano i due cortei.

Le polemiche che per alcuni decenni hanno accompagnato l’Altare della Patria hanno finito per oscurare anche la figura e la fama dell’artista che realizzò la parte preponderante del suo apparato scultoreo.

Oggi che il monumento è frequentato (e ammirato) da oltre un milione e mezzo di visitatori all’anno, anche la figura di Zanelli merita d’essere oggetto di riscoperta: la mostra del Comune di San Felice e della Fondazione Cominelli rappresenta un saggio esemplare di come promuovere questa azione.

Brescia ha la fortuna di possedere nei depositi dei Civici Musei (sia pur in attesa di riunificazione, riordino e compiuta catalogazione) un ricchissimo materiale documentario relativo all’artista: bozzetti, studi, disegni preparatori, taccuini di appunti, lettere, libri. Materiale che consente – come dimostra questa piccola ma significativa rassegna voluta dal Comune che ad Angelo Zanelli diede i natali centoquarant’anni orsono – di entrare nel laboratorio dell’artista, coglierne alcuni elementi ispiratori, apprezzarne le prove e i ripensamenti, scoprirne le relazioni e le committenze.

Il fregio dell’Altare della Patria rimane ovviamente il culmine della notorietà e del titanico sforzo creativo dell’artista ma si inserisce in un percorso già ricco e promettente e apre a una stagione che conoscerà opere importanti, nuove forme espressive, inediti approdi stilistici dello scultore nato a San Felice.

«Si capisce che la febbre dell’arte è di per sé la vita, forse tutta la vita» dichiarava Zanelli in un’intervista del 1924, ricordando le due settimane di forsennato lavoro in cui aveva ideato e realizzato il bozzetto per il concorso del fregio. Una febbre che in realtà ha attraversato e segnato tutta la vita dell’artista e di cui, a distanza di tanto tempo, i materiali in mostra ci restituiscono ancora l’intensità, la carica umana, la forza creativa.

Massimo Tedeschi

Angelo Zanelli nel giugno 1909 davanti al modello per altare della Patria.

 

La mostra sarà aperta fino al 5 maggio 2019.

Orarisabato e domenica: 10.00-13.00 / 16.00-19.00; aperture straordinarie: 25 aprile, 26 aprile, 1 maggio.

SedeFondazione Raffaele Cominelli, Via Padre Santabona 9, Cisano di San Felice del Benaco.

Ingresso libero

Info: [email protected]

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