Tavolo delle associazioni del Chiese, diffida ai 206 sindaci bresciani

VALSABBIA - Il Tavolo delle associazioni del Chiese diffida i sindaci dei 206 Comuni bresciani: «Non procedete in alcun modo con autorizzazioni per i depuratori sul Chiese». Il fronte del no al progetto di Acque Bresciane pronto ad azioni giudiziarie.

Ecco la lettera aperta.

«Egregi Sindaci, la scrivente organizzazione unitaria, che attualmente annovera 19 formazioni sociali trentine, bresciane e mantovane le quali svolgono la propria attività di salvaguardia ambientale sulla quasi totalità dei 160 chilometri dell’asta del fiume Chiese, s’è costituita con la finalità di unire le forze per rigenerare il “deflusso ecologico” in ogni tratto del fiume Chiese, e di proteggerlo da ogni minaccia di inquinamento.

Siamo a conoscenza del progetto predisposto dalla società “Acque Bresciane” per cercare di realizzare nei Comuni di Gavardo (BS) e Montichiari (BS), entrambi bagnati del fiume Chiese, due mega impianti per la depurazione dei reflui del medio-basso lago di Garda, ovvero per scaricare nel fiume Chiese la depurazione di molti Comuni del lago di Garda e dei motivi veri che hanno concepito questo progetto facendo pressioni per arrivare a tal punto.

Il fiume Chiese a Gavardo.

 

Siamo a conoscenza – continua la lettera – di ogni manovra sottostante e stiamo predisponendo adeguate azioni in ogni sede competente compresa quella giudiziaria per impedire la realizzazione di tale progetto, e ciò per le seguenti ragioni:

  1. erronea e illogica decisione di portare i reflui di un ampio Bacino com’è il lago di Garda in un altro bacino, ovvero in un’altra Valle, dovendo nel caso pompare i reflui su una altitudine di 150 metri per scavalcare le colline moreniche che separano i due Bacini;
  2. erronea finalità di fondo, resa nota il giorno 11 aprile 2019 dal tecnico della società “Acque Bresciane” ascoltato in una riunione dei Consiglieri bresciani della Regione Lombardia presso la sede del UTR di Brescia, secondo cui si vorrebbe utilizzare l’enorme quantità di acqua proveniente dai vari Comuni del lago di Garda per portare un ulteriore abnorme quantità di acqua al comparto agricolo della pianura bresciana e mantovana, oltre a quella già prelevata 2 dal fiume Chiese, allo scopo di continuare ad irrigare con l’antico metodo d’irrigazione cd. “a scorrimento” concepito nel 19° secolo;
  3. La tecnica di cui sopra il punto 2 determina un grandissimo consumo e spreco d’acqua, una risorsa primaria, perché si tratta di inondare i campi andando nella direzione opposta ad ogni indicazione degli scienziati che studiano il cambiamento climatico;
  4. Enormi rischi di inquinamento del fiume Chiese, già gravemente ammalorato proprio per gli effetti del depauperamento delle sue acque a causa delle esigenze del comparto agricolo che lo desertificano per lungi tratti, prosciugandolo addirittura durante la stagione più calda (vedi il gravissimo caso di Legionella di fine agosto 2018, nonché l’effetto delle 19 piccole centraline disseminate nell’asta a sud del lago D’Idro con una frequenza di circa una ogni 4 chilometri);
  5. Rischi di grave inquinamento potranno verificarsi considerando che la quasi totalità dei Comuni del Lago di Garda non ha le acque nere separate da quelle bianche, ovvero in caso di forti piogge s’innescherebbe il sistema By-Pass, inevitabile, che scaricherebbe i reflui direttamente nel fiume Chiese, senza alcuna depurazione;
  6. Enorme aumento della spesa pubblica, necessaria per realizzare due mega impianti di depurazione in queste due località lontane dal lago di Garda: i lavori per le condotte forzate e le stazioni di pompaggio genererebbero infatti spese di realizzazione quasi raddoppiate rispetto a quelle necessarie per far confluire i reflui gardesani al già esistente grande depuratore di Peschiera del Garda, verso il quale infatti c’è già una favorevole morfologia territoriale;
  7. Gli enormi costi annui per mantenere tutte le stazioni di pompaggio; costi che andrebbero a ricadere sugli utenti,
  8. Ingiusta e illogica azione della Comunità del Garda, che in tal modo, andando a scaricare la sua depurazione in un altro Bacino, come da essi stessi dichiarato, andrebbero a trasferire contributi pecuniari ai Comuni dove verrebbero realizzati i due mega impianti, sottraendo in tal modo risorse alle proprie comunità, per mezzo delle quali invece potrebbero separare le acque nere da quelle bianche in ogni loro Comune e quindi darebbero una prova di rispetto delle regole dell’ecologia e di quelle delle tecniche di depurazione da considerare all’avanguardia, realizzando impianti più piccoli, distribuiti equamente sul lago, quindi meglio gestibili.
L’area dove è previsto l’impianto di Gavardo.

 

Per questi motivi, la nostra organizzazione unitaria avvierà ogni azione con ogni mezzo per contrastare la realizzazione del progetto.

Per quanto sopra esposto, inviamo a tutti i 206 Sindaci dei Comuni della Provincia di Brescia la presente diffida a non procedere in alcun modo con autorizzazioni che potrebbero essere utilizzate nella prossima Vostra Assemblea dei Sindaci bresciani presso ATO il 20 settembre 2019».

Distintamente. Il Portavoce Gianluca Bordiga

 

[themoneytizer id=”16862-1″]

[themoneytizer id=”16862-16″]

 

I commenti sono chiusi.