L’inganno perfetto al King. La recensione di Camilla Lavazza

LONATO - Martedì 21 gennaio alla multisala King di Lonato inizia la rassegna «Due passi nel d'essai» con il film «L'inganno perfetto». Lo ha visto per noi Camilla Lavazza.

Trama. L’anziano Roy Courtnay organizza complesse truffe finanziarie nel cuore di Londra con l’aiuto del complice Vincent. Parallelamente, tramite un sito di incontri, conosce la ricca vedova Betty, quasi coetanea, che pare la vittima perfetta per uno dei suoi raggiri.

Con pazienza ed abilità riesce a conquistare la fiducia della donna, nonostante i sospetti del nipote che tenta di proteggerla. Ma i segreti del passato sono sempre pronti a riemergere…

 

Critica: Di un film come “L’inganno perfetto” si dovrebbe parlare solo con chi l’ha già visto, per il piacere di confrontarsi sui rimandi continui, le tracce e gli indizi disseminati in una sceneggiatura da manuale, capace di aumentare la tensione dall’inizio alla fine ed interpretata, come una partitura musicale, da due straordinari protagonisti che lavorano di sguardi ed impercettibili espressioni del viso e del corpo, quasi sottopelle, aiutati da una regia attentissima a non sprecare nemmeno un movimento.

È soprattutto attraverso la loro fisicità che i due esprimono il non detto della sceneggiatura dando un senso alle scene: la camminata zoppicante del vecchio Roy che diventa agile falcata nel momento in cui sa di non essere visto, il volto che da sorridente si raggela improvvisamente, svelandone la doppiezza, gli sguardi e la postura sempre elegante e composta di lei, da cui si intuisce un’intelligenza profonda e controllata.

Non si può dire molto della trama, per non guastare il piacere di scoprire gli indizi, di rimanere stupiti dai continui ribaltamenti e di conoscere i personaggi, vero centro della storia.

L’inizio li vede chattare in un sito di incontri, soli, anziani, fanno un po’ tenerezza con le loro piccole bugie (una descrizione poco veritiera nel profilo e un nome falso per fissare il primo appuntamento). Pare l’inizio di una storia come se ne sentono oggigiorno, nata nella solitudine da una parte e dall’avidità di denaro dall’altra.

Entrambi i protagonisti rappresentano la quintessenza di tutto ciò che è british: costumi (trench e cappelli, ombrelli e abitini dai tenui colori pastello) e scenografia (le stazioni e la metro di Londra, i negozi storici o il quartiere residenziale dove vive Betty, girato in un villaggio un po’ anonimo del Surrey) li caratterizzano immediatamente come tali e, molto sottilmente, la scelta degli interpreti, inscindibili dai loro ruoli passati (Helen Mirren, attrice shakespeariana ed indimenticabile Regina Elisabetta in The Queen, e Ian McKellen, che vanta una gloriosa carriera nella Royal Shakespeare Company) conferisce il tocco finale a questa identificazione che si rivelerà poi tutt’altro che scontata.

Come nulla è scontato nella storia e tutto può essere riletto, andando a ritroso dalle rivelazioni finali, perfino le scene apparentemente più banali, che paiono semplici omaggi, come quella in cui i due sono ripresi in un cinema, mentre osservano, con un rimando circolare, i personaggi di “Bastardi senza Gloria” di Tarantino nella famosa scena dell’incendio, innescando poi una discussione sulla correttezza o meno di falsificare la Storia, seppure in una versione cinematografica. Perché Roy è un truffatore, un bugiardo, ma più volte dichiara che ciò che detesta di più è proprio la falsità e nell’affermarlo sembra, paradossalmente, davvero sincero.

Il compito, apparentemente facile ma in verità difficilissimo, di tradurre il titolo originale del film (The good liar) è stato risolto per la versione italiana con “L’inganno perfetto” che riesce a conservarne il vero significato.

Tutto il film è costellato di segnali, indizi ed anche false piste volte a portarci fuori strada ed una sottile inquietudine serpeggia, accompagnata dalle note della colonna sonora, già dal primo apparire dei personaggi in scena, continuando e poi aumentando sempre più di intensità, soprattutto grazie alla straordinaria interpretazione degli attori protagonisti.

Impeccabili la fotografia ed il montaggio e particolarmente efficace la sceneggiatura di Jeffrey Hatcher che la regia è capace di valorizzare al meglio (e qui si vede che Bill Condon, prima di essere un regista, è stato un ottimo sceneggiatore), rendendola un gustoso gioco ad incastri in cui ogni particolare ha sempre una funzione precisa, senza essere mai da sola decisiva per svelare il mistero.

(Camilla Lavazza)

 

Titolo originale: The Good Liar

Regia Bill Condon

Soggetto dal romanzo di Nicholas Searle

Sceneggiatura Jeffrey Hatcher

Personaggi ed interpreti

Betty McLeish: Helen Mirren

Roy Courtnay: Ian McKellen

Steven: Russell Tovey

Vincent: Jim Carter

Bryn: Mark Lewis Jones

Vlad: Jóhannes Haukur Jóhannesson

Fotografia Tobias A. Schliessler

Montaggio Virginia Katz

Musiche Carter Burkwell

Scenografia John Stevenson

Produttore Bill Condon, Greg Yolen

Produttori esecutivi Richard Brener, Andrea Johnston, Aaron L. Gilbert, Jason Cloth, Anjay Nagpal, Jack Morrissey, Nick O’Hagan

Durata 109 min

 

 

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