Depurazione, bollette e procedure di infrazione europea

LAGO DI GARDA - Caso depurazione: il sindaco di Salò, oltre a ribadire l'urgenza dell'opera per tutelare il Garda, affronta il tema delle procedure di infrazione da parte della Comunità Europea. E dei costi che comporteranno in bolletta.

Proponiamo, quale contributo al dibattito sul tema del nuovo progetto di collettamento e depurazione per i Comuni gardesani, una lettera del sindaco di Salò, Giampiero Cipani.

«Gentile direttore, sul tema della depurazione delle acque del lago di Garda e sulla necessità e urgenza di provvedere alla realizzazione di un nuovo sistema di collettamento in sostituzione di quello, ormai vetusto, agonizzante e attualmente in funzione, tra evidenti difficoltà, mediante la condotta sublacuale, ho espresso più volte pubblicamente il mio punto di vista. Non credo sia giusto ripetermi per spiegare le ragioni già ampiamente esposte, illustrate e motivate, che mi fanno ritenere assolutamente infondate e pretestuose le contestazioni mosse da alcuni Amministratori e da vari comitati nei confronti del progetto elaborato dall’Università di Brescia fatto proprio da Acque Bresciane su incarico dell’ATO.

Progetto che, come tutti sanno, prevede la realizzazione di un nuovo impianto «a latere» di quello già in costruzione a Gavardo, oltre all’ampliamento di quello già in funzione a Montichiari, entrambe con deflusso nel fiume Chiese.

Lo schema del progetto di Acque Bresciane per la depurazione del Garda Bresciano, con i depuratori (D) di Gavardo e Montichiari.

 

Desidero, invece, fare chiarezza su un argomento che, spesso, viene richiamato da colleghi Amministratori che, come me, fanno parte dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale), organismo che è preposto ad affrontare e risolvere i problemi della depurazione delle acque e del collettamento dei reflui urbani dei Comuni della Provincia di Brescia. Questo organismo, la cui «governance» è composta dai rappresentanti degli stessi Comuni nominati dalla Provincia, ha, tra l’altro, il compito gravosissimo di rendere conformi ai parametri europei i loro sistemi di depurazione. Dico gravosissimo perché, allo stato attuale, l’ATO (composto dai 205 Comuni della Provincia di Brescia) gestisce 95 di questi Comuni tramite la Società Acque Bresciane deputata a diventare gestore unico dell’intera provincia.

All’interno di questa società vi sono 44 agglomerati (Comuni) che hanno, sotto il profilo della depurazione, deficit strutturali che li rendono non conformi alle disposizioni della direttiva 91/271/CEE e che, per tale motivo, sono oggetto di procedure di infrazione da parte della Comunità Europea. La stima complessiva delle risorse necessarie per portare in conformità entro il 2032 i suddetti 44 agglomerati in procedura di infrazione, era stimata al 2019 pari a circa 550 milioni di euro.

Sono 550 milioni che tutti i Comuni bresciani facenti parte dell’ATO dovranno accollarsi entro il 2032 attraverso il pagamento della «tariffa» da versarsi al gestore Acque Bresciane per garantire il corretto servizio di depurazione per i suoi utenti. Dico «tutti» anche quelli del Garda dovranno giustamente farvi fronte e non importa se 43 di questi «agglomerati» in infrazione non sono «gardesani». Non riporto l’elenco in questione perché presumo che i miei colleghi Amministratori ne siano a conoscenza, ma qualora non fosse così, potranno farselo dare dall’ATO che non potrà non confermare questi dati.

Ebbene, i Comuni gardesani, per risolvere il problema della loro depurazione, senza attendere di essere sottoposti a procedure europee di infrazione e al fine di evitare un disastro ambientale annunciato, si sono coordinati e riuniti da tempo attraverso l’ATS ( Associazione Temporanea di Scopo) Garda Ambiente sotto l’egida della Comunità del Garda su iniziativa del compianto allora presidente On. Avv. Aventino Frau e hanno ottenuto dal relativo Ministero un cofinanziamento di 100 milioni di euro (60 a favore dei Bresciani e 40 a favore dei Veneti) per far fronte al costo complessivo previsto per realizzare questa importante opera pubblica pari a 220 milioni di euro circa.

Conseguentemente il costo per realizzare i nuovi impianti di depurazione del Garda da porsi a carico dei Comuni bresciani e dei Comuni veronesi ammonta circa 120 milioni di euro. Di questi è presumibile che circa il 60% (pari a 72 milioni di euro) sarà a carico dei Bresciani (nella stessa percentuale con la quale è stato erogato il contributo statale di 100 milioni) il restante 40% circa (pari a 48 milioni di euro) verrà posto a carico dei Veronesi. La depurazione del Garda andrà, quindi, ad incidere nella tariffa (da versarsi nei prossimi dieci anni al gestore Acque Bresciane a carico dei Comuni facenti parte dell’ATO) per l’ammontare di 72 milioni di euro.

Ho voluto evidenziare quanto sopra per le seguenti tre ragioni:

a) I Comuni gardesani – insieme a tutti gli altri Comuni dell’ATO – si dovranno giustamente fare carico dei costi necessari per «aggiustare» la depurazione dei Comuni (tranne uno) non gardesani per un ammontare di circa 550 milioni di euro;

b) I Comuni non gardesani – insieme a tutti gli altri Comuni dell’ATO – si dovranno fare carico, a loro volta, altrettanto giustamente dei costi necessari per «aggiustare» la depurazione dei Comuni gardesani per un ammontare presumibilmente di circa 72 milioni di euro;

c) I Comuni gardesani, infine, almeno per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, la salvaguardia delle acque lacustri hanno dimostrato e stanno dimostrando grande sensibilità e attenzione e ciò è certificato dal fatto che l’Europa non ha aperto nei loro confronti per il momento alcuna procedura d’infrazione. Tutto ciò andava precisato per sfatare la tesi di coloro che vanno dicendo che i Gardesani vogliono caricare sugli altri Comuni i costi per salvaguardare il proprio ambiente dopo averlo trascurato e «maltrattato».

Chi lo sostiene sarebbe meglio se guardasse con la giusta preoccupazione – anche alla luce dei recenti fenomeni di inquinamento verificatisi nelle acque del Chiese e causati dal comportamento colposo o doloso di qualcuno – a come tutelare seriamente il proprio territorio.

Concludo ricordando ancora una volta (ma non mi stancherò di farlo anche per il futuro, a prescindere dall’esito finale di questa «deplorevole messinscena» che vede il Garda tirato in ballo sulla base di illogici e beceri atteggiamenti campanilistici) che non si va da nessuna parte se non ci si ispira, tutti quanti, a precisi e responsabili sentimenti di solidarietà soprattutto, e non solo, in campo amministrativo. Anche perché, per chi non l’avesse ancora capito e sempre per restare in clima «acquatico», siamo tutti sulla stessa barca».

Avv. Giampiero Cipani, sindaco di Salò e vice presidente di Ats Garda Ambiente.

Il sindaco di Salò, Giampiero Cipani.

 

 

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