Con l’Ateneo di Salò alla scoperta del Garda nella pittura tra Otto e Novecento

SALO' - Nessun incontro culturale a causa della pandemia, così l'Ateneo di Salò condivide momenti di conoscenza sui suoi profili social. Nel mese di febbraio ogni martedì e venerdì c'è la rubrica "Il lago di Garda nella pittura tra Otto e Novecento".

«L’attuale situazione – spiega l’Ateneo sui suoi profili social – non ci consente ancora di riaprire al pubblico le sale dell’Ateneo e di tenere gli abituali incontri culturali.

Non vogliamo, tuttavia, rinunciare ad organizzare eventi che possono essere seguiti on line, sui diversi social, per continuare a condividere momenti di conoscenza, di riflessione e di interesse.

Dedichiamo il mese di febbraio all’Arte con la rubrica “Il lago di Garda nella pittura tra Otto e Novecento”. Ogni martedì e venerdì Andrea Crescini presenterà un’opera e il suo autore. Per seguire l’iniziativa visitate la pagina Facebook dell’Ateneo.

Il quadro presentato ieri (lo vedete nelle foto sopra) è un’opera di Edoardo Togni (Brescia, 1884 – Vestone (BS), 1962). Dipinto realizzato nel 1927, rappresenta una veduta del lago di Garda con sullo sfondo il Baldo innevato.

«Il pittore – spiega Andrea Crescini – ha realizzato un’opera carica di contrasto tra la riva e il lago in primo piano, connotati da pennellate veloci e da colori freddi e metallici e uno sfondo quasi accennato, reso attraverso l’accostamento di sfumature diverse di bianco dal sapore quasi onirico….  Qui l’elemento acqua è trattato quasi da nemico da contrastare, assai lontano dalla pace che solo le cime innevate del Baldo sullo sfondo riescono ad ispirare all’animo dell’artista».

ateneo salò
Antichi volumi conservati nella biblioteca dell’Ateneo di Salò.

 

L’Ateneo di Salò

L’Ateneo di Salò è la più antica istituzione culturale salodiana, fondata nel 1564 sotto il nome di «Accademia degli Unanimi». Ha sede nel Palazzo della Cultura, in via Leonesio. La Biblioteca dell’Ateneo può vantare una eccezionale collezione libraria. Nei suoi archivi, autentica miniera culturale, si conservano oltre 25mila volumi, manoscritti del ‘200, codici, incunaboli, 1504 cinquecentine, edizioni stampate all’inizio del ‘500 dallo stampatore Paganino Paganini a Messaga (Toscolano), documenti della Magnifica Patria.

L’Accademia degli Unanimi nasce nell’epoca aurea della Riviera bresciana del Garda, la Magnifica Patria, che il 13 maggio 1426 si affidò “spontaneamente e lietamente” alla Serenissima Repubblica di Venezia.

L’ampia autonomia di cui godeva la Riviera favorì traffici e prosperità. Salò è la capitale colta e vivace. Sul lago fioriva la civiltà rinascimentale nelle arti, nelle lettere, nella scienza, nella musica (è il secolo di Gasparo da Salò). La data della prima costituzione storica in Salò dell’Accademia degli Unanimi viene fatta risalire al 20 maggio 1564. La fondazione del cenacolo è attribuita al letterato salodiano Giuseppe Meio (o Milio), detto Voltolina, e ad altri 18 giovani.

Fu un vero e proprio cenacolo di studi superiori, un collegio intellettuale di amanti dello studio, non imposto dall’esterno ma sorto per spontanea volontà dei fondatori, non aperto a chiunque (le domande di ammissione dovevano ottenere l’unanimità dei suffragi), con una sede accademica e una biblioteca in continuo aumento (ogni socio era tenuto ad incrementarla), primo nucleo della biblioteca dell’attuale Ateneo. Nelle adunanze vigevano norme di buona creanza e non era lecito bestemmiare, né spergiurare, né introdurre dadi e carte da gioco, né turbare l’armonia dei congregati, pena l’espulsione.

Durante la pestilenza del 1630, dopo le violenze in Riviera dei Lanzichenecchi, l’antico archivio degli Unanimi andò in gran parte perduto.

Seguirono anni di sonnolenza. Gli unanimi, a dispetto del nome, si dimostrarono litigiosi, furono accusati di un chiuso e saccente rigore intellettuale. Nel 1761 nacque a Salò l’Accademia dei Discordi, in evidente polemica nel nome ed anche nell’ordinamento con gli Unanimi. Un anno dopo venne trasformata in Accademia dei pescatori benacensi, e quindi assorbita dagli Unanimi.

Il carattere frivolo della società salodiana del ‘700 si manifesta negli argomenti delle disquisizioni dell’Accademia: «Se fosse maggior piacere e sicurezza per un amante di dar prova del suo amore a poco a poco o il manifestarlo ad un tratto»; «Se ne’ beni terreni riesca più sensibile il piacer dell’acquisto o il dolor della perdita»; «Se è più espediente prendere in moglie donna straniera che della propria patria».

Nel 1786 l’Accademia degli Unanimi si trasformò in Accademia unanime agraria, su sollecitazione del senato veneto che incoraggiava la costituzione di accademie che si occupassero con assiduo impegno, «sui modi di trarre dalla terra maggior frutto rispettivamente alla diversa natura del suolo». La tradizione vuole che la fama di cui ancor oggi godono i vigneti della Valtenesi sia nata dagli studi degli accademici salodiani.

Nel 1797, con la caduta della Serenissima e la venuta dei francesi, l’attività della Unanime conobbe un periodo di arresto. Poi, nel 1811, in ottemperanza ad un decreto napoleonico, l’Accademia fu costretta a cambiare il suo secolare nome e assunse quello che porta ancora oggi, Ateneo. Il nuovo statuto, che pur sempre corrispondeva alle precedenti finalità, assegnava all’Ateneo lo «scopo di promuovere la coltura in ogni ramo di scienza, di belle arti e di letteratura, e soprattutto di studi agronomi».

Dopo la formazione del regno d’Italia e fino alla prima guerra mondiale, la vita accademia risulta piuttosto debole, ma, fortunatamente, in quegli anni venne riordinata l’antica biblioteca degli unanimi che era andata arricchendosi nel corso dei secoli.

Quasi una rinascita dell’Ateneo si riscontra intorno al 1930, quando vi confluirono le attività di studio di salodiani e di forestieri abitanti sul lago, i cui scritti apparvero in una pubblicazione accademica annuale, le «Memorie dell’Ateneo di Salò», tuttora viva.

Nomi di larga risonanza hanno contribuito a mantenere accesa la tradizione delle Memorie: d’Annunzio e l’architetto Giancarlo Maroni, Ugo da Como, gli accademici d’Italia Angelo Zanelli scultore e Emilio Bianchi scienziato e astronomo, il pittore Angelo Landi, l’agronomo Arturo Marescalchi, il radiologo Pier Luigi Valdini, i concertisti e musicologi marco Enrico Bossi e Giacomo Benvenuti.

Oggi l’Ateneo è presieduto dalla prof.ssa Elena Ledda.

 

I commenti sono chiusi.