La magia dei falò nei vigneti contro le gelate

LAGO DI GARDA - Da Montalcino alla Borgogna, fino alle vigne gardesane. Con i fuochi nella notte i vigneti diventano magici. La disperata lotta degli agricoltori per salvare il raccolto dalle gelate di aprile.

Tra i filari di Marzemino e  Chardonnay si alza il profumo di legna bruciata. Il buio della notte è squarciato dal chiarore dei falò che ardono lungo i filari. L’atmosfera è magica. Sembra una grande festa notturna, un rito ancestrale, una cerimonia magica di mille anni fa.

Ma c’è poco da festeggiare. Questa pratica, per gli agricoltori, è il disperato tentativo di evitare una tragedia.  I falò servono per difendere i germogli dalle gelate notturne, per non farli morire, per non perdere il raccolto.

In Francia e in Trentino Alto-Adige si tratta di una tecnica antica, consolidata nel tempo. Sul Garda, invece, non è utilizzata così di frequente, ma le gelate notturne dei giorni scorsi hanno indotto alcuni viticoltori ad accendere falò per tentare di salvare il salvabile. Come ha fatto Attilio Pasini, viticoltore della Valtenesi, enologo e titolare della cantina La Torre di Mocasina, a Calvagese della Riviera (le foto di questo servizio si riferiscono alle sue vigne).

 

Il clima sta cambiando? Intervistato da Bresciaoggi, Attilio Pasini ha raccontato che «di gelate in aprile una volta ce n’era una ogni 30 anni: adesso ne abbiamo avute tre in cinque anni».

Quest’anno la gelata è arrivata nelle notti di martedì e mercoledì scorsi. Le temperature sono scese fino a 1,5 gradi sottozero nelle zone collinari. Si sono invece salvate le aree più vicine al lago, che funziona come un grande regolatore termico (la grande massa d’acqua durante l’inverno rilascia il calore accumulato durante l’estate).

«Potremmo aver perso tra il 25 e il 30% della produzione – ha dichiarato Pasini – con danni pesantissimi a Marzemino e Chardonnay, che erano più avanti nella fase vegetativa. Con il freddo si gelano i germogli: si lessano, anneriscono e cadono. La pianta produrrà poi un secondo germoglio, in gergo il controcchio: ma difficilmente sarà fertile, quindi niente uva».

Il fumo dei fuochi che stanno per spegnersi, all’alba, si alza tra le vigne de La Torre.

 

 

L’Azienda agricola “La Torre” è stata creata nel lontano 1925 da Lucia Massolini assieme al marito Attilio Pasini, nonni dell’attuale titolare ed enologo Attilio Pasini, sfruttando gli spazi ed i terreni di un antico cascinale del 1500 costruito sulle colline moreniche di Mocasina, frazione di Calvagese della Riviera, patria del vitigno autoctono Groppello di Mocasina.

Il nome deriva dalla via Torre, sede della cantina, e a sua volta è dovuto al fatto che, durante il Medioevo, lì sorgeva un imponente torrione per sorvegliare la sottostante valle del fiume Chiese.

È una cantina a conduzione familiare che, ormai da ben 94 anni, si dedica alla produzione di vini che esprimono al meglio le potenzialità del terroir Gardesano. L’azienda dispone anche di un piccolo uliveto dal quale si ottiene un olio del Garda di qualità.

Per lo shop online della cantina La Torre clicca qui: www.pasinilatorre.it/i-nostri-vini

 

Attilio Pasini, vendemmia 2020.

 

 

 

I commenti sono chiusi.