La lettera: «Quale turismo per Toscolano Maderno?»

TOSCOLANO MADERNO - Riceviamo e pubblichiamo questa lettera al direttore. Si parla di Toscolano Maderno, turismo, gestione del bene comune, situazione amministrativa.

Scrive il lettore: «Assistiamo da parecchi mesi a un vuoto chiacchiericcio sulla cosiddetta “vocazione turistica del paese”, alimentato, spesso, dalle voci di protagonisti che, anche in buona fede, rivelano le proprie scarse competenze in materia di turismo. Prevalentemente si limitano a scrivere lettere al direttore di GardaPost, criticando le manovre poco trasparenti in materia urbanistica da parte di un’amministrazione nata dalla condanna delle storture del passato: ribadiscono che Toscolano Maderno “dovrebbe fare del turismo la propria punta di diamante”. Oppure parlano, vagamente, della “grande la confusione”, causata dalla mancanza di astratte “analisi di marketing professionali” finalizzate a sviluppare il turismo e le attività del commercio e dell’artigianato.

In quest’arena affollata si levano altresì le opinioni di redivivi “politici di destra” che si affidano ai manifesti per attaccare direttamente la stessa opposizione di destra, oltre a elaborare critiche personali e strumentali al primo cittadino, nel peggior senso si possa immaginare. Ripropongono il suicidio elettorale, mascherate da pseudo associazioni pilotate, già andato in onda nella passata tornata elettorale. Maschere e mascherate “inutili” da parte di chi svende la propria dignità perché non ha niente da dire sul futuro di Toscolano Maderno.

Mi rendo conto che usare il termine “destra” sia poco attuale, forse troppo “ideologico” e inadeguato alla politica contemporanea. Soprattutto nelle realtà locali. In effetti da più parti si sente dire che partiti, partitini e movimenti, navigano nello stesso brodo: “sono tutti uguali” è la definizione più semplice e casereccia che si sente nei commenti delle persone comuni fuori dal palazzo. Quante volte abbiamo ripetuto “è la solita minestra”, pregiudizio di cui tutti noi, semplici cittadini, ci siamo serviti?

Ieri gli uomini d’affari scambiavano qualche pezzo di parco in cambio della possibilità di costruire appartamenti: e i nostri politici ci rassicuravano dall’ottimo affare per la comunità. Oggi gli uomini d’affari in cambio di un significativo ampliamento delle loro volumetrie “cedono” ad uso pubblico un teatro-auditorium, una sala dalla capienza di ben 300 posti: e l’assessore assicura sia un grande beneficio per la comunità (se aggiunti alla sala auditorium della biblioteca, delle scuole e del museo della carta, porteranno in breve Toscolano Maderno ad avere una capienza di “fuoco” di un migliaio di posti).

Ieri, ogni tanto si cambiavano i lampioni in piazza Maderno. Oggi pure. Ieri progetti urbanisti di un certo impatto venivano presentati al pubblico a giochi fatti. Oggi pure. Ieri si aprivano le porte della concorrenza dei supermercati al piccolo commercio. Oggi pure (anzi, le categorie commerciali dei “super” si sono trasformati nei nuovi alieni della ristorazione: pizzerie, bar tavole calde, tanto per aiutare chi lavora nel turismo). Ieri le opposizioni proponevano il famoso “salto in avanti”, ricco di retorica e nullo nei contenuti. Oggi pure. Ieri i tecnici che vedevano le storture nella gestione urbanistica del comune si astenevano dal denunciarle perché “dovevano lavorare”. Oggi pure.

Ho il sospetto siano queste continuità con il passato, prive di competenza politica, e la paura di esporsi alle rancorose vendette del tecnico o del politico di turno, a consegnarci al fallimento. La visione arrogante del potere e la concezione fondamentalmente antidemocratica del bene comune sembra siano condivise dalla cultura dei nostri amministratori, passati e presenti. Se a tutto ciò aggiungiamo una grande mancanza di vitalità e innovazione nella visione del futuro ecco che la “solita minestra”, anzi “il minestrone” unificano, piaccia o meno, maggioranza e opposizione, Da qui trae altresì linfa vitale la retorica (quindi la certezza non verificata) sulla “vocazione turistica del paese”: su questo tema tutti i nostri politici e intellettuali parlano la stessa lingua e lo stesso alfabeto. Viene dunque da chiedere loro se si siano mai posti delle imprescindibili domande: di quale turismo stanno parlando? Su che solide basi scientifiche può appoggiarsi un intervento istituzionale?

Queste modeste considerazioni non hanno lo scopo di raggiungere gli attori politici del paese. So perfettamente che la presunzione di chi pensa di essere nel giusto non accetta critiche o suggerimenti per cambiare rotta. So anche come sia inutile invitare l’opposizione a superare lo sterile richiamo all’ unità per proporre qualcosa di sensato. Queste brevi riflessioni sono invece rivolte ai residenti, e, in generale, alla società civile che soccombe da anni alle favole e agli sprechi di risorse, narcotizzati da una retorica illusoria che viene continuamente riproposta in nome del “turismo”».

Lettera firmata

 

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