Siccità, l’apocalisse climatica nel nuovo film di Virzì al Multisala King

LONATO - Fino a mercoledì 12 ottobre al Multisala King è in programmazione «Siccità», il nuovo film di Paolo Virzì, ambientato in una Roma distopica e oppressa dall'emergenza idrica.

Trama

A Roma non piove da tre anni e gli abitanti sono allo stremo. Le autobotti di acqua che arrivano dal Nord non sono sufficienti per dissetare la popolazione ed una letale malattia del sonno, diffusa dagli insetti che proliferano nella calura, miete vittime tra la popolazione.

Diverse storie si intrecciano, come una ragnatela, partendo da lontano e da una folla di personaggi le cui vite trovano, man mano, un punto di contatto: il bodyguard Valerio e l’infermiera Giulia, la dott.ssa Sara, sposata con l’avvocato Luca, la loro figlia musicista Martina, e poi Loris (e i suoi fantasmi), che è ex marito di Sara e gira la città con il suo taxi sudicio, un ergastolano, un professore veneto, una star, un rifugiato, un attore fallito diventato influencer e la sua compagna Mila, finita a fare la commessa al supermercato, il loro figlio Sebastiano e i suoi amici di periferia, un barbone e una famiglia di ricchissimi imprenditori alberghieri.

Critica

Sulla geniale locandina di “Siccità” campeggia una figurina riversa in un’acqua limpidissima, dai colori di mare tropicale, in cui si riflette, al contrario, lo skyline di Roma.

L’immagine ci dice molte cose: citazione cinefila a “Sunset Boulevard” di Billy Wilder, con il cadavere che galleggia in piscina, noir e melodramma, riflessione sulla differenza tra limpidezza ed opacità, sincerità e menzogna, richiamo alla trama del film in cui si immagina che la città di Roma, inspiegabilmente, venga colpita da una siccità tale da far seccare perfino il Tevere e far emergere, oltre ad un reperto archeologico, e quindi la bellezza, le tonnellate di spazzatura depositate nel letto del fiume.

Ma la siccità di cui ci parla il film di Virzì non è solo realistica (eccezionale il lavoro di effetti speciali con il Tevere prosciugato) ma soprattutto metaforica, una siccità dell’anima che ci ha disseccato i cuori e la capacità di provare empatia e pietà per gli altri, e da cui, nella visione quanto mai pessimistica del regista, non si salva (quasi) nessuno. Forse solo Martina, la ragazza dai capelli verdi (come l’acqua?), animo gentile, non a caso musicista.

Perché anche la rabbia dei giovani non può che essere incanalata (altro termine acqueo) nell’alveo dell’arte, altrimenti diventa furia cieca e distruttiva, desiderio di sfogarsi sul primo che capita, come invece accade al giovane Sebastiano che viene travolto, sempre nelle prime scene, dall’auto guidata dalla Dott.ssa Sara (autocitazione da Il capitale umano ed omaggio ai romanzi di Carver ed ai film di Altman, modelli imprescindibili per storie corali come questa).

Nata subito dopo il primo lockdown, nel pieno della pandemia che ha sconvolto le nostre vite, la sceneggiatura di “Siccità” risulta a tratti davvero angosciante, una visione fortemente negativa della società che, dimenticato il motto “andrà tutto bene” (tradotto in #romacelafarà, campeggiante sugli striscioni mostrati al concerto all’inizio del film) si mostra in tutta la sua aridità d’animo, trasversale ai vari strati della società, accomunati dalla schiavitù dell’apparenza e dell’onnipresente smartphone.

La trama mette molta carne al fuoco ma riesce a mantenere le fila dei vari racconti senza perdersi, centrando alcuni comportamenti universali ed arrivando, in contemporanea con altri autori, alle stesse conclusioni (pensiamo al personaggio del professore invitato in TV che cede alle lusinghe del lusso e dell’autoironica Monica Bellucci, richiamando il Di Caprio di Don’t look Up, concepito nello stesso periodo ed uscito meno di un anno fa) come spesso accade agli artisti che sono capaci, come in questo caso, di preconizzare argomenti di scottante attualità.

Centratissimo il casting, da Valerio Mastrandrea, su cui il personaggio del taxista è praticamente modellato, a Silvio Orlando, spaesato ergastolano fuggito da Rebibbia suo malgrado, a Diego Ribon (il professore, la cui evoluzione passa anche attraverso l’acconciatura dei capelli) a Emanuela Fanelli nei panni di una dei proprietari del resort di lusso dove l’acqua continua a riempire piscine e fontane, mentre all’esterno ribolle la protesta di chi non ha più di che lavarsi o dissetarsi, a Gabriel Montesi, che accentua la sua fisicità da borgataro ingrugnato per rappresentare la violenza istintiva ed amorale di una personalità immatura e fragile (tocco di classe: la balbuzie appena accennata) i cui atti, iniziale e finale, legano la trama in un cerchio perfetto.

In alcuni momenti, grazie all’ottimo lavoro del reparto costumi e trucco, pare quasi di sentire la puzza che emana dai corpi perennemente unti e sudati di alcuni personaggi (Loris il taxista con la barba sfatta e i capelli lunghi raccolti dietro la nuca, il barbone di Max Tortora coperto da strati di vestiti sotto lo spolverino macchiato, la folla che attende la distribuzione dell’acqua) mentre la luce di Luca Bigazzi inonda di un giallo desertico, canicolare, le immagini della città che si sfalda per il caldo sotto un cielo che non è mai azzurro, passando per tutte le sfumature del colore del sole.

Solo nella musica si può rintracciare un segno di speranza, come nei momenti in cui prorompe la canzone di Mina “Mi sei scoppiato dentro il cuore”, con quel “mi sento viva”, una goccia di umanità ancora palpitante in un panorama che altrimenti sarebbe totalmente e irrimediabilmente disumanizzato. (Camilla Lavazza)

https://www.multisalaking.it/

 

Siccità

REGIA PAOLO VIRZÌ
SOGGETTO PAOLO GIORDANO E PAOLO VIRZÌ
SCENEGGIATURA FRANCESCA ARCHIBUGI, PAOLO GIORDANO, FRANCESCO PICCOLO E PAOLO VIRZÌ

Personaggi ed interpreti

ANTONIO SILVIO ORLANDO
LORIS VALERIO MASTANDREA
MILA ELENA LIETTI
ALFREDO TOMMASO RAGNO
SARA CLAUDIA PANDOLFI
LUCA VINICIO MARCHIONI
VALENTINA MONICA BELLUCCI
IL PROFESSOR DEL VECCHIO DIEGO RIBON
JACOLUCCI MAX TORTORA
RAFFAELLA EMANUELA FANELLI
VALERIO GABRIEL MONTESI
GIULIA SARA SERRAIOCCO
MARTINA EMMA FASANO
SEBASTIANO EMANUELE MARIA DI STEFANO
SEMBENE MALICH CISSÈ
LA MADRE DI LORIS PAOLA TIZIANA CRUCIANI
IL PADRE DI LORIS GIANNI DI GREGORIO
IL PRESIDENTE ANDREA RENZI
FILIPPO GIOVANNI FRANZONI
LINO FEDERICO D’OVIDIO
IL DIRETTORE D’ORCHESTRA FEDERICO MARIA SARDELLI
FOTOGRAFIA LUCA BIGAZZI
MONTAGGIO JACOPO QUADRI
AIUTO REGIA E CASTING ELISABETTA BONI
MUSICHE FRANCO PIERSANTI
SCENOGRAFIA DIMITRI CAPUANI
COSTUMI OTTAVIA VIRZÌ
SUONO IN PRESA DIRETTA ALESSANDRO BIANCHI
MONTAGGIO DEL SUONO DANIELA BASSANI
ORGANIZZATORE GENERALE ROCCO MESSERE
PRODUTTORE ESECUTIVO OLIVIA SLEITER
PRODOTTO DA MARIO GIANANI E LORENZO GANGAROSSA

UN FILM PRODOTTO DA WILDSIDE, SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE,
CON VISION DISTRIBUTION CON SKY
DISTRIBUTORE INTERNAZIONALE VISION DISTRIBUTION

Durata 124 min

 

 

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